La riforma protestante ebbe inizio, secondo la tradizione, il 31 ottobre 1517. Quel giorno il monaco agostiniano tedesco Martin Lutero affisse alla porta della cattedrale di Wittenberg, in Sassonia, le 95 tesi. In esse, egli denunciava la ricchezza della Chiesa cattolica, la sua scarsa religiosità e la pratica della vendita delle indulgenze. Con l’indulgenza il fedele otteneva, in cambio di denaro, la riduzione delle pene da scontare per i suoi peccati in Purgatorio.

La riforma protestante di Martin Lutero o riforma luterana si basava principalmente su tre principi:

  • il libero esame → Tutti i fedeli devono poter interpretare da soli la Bibbia liberamente, senza gli insegnamenti o le indicazioni della Chiesa;
  • la salvezza dipende solo dalla fede → Secondo la Chiesa cattolica, la salvezza dell’anima dipende dalla fede e dalle azioni buone compiute in vita. Per Lutero invece solo la fede consente all’uomo di salvarsi;
  • il sacerdozio universale → Tra l’uomo e Dio c’è un contatto diretto, non occorre la figura del sacerdote come intermediario tra i due. Lutero elimina quindi la figura del sacerdote e la sostituisce con quella del pastore, che si limita a essere colui che organizza i riti religiosi e la vita della comunità.

Oltre a ciò, Lutero:

  • riconobbe validità solo a due sacramenti: battesimo ed eucarestia;
  • ammise il matrimonio per i pastori;
  • negò l’infallibilità del papa (cioè anche il papa può sbagliare).

Nel 1520 papa Leone X (10°) ordinò a Lutero di ritirare le sue affermazioni, in caso contrario lo avrebbe scomunicato. Il monaco non indietreggiò. Nel 1521 l’imperatore tedesco Carlo V, che sosteneva il papa, dichiarò “fuorilegge” Lutero. Questi ottenne però la protezione del principe Federico III di Sassonia. Si rifugiò quindi in un castello del principe dove tradusse la Bibbia dal latino in tedesco: in questo modo anche il popolo avrebbe potuto leggere le Sacre Scritture.Nel 1529, in una Dieta (assemblea) a Spira, alcuni principi tedeschi “protestarono” contro l’imperatore che esigeva la condanna del luteranesimo. Da quel momento i seguaci di Lutero si chiamarono protestanti.

La tensione tra l’imperatore e i principi tedeschi, che si ritennero sciolti dal vincolo di fedeltà che li legava all’imperatore, sfociò in una guerra che durò 25 anni.Alla fine, con la pace di Augusta (1555), si trovò un accordo tra cattolici e protestanti: si riconobbe il luteranesimo e si stabilì che i principi erano liberi di scegliere fra la religione cattolica e quella protestante e i loro sudditi avrebbero dovuto seguire la religione del proprio principe (cuius regio eius religio). Le idee della Riforma si diffusero ben presto anche in Europa. Gli sviluppi più importanti si ebbero in Svizzera e in Inghilterra.

In Svizzera le idee di Lutero vennero portate avanti prima da Ulrich Zwingli, poi da Giovanni Calvino. Qualche anno più tardi anche la Chiesa inglese si separò da Roma per opera del re Enrico VIII che voleva sposare Anna Bolena e non accettò il rifiuto del papa a dichiarare nullo il suo matrimonio con Caterina d’Aragona. Nacque così la Chiesa Anglicana. La Chiesa d’Inghilterra continuò a riconoscere la dottrina cattolica, ma rifiutò l’autorità del papa.

La Controriforma cattolica

Per Controriforma o Riforma cattolica s’intende la reazione che la Chiesa cattolica oppose alla Riforma protestante iniziata nel 1517 con le 95 Tesi di Martin Lutero. L’età della Controriforma durò sino alla seconda metà del Seicento. 

Punto di partenza della Controriforma o Riforma cattolica fu il Concilio di Trento (1545-1563) indetto da Paolo III (per un approfondimento leggi Il Concilio di Trento, la reazione cattolica). 

Queste le conclusioni del Concilio di Trento:

  • si ribadì, contro le posizioni dei luterani e dei calvinisti, il ruolo del papa e confermata l’autorità della Chiesa nell’interpretazione delle Sacre Scritture;
  • fu sancita l’importanza delle opere e non solo della grazia divina ai fini della salvezza dell’anima;
  • si riaffermò: il celibato dei preti; l’obbligo di residenza dei vescovi nella loro sede (infatti i vescovi avevano preso l’abitudine di disinteressarsi delle loro diocesi e di considerare la loro carica solo come strumento di potere individuale); il divieto di cumulo dei benefici ecclesiastici.

La riorganizzazione della Chiesa investì anche la formazione del clero. Nacque, infatti, l’istituzione dei seminari e si stabilì il corso di studi da tenervisi, obbligatorio per quanti intendevano intraprendere il sacerdozio.

Scomparvero le scuole pubbliche e laiche nate nell’età comunale, sostituite da scuole parrocchiali per l’istruzione elementare e da istituti ecclesiastici, come i collegi dei Gesuiti, che trovarono il loro massimo interprete in Ignazio di Loyola, fondatore de La Compagnia di Gesù. Il controllo sulla cultura venne istituzionalizzato attraverso la pubblicazione dell’Indice dei libri proibiti (1558), un elenco di libri considerati peccaminosi e perciò proibiti al pubblico.

La censura poteva riguardare l’intero testo o parte di esso.Tutti i libri che provenivano dal mondo luterano o calvinista o anglicano furono comunque proibiti, qualunque fosse il loro argomento. Un severo controllo venne esercitato anche sulla produzione letteraria, filosofica e scientifica. L’aristotelismo e il tomismo (cioè il pensiero di san Tommaso) divennero la dottrina ufficiale della Chiesa. I pensatori che si allontanavano da essa erano perseguitati. Questa serie di provvedimenti finì per isolare la cultura italiana. 

Ne scaturì un’atmosfera di autoritarismo e di fanatismo che contrastava radicalmente con l’esaltazione della ragione e lo spirito di tolleranza propri del Rinascimento. Il legame tra religione e autorità si fece strettissimo. In particolare gli Stati cattolici italiani dovettero accettare il Tribunale dell’Inquisizione.Compito dell’Inquisizione fu proprio quello di combattere ed estirpare ogni idea e opinione ritenuta non conforme alla verità cattolica. Galileo Galilei (1564-1642) e Giordano Bruno (1548-1600) furono tra le personalità maggiori del tempo, a essere perseguitate dall’Inquisizione.

Durante la Controriforma si affermò un nuovo modo di vivere la religiosità, caratterizzato dal senso del peccato e della fragilità dell’uomo. L’ideale rinascimentale di equilibrio e armonia era tramontato. In questa atmosfera inquieta e tormentata si colloca Torquato Tasso, l’ultimo grande poeta del Cinquecento. Il clima della Controriforma ebbe un immediato riflesso anche sull’arte e la musica che tornarono a temi religiosi.

Bibliografia riforma protestante

Bibliografia controriforma cattolica