Don Tonino Bello

Antonio Bello, poi conosciuto come Tonino Bello, nasce ad Alessano il 18 marzo del 1935. È figlio di un carabiniere e di una casalinga ed è stato testimone proprio della morte del padre e dei suoi fratelli acquisiti. 

Decide di intraprendere la via ecclesiastica, studia presso i seminari di Ugento e Molfetta, poi l’8 dicembre del 1957 viene ordinato presbitero e assegnato alla  diocesi di Ugento Santa Maria di Leuca. Da qui, mentre prosegue i suoi studi, inizia il suo cammino con i giovani: gli viene affidata infatti la formazione dei seminaristi diocesani di Ugento.

Nel 1979 diventa parroco della Chiesa Matrice di Tricase, dove si fa apprezzare per le sue opere nei confronti dei poveri.Nel 1982 viene nominato vescovo della diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e poi, a qualche mese di distanza, di Ruvo.Terziario francescano, don Tonino Bello aveva particolari attenzioni verso i più bisognosi: a lui si deve la fondazione di diversi gruppi della Caritas e centri per il sostegno alle persone tossicodipendenti.

Operato di tumore allo stomaco, don Tonino Bello morì a Molfetta il 20 aprile del 1993.

L’ultima iniziativa di rilievo che lo vede ispiratore e partecipe, sebbene seriamente ammalato, è la marcia nonviolenta verso Sarajevo partita da Ancona il 7 dicembre 1992 che vede raccolte circa 500 persone di diversa nazionalità, credenti e non. Nel discorso pronunciato nel cinema di Sarajevo, parla di resistenza attiva, difesa popolare nonviolenta e di un ONU rovesciata, quella dei popoli, della base; ne parla come di germi destinati un giorno a fiorire. Anche senza di noi, afferma con umiltà".

Don Tonino Bello è uno di quei tanti "don" che spesso e volentieri vengono ricordati quando si parla di pace e nonviolenza; come molti altri, è anche riconosciuto come un sacerdote alternativo, "scomodo". Eppure colpisce di questo testimone il fatto che è stato vescovo, insomma uno in cima alle gerarchie.

Lo troviamo così insieme agli operai delle Acciaierie di Giovinazzo in lotta per il lavoro, con i pacifisti nella marcia a Comiso contro l’installazione dei missili, con gli sfrattati che ospiterà in episcopio. Né mancheranno iniziative più solide come la Casa della Pace, la comunità per tossicodipendenti Apulia, la Sacra Famiglia, un centro di accoglienza per terzomondiali dove volle anche una piccola moschea per i musulmani.

Il crescente impegno sociale di don Tonino Bello coincide con i contrasti con alcuni uomini politici e parte dello stesso clero. Fanno discutere la sua adesione alla battaglia contro l’istallazione di aerei militari americani a Crotone e Gioia del Colle, alla campagna di obiezione alle spese militari e all’opposizione alla guerra del golfo.

L’ultima iniziativa di rilievo che lo vede ispiratore e partecipe, sebbene seriamente ammalato, è la marcia nonviolenta verso Sarajevo partita da Ancona il 7 dicembre 1992 che vede raccolte circa 500 persone di diversa nazionalità, credenti e non. Nel discorso pronunciato nel cinema di Sarajevo, parla di resistenza attiva, difesa popolare nonviolenta e di un ONU rovesciata, quella dei popoli, della base; ne parla come di germi destinati un giorno a fiorire. Anche senza di noi, afferma con umiltà"

L’ispirazione fondamentale di Don Tonino Bello è quella cristiana, autenticamente evangelica: accanto alla cura dei poveri e degli ultimi, egli presta una profonda considerazione verso ogni concreta e differente esperienza umana.

Simbolo caratteristico di tale concezione delle cose e dell’uomo è la Trinità, figura di un Dio che si fa differenza, comunione e offerta: "la realtà delle tre Persone uguali e distinte che formano un solo Dio, deve essere l’archetipo morale della comunione umana. Questo vuol dire che tutti i viventi della terra, destinati a formare in Cristo un solo uomo, vanno riconosciute la dignità di persona, la radicalità dell’uguaglianza, l’originalità della destinazione."