Boezio

Anicio Manlio Torquato Severino Boezio nacque a Roma verso il 480, da un'antica gens dell'alta aristocrazia romana. Educato a Roma secondo il modello retorico-filosofico della classicità, completò gli studi ad Atene e ricoprì importanti cariche alla corte del re ostrogoto Teodorico; console nel 510 e maestro di palazzo nel 523, fu l'ispiratore di una politica di sintesi fra romanesimo e germanismo. 

Accusato di tradimento, venne imprigionato a Pavia nel 525 e messo a morte nell'anno seguente. Convinto della fondamentale concordanza del pensiero di Platone e di quello di Aristotele, si propose di tradurre in latino tutte le opere di Aristotele, ma di questo progetto poté ultimare solo la traduzione dell'Organon aristotelico; redasse poi diversi Commentari alle opere logiche di Aristotele e all'Isagoge di Porfirio; compose pure trattati di aritmetica (De institutione arithmetica), di musica (De institutione musica) e di teologia (cinque Opuscula theologica). 

La più celebre opera boeziana, scritta durante la prigionia, è il De consolatione philosophiae, redatta in cinque libri, in prosa e versi. L'influsso di Boezio sulla filosofia medievale fu decisivo: egli crea per primo un vocabolario filosofico latino, trasmette al medioevo la questione degli universali, fornisce un metodo di ricerca con le sue analisi sulla logica e la dialettica; con le sue traduzioni e i suoi commenti Boezio è la fonte principale, fino al sec. XII, per la conoscenza di Platone e Aristotele.