Il contesto storico

Le prime laureate del mondo, tra la fine del XVII e il XVIII secolo, sono quattro italiane: una a Padova, due a Bologna, una a Pavia. La quinta è una spagnola, Maria Isidra Quintina Guzman y la Cerda, laureata in lettere nel 1785 a Madrid. Precisiamo: queste quattro sono le donne delle quali è giunto fino a noi il certificato di laurea, poiché in realtà vi sono rivendicazioni anteriori.

Trotula de Ruggiero, innanzi tutto, esponente più illustre delle donne appartenenti alla scuola di medicina salernitana, vissuta attorno al 1100, insegnante di medicina e autrice di quello che viene considerato il primo trattato di ostetricia e ginecologia. Se sappiamo per certo che Trotula è stata una delle prime donne medico che la storia ricordi, non ci è dato conoscere nulla riguardo la sua laurea.1 Lo stesso si potrebbe dire per la bolognese Battisia Gozzadini, che si dovrebbe essere laureata in giurisprudenza nel giugno 1236, ma gli archivi dell'Alma Mater non conservano tracce della sua laurea.

Nei secoli del Medioevo e dell’età moderna le donne erano generalmente estromesse dall'istruzione e relegate in casa con il compito di generare figli maschi al fine di perpetuare le famiglie. Preposte dalla società a questo ruolo, non venivano istruite, spesso non sapevano nemmeno leggere e scrivere anche se appartenevano a casate illustri. Facevano eccezione le città mercantili, come Genova o Venezia, dove le donne dovevano condurre la casa e gli affari nei lunghi periodi di assenza dei mariti mercanti. In ogni caso, come vedremo più avanti, a essere determinante nell'istruzione delle figlie era spesso il ruolo del padre.

Elena Lucrezia Corner Piscopia (1646-1684)

La nobildonna veneziana si laurea in filosofia a Padova il 25 giugno 1678. È la prima laureata del mondo, o almeno la prima di cui la laurea sia documentata. È figlia di un ricchissimo e potente patrizio veneziano, Giovanni Battista Corner, che si era sposato con una popolana e di conseguenza la sua prole maschile aveva perso il diritto di accedere alla nobiltà.

Corner versa una somma di denaro molto alta perché i due figli maschi entrino nel Maggior consiglio della città, e quindi diventino patrizi, mentre decide che la figlia si debba laureare per ridare alla famiglia la gloria perduta a causa del suo matrimonio fuori dagli schemi. Elena è una ragazza schiva e molto religiosa, tanto da diventare oblata benedettina (cioè seguiva le prescrizioni della Regola, pur continuando a vivere in casa), animata da sincero amore per la conoscenza: coltissima, parla otto lingue (tra le quali ebraico e greco antico) ed è in grado di conversare di matematica e filosofia in ognuna di queste. Non è invece interessata al titolo di studio e sono solo le insistenze paterne a convincerla ad accettare di laurearsi.

Dapprima avrebbe dovuto prendere l'alloro2 in teologia, ma il vescovo di Padova, il cardinale Gregorio Barbarigo, si oppone fermamente al fatto che Elena Lucrezia si laurei in teologia. Secondo il cardinale, era infatti inconcepibile che una donna potesse insegnare, come avrebbe potuto fare Elena Lucrezia una volta laureata, perché San Paolo nella Prima epistola a Timeo aveva scritto: «Non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio». Ne esce un'accesa disputa tra il padre di Elena e il cardinale, risolta con il compromesso della laurea, soltanto un poco meno prestigiosa, in filosofia.

A Padova c'è consapevolezza che la prima laurea di una donna sia un avvenimento epocale, tanto che si raduna una folla strabocchevole per assistere alla dissertazione. Fonti contemporanee parlano di ventimila persone, anche se pare una cifra francamente eccessiva. Comunque si decide di trasferire la discussione dall’aula dell’università riservata alle lauree alla cappella della Beata Vergine, nella vicina cattedrale patavina.

La fama di Elena Lucrezia Corner Piscopia si sparge per tutta Europa, tanto che il re di Francia Luigi XIV fa fermare a Padova, sulla via di Roma, il cardinale César d’Estrées perché verifichi se quanto si dice della donna laureata corrisponda a verità. Questi, accompagnato da due dottori della Sorbona, conversa con lei, le fa commentare testi in greco ed ebraico, parla in francese, spagnolo e latino; alla fine Elena dà anche un saggio musicale.

Non dobbiamo però commettere l'errore di pensare che si sia trattato di un passo avanti nel percorso dell'emancipazione femminile. La laurea della nobildonna era stata decisa soltanto per ridare smalto alla sua famiglia; infatti quando Carlo Patin, docente di medicina a Padova (e in quanto tale presente alla laurea di Elena), inizia le pratiche per far laureare la figlia Carla Gabriella si vede respingere l'istanza, con ogni probabilità grazie alle pressioni del potente Giovanni Battista Corner. Gli viene risposto che non si «debbano admettere alla laurea dottorale femmine di qual si sia conditione». Elena deve rimanere un caso unico.

La prima laureata del mondo, tanto famosa da viva, viene presto dimenticata dopo la morte, nel 1684. Il monumento funebre in suo onore, nella basilica del Santo, viene smantellato a 38 anni dalla scomparsa. Soltanto la statua che raffigura Elena viene recuperata e oggi si trova ai piedi dello scalone d'onore del Bo, la sede centrale dell'ateneo patavino. La sua tomba è stata individuata nella basilica benedettina di Santa Giustina.

Laura Bassi (1711-1778)

La bolognese, laureata in filosofia, è la prima donna titolare di una cattedra universitaria, poiché dal 1776 insegna fisica sperimentale nell'Alma Mater di Bologna; al tempo filosofia e fisica venivano infatti considerate un'unica disciplina.

La famiglia di Laura è benestante e colta: il nonno Giacinto è speziale (farmacista), il padre Giuseppe laureato in giurisprudenza. La giovane donna ama la conoscenza e soddisfa questa sua sete di sapere attraverso il piacere dello studio. Approfondisce così tanto gli studi da poter sostenere, nell'aprile 1732, una disputa filosofica lasciando di stucco i dotti che la interrogavano e suscitando l'ammirazione di tutti gli studiosi che la ascoltavano.

Dopo un mese le viene conferita la laurea e il fatto suscita tanta ammirazione che a Bologna si susseguono alcuni giorni di festeggiamenti e le viene assegnato un primo insegnamento in filosofia. Tra i suoi ammiratori si annovera anche il cardinale Prospero Lambertini che nel 1740 viene eletto papa con il nome di Benedetto XIV.

Intanto, nel 1738, Laura si era sposata con il medico Giuseppe Veratti con il quale avrà otto figli. Entra in contatto con alcuni dei più illustri uomini di cultura dell'epoca, tra i quali Voltaire e Alessandro Volta.

Nel 1749 istituisce presso la propria casa di Bologna una scuola di fisica sperimentale che diventa famosa in tutta Europa. L'università però aspetta il 1776 per darle la cattedra in fisica nell'istituto che era stato fondato nel 1714 da Luigi Marsili3. Laura Bassi si occupa del moto dei fluidi, dei fenomeni elettrici e del comportamento elettrico del vetro; nelle sue lezioni alterna sempre spiegazioni teoriche a esperimenti pratici. Muore nel febbraio 1778.

Nel 2019 le è stata intitolata la nave rompighiaccio dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale - Ogs di Trieste. La N/R Laura Bassi è al momento l'unica nave italiana ad aver ottenuto il Polar Code che le consente di operare ai poli.

Cristina Roccati (1732-1797)

Nasce a Rovigo in una famiglia di buona condizione sociale nello stesso 1732 in cui Laura Bassi si laurea. Studia le lingue classiche, impara a comporre versi e a soli quindici anni declama le sue poesie in una seduta dell'Accademia dei Concordi4, dove viene onorata come poetessa.

Cristina Roccati in seguito va a Bologna, dove è ammessa all'università come prima studentessa straniera (al tempo Rovigo apparteneva alla Serenissima Repubblica di Venezia, mentre Bologna era la seconda città dello Stato pontificio). Studia filosofia, fisica, matematica e scienze naturali. Viene ammessa anche in diverse accademie, a cominciare da quella della sua città, fino agli Agiati di Rovereto.

Nel 1751 viene presentata da Laura Bassi al collegio dottorale dell'Alma Mater dove si laurea in filosofia a pieni voti.

Rientra trionfalmente a Rovigo e poi si trasferisce a Padova per approfondire gli studi scientifici all'università nonché studiare greco ed ebraico. Per oltre un ventennio, dal 1751 al 1777, tiene un corso di fisica all'Accademia dei Concordi; anche dopo aver smesso di insegnare continua a frequentare le sedute dell'accademia, fino a poco prima della morte, nel marzo 1797.

Maria Pellegrina Amoretti (1756-1787)

Nata in Liguria, a Oneglia - che oggi assieme a Porto Maurizio forma la città di Imperia -, è la prima italiana a laurearsi in giurisprudenza (al tempo chiamata “ragion civile”). Appartiene a una famiglia di mercanti e militari; suo zio Carlo è un naturalista, chimico e botanico, il padre Francesco un ufficiale di artiglieria dell'esercito sabaudo.

Maria Pellegrina a soli dodici anni già conosce il greco e il latino e ragiona di metafisica in pubbliche riunioni; a quindici disserta di filosofia e presenta alcuni scritti ai dotti della sua città. Studia privatamente giurisprudenza, ma l'università di Torino le rifiuta l'iscrizione agli esami di laurea, mentre viene accettata nell'ateneo di Pavia, che si trova nella più liberale Lombardia austriaca, dove riceve l'alloro nel giugno 1777.

La cerimonia avviene nella chiesa del Gesù per poter dar modo di ascoltarla ai numerosi intervenuti. Vengono scritti in suo onore settantatré componimenti in versi d'occasione e tra questi uno di Giuseppe Parini intitolato La laurea, in cui il poeta verseggia: «Ma già la Fama all’impaziente Oneglia/ Le rapid’ ali affretta;/ E gridando le dice: olà, ti sveglia;/ E la tua luce aspetta».

Maria Pellegrina è cosciente della situazione della donna nella sua epoca, tanto da sostenere i diritti civili delle donne in una riunione del Circolo costituzionale a Milano: «Avendo fin da’ primi miei anni inteso dire aver natura destinate le femmine all’ufficio principalissimo di recare agli uomini conforto un tempo e aiuto, io mi son tosto meravigliata in pensare per quale avverso destino sembrasse colpa di noi stesse, o per ingiuria di coloro i quali quasi forzatamente ne allontanano dallo studio. Io pertanto stimai esser cosa indegna […] logorarne l’intero acume della mente e la vigoria dell’animo in tessere ricami, in cucir vesti e cuffie».

Muore però giovane, appena trentunenne, nel 1787, a Oneglia, a causa dell'intensità del lavoro che si era trovata a svolgere. Il suo scritto sul diritto delle doti presso gli antichi romani (De jure dotium apud Romanos) viene pubblicato postumo. 

NOTE
1 Trotula non era l'unica donna medico, né l'unica a insegnare medicina, tanto che si parlava di Mulieres Salernitanae (donne salernitane) che contribuirono in maniera determinante a diffondere i precetti sanitari della scuola; di qualcuna si ricorda anche il nome, come Sichelgaita di Salerno, moglie del normanno Roberto il Guiscardo, o Sibilla di Conversano, che salvò la vita al marito Roberto II duca di Normandia, colpito da una freccia durante un combattimento in Terrasanta.
2 L'alloro per i romani era una pianta sacra ad Apollo, simbolo di saggezza. La corona di alloro veniva indossata dalle persone considerate sagge e dai poeti ed è in seguito passata a indicare coloro che compiono gli studi universitari: il termine “laurea” deriva proprio da alloro, e il laureato è cinto di alloro.
3 Luigi Marsili (1658-1730), ingegnere militare e scienziato, è stato il primo a spiegare che la causa delle correnti nel Bosforo (superficiale e profonda), che vanno in direzioni opposte, è dovuta alla diversa salinità dell'acqua.
4 Le accademie erano istituzioni culturali nate durante l'Umanesimo come alternativa all'università e fiorite un po' in tutta Italia. La più antica in attività è la Pontaniana di Napoli, fondata nel 1458. L’Accademia dei Concordi di Rovigo e quella degli Agiati di Rovereto esistono ancora ai giorni nostri.