L’opera lirica – le origini

L’opera lirica, detta anche melodramma, cioè il teatro musicale fatto di parole e musica, nacque a Firenze agli inizi del Seicento, presso la dimora del conte De’ Bardi, grazie alle riunioni della cosiddetta Camerata fiorentina oppure dei Bardi, un gruppo di scienziati e di artisti che si riuniva per discutere delle scienze e delle arti.In ambito musicale essi desideravano rinnovare la musica, migliorando le sue capacità di esprimere sentimenti e passioni. Per fare ciò si rifecero alla tragedia greca, dalla quale trassero i soggetti, cioè i personaggi e le trame, dei melodrammi che crearono.

A Venezia nel 1637 nacque il primo teatro a pagamento, dove l’impresario gestiva una vera e propria attività privata, che attraverso le repliche delle opere e grazie ai biglietti degli spettatori, doveva dare un profitto economico.La struttura del melodramma, cioè la forma nella quale lo spettacolo teatrale e musicale veniva organizzato, si definì sempre più: la trama si sviluppava attraverso i gesti scenici e le parole degli attori-cantanti, che “intonavano” recitativi e arie. Nei recitativi declamavano gli eventi, con un tono ripetitivo e quasi parlato, nelle arie esprimevano lo stato d’animo dei personaggi che interpretavano, con il canto lirico.

Si propongono tre estratti di opere del Seicento e del Settecento. La trama è in tutti e tre i casi basata sul mito classico di Orfeo, personaggio della mitologia greca. Egli è un cantore che sottomette al suono della sua lira gli animali e tutta la natura. Il racconto più famoso di Orfeo è quello della discesa agli inferi, che egli compie per riportare in vita l’amata sposa morta, Euridice. Egli fallisce nell’impresa, per aver violato la condizione imposta dal re degli Inferi, quella cioè di non voltarsi mai indietro a guardare Euridice che lo segue, nel percorso di risalita verso la terra.

“Dove ten vai mia vita? Io ti seguo”, da “Orfeo” di Monteverdi, 1607.

“Che farò senza Euridice?”, da “Orfeo ed Euridice” di Gluck, 1762.

“Perduto un’altra volta”, da “L’anima del filosofo” di Haydn, 1791.