Ci siamo ormai abituati a riporre i rifiuti negli appositi contenitori per la raccolta differenziata, ma non tutti vengono smaltiti correttamente. Lo dimostrano i milioni di tonnellate di plastica che finiscono nelle acque degli oceani ogni anno, principalmente attraverso i fiumi. Nonostante si sia diffusa la mentalità dello smaltimento differenziato, questo afflusso incontrollato costituisce un enorme problema ambientale. La plastica che galleggia negli oceani e la microplastica che si diffonde nelle acque minacciano gli ecosistemi marini e richiedono azioni concrete per arginare e ridurre l’accumulo di questa “spazzatura oceanica”.
Nel mondo non mancano le iniziative per contrastare questo fenomeno. Tra le organizzazioni impegnate nella salvaguardia degli habitat marini, The Ocean Cleanup, fondata in Olanda nel 2013, studia da anni nuove tecnologie per ripulire gli oceani dalla plastica, con l’ambizioso obiettivo di ridurne la presenza del 90%.
Tra le iniziative sperimentate e inaugurate negli ultimi due anni in Asia (Indonesia) e in Centro-America (Guatemala) da questa organizzazione non profit, possiamo ricordare la costruzione di barriere che sono in grado di intercettare i rifiuti di plastica trasportati dalle acque dei fiumi. Grazie a una tecnologia relativamente semplice ma promettente, si può evitare che una fiumana di plastica raggiunga le acque dei mari tropicali, dove la raccolta risulterebbe molto difficile. Gli abitanti dei Paesi rivieraschi hanno già contribuito alla raccolta e alla separazione di consistenti quantità di rifiuti in plastica, e questo processo può portare allo sviluppo di una nuova consapevolezza ambientale.
The Ocean Cleanup organizza anche attività di informazione ed educazione che hanno lo scopo di promuovere consapevolezza sui temi ambientali e stimolare comportamenti virtuosi. Per esempio, attraverso la sua piattaforma Plastic Tracker è possibile seguire il percorso di una bottiglietta di plastica gettata in un corso d’acqua e quindi non smaltita in modo adeguato. È una specie di “gioco” che può ingaggiare efficacemente gli studenti spingendoli a riflettere sulle reali conseguenze dei loro gesti quotidiani. Si rinforzeranno i comportamenti virtuosi (molti ragazzi sono abituati a praticare la raccolta differenziata) e si stigmatizzeranno quelli irrispettosi dell’ambiente.
Ogni studente individualmente, o la classe nel suo insieme, può inserire le coordinate di un luogo geografico (la città di residenza, il luogo di villeggiatura, località lontane, centri di montagna distanti dalla costa ecc…) e gettare idealmente in acqua la propria bottiglietta: Plastic Tracker visualizzerà il tragitto che la bottiglietta (smaltita non correttamente) compie raggiungendo il mare aperto e, seguendo le correnti marine, fino alla sua destinazione finale nell’oceano.
I rifiuti di plastica rimarranno nelle acque dell’oceano per lunghissimo tempo e questo costituisce uno degli aspetti più preoccupanti e inquietanti per le sorti degli oceani e del pianeta intero. Nell’infografica qui sotto è possibile farsi rapidamente un’idea dei tempi di degradazione di diverse tipologie di rifiuti nel mare.I rifiuti hanno vita lunga, a volte lunghissima, e questo significa che disseminare il nostro ambiente di oggetti difficilmente biodegradabili renderà meno bello il territorio in cui viviamo e soprattutto lascerà in eredità alle generazioni future un “pianeta spazzatura”.