Donne: acquisizione dei diritti e parità

Progetto di educazione civica rivolto alla storia delle acquisizioni dei diritti delle donne. 

Donne e diritti

Il giorno dell’8 marzo è stato scelto in ricordo della manifestazione tenuta a San Pietroburgo nel 1917 dalle donne per chiedere la fine della guerra. Una manifestazione che ha dato l’avvio agli eventi che portarono alla Rivoluzione russa: quattro giorni dopo lo zar abdicò. Un altro riferimento storico riguarda la Germania: qui nel 1914 (proprio l’8 marzo) si tenne la prima grande manifestazione di donne per la rivendicazione del diritto al voto.In Italia la giornata viene celebrata dal 1922 e dal 1946 la mimosa, pianta che da noi fiorisce proprio in questi giorni, ne è diventata il simbolo. Molti sono gli ambiti in cui le donne ancora oggi sono considerate cittadine di serie B, nella società, nel mondo del lavoro e in famiglia, anche se negli anni Settanta il femminismo ha lanciato le sue battaglie per la parità di genere riuscendo a ottenere alcuni importanti successi.In ogni caso, il lungo processo che ha portato le donne a contare di più nella società, iniziato all’alba del secolo scorso, non è ancora terminato. Ce ne possiamo rendere pienamente conto, in particolare, se consideriamo alcune situazioni estreme di negazione dei diritti femminili.Su tutte, l’oppressione contro le donne esercitata dal regime iraniano in un clima di discriminazione che perdura da anni. 

Nell’agosto 2022 alcuni provvedimenti governativi (tra cui l’utilizzo del riconoscimento facciale per verificare il corretto utilizzo del velo) hanno aggravato le già insostenibili restrizioni riguardo all’abbigliamento femminile; un mese dopo il regime si è reso responsabile dell’arresto e della morte di Mahsa Amini, una giovane accusata di aver violato quelle prescrizioni per aver indossato il velo in modo poco consono. Nel Paese sono scoppiate numerose proteste di piazza, guidate soprattutto da donne e studenti, che alla difesa dei diritti femminili hanno aggiunto la richiesta della fine del regime e l’instaurazione di un sistema democratico. Questi episodi, repressi con la violenza dalla cosiddetta “polizia morale”, hanno attirato l’interesse mediatico internazionale e hanno contribuito a fare luce sull’insostenibile condizione delle donne in Iran.

Una delle prime conquiste ottenute dalle donne è stato il diritto di voto. Il primo tra i Paesi attuali a concedere il suffragio alle donne fu la Nuova Zelanda nel 1893, seguita dall’Australia (1902) e in Europa dai Paesi nordici (Lettonia 1905, Danimarca 1908, Norvegia 1913, Danimarca e Islanda 1915); poi fu il turno della Russia (1917) e nel 1920 degli USA, anche se alcuni Stati il diritto era già stato concesso in precedenza.In Italia le donne parteciparono per la prima al voto nel referendum del 1946, dopo che nel 1945 venne concesso loro il suffragio, mentre l’ultimo Paese a concedere il suffragio al gentil sesso è stata l’Arabia Saudita nel dicembre 2015.

Il tema dei diritti femminili è al centro dell’impegno assunto dalla comunità internazionale per traghettare l’umanità verso un mondo giusto e sostenibile. Uno dei 17 obiettivi proposti dall’Agenda 2030, infatti, è proprio “Raggiungere la parità di genere” (Goal 5).In Italia, il processo di raggiungimento di questo obiettivo ha mostrato negli ultimi anni segni di miglioramento, soprattutto tra il 2010 e il 2021. In questo periodo, per esempio, si è regi­strato un aumento delle donne presenti nei con­sigli di amministrazione (+31,6) e delle donne elette nei consigli regionali (+8,2%). La pandemia ha poi rallentato profondamente questo processo virtuoso, ma la tendenza generale sembra stia lentamente riprendendo quota.

In una società il mondo del lavoro è una cartina al tornasole per valutare lo stato di salute dei diritti delle donne. I cambiamenti in questo ambito, con lo sviluppo tecnologico e digitale, la globalizzazione e la maggiore fluidità dei mercati, hanno portato in generale a un impoverimento delle donne e a una penalizzazione del loro ruolo nella società.Le disparità di genere persistono in diversi settori, ma nel mer­cato del lavoro esse si presentano con maggiore evidenza. Le donne continuano a essere rappresentate in misura minore rispetto ai loro colleghi uomini e ricevono anche un trattamento retributivo peggiore (gender pay gap).Tuttavia, l’Italia registra alcune tendenze inco­raggianti, tra cui un maggior numero di donne ai ver­tici delle aziende e in politica e una ripresa del tasso di occupazione femminile.

Qualche passo in avanti si è fatto anche in campo legislativo con il “Sistema di certificazione della parità di genere”, introdotto con la Legge 162/2021 e all’interno del PNRR (Missione 5 – “Inclusione e Coesione”). Si tratta di un sistema che garantisce una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro sostenendo le imprese che adottano provvedimenti volti a ridurre il divario di genere in ambito lavorativo.

In passato alle donne era precluso l’accesso a un alto grado di istruzione. Anche nell’Italia appena nata la donna, sposa e madre, doveva occuparsi della casa e non di studiare. Nel secolo scorso la situazione è progressivamente cambiata e oggi da noi il livello di istruzione delle donne non solo ha raggiunto quello degli uomini, ma in media l’ha superato.In alcuni Stati, però, l’emancipazione femminile dalla discriminazione in campo educativo deve ancora combattere contro numerosi vincoli e impedimenti di ogni tipo. In particolare, in parecchi Paesi dell’Africa e dell’Asia ancora oggi le donne sono segregate in casa e non hanno possibilità di frequentare alcun tipo di istituzione scolastica.Tragicamente nota è la situazione di segregazione a cui sono costrette le donne e le ragazze in Afghanistan, a cui si sono aggiunti recentemente alcuni gravi episodi: nel dicembre 2022, il regime talebano, attraverso il Ministero dell’Istruzione superiore, ha vietato alle donne di intraprendere gli studi accademici.


I cambiamenti maggiori in tema di diritti femminili sono avvenuti all’interno della famiglia. In Italia un tempo era il marito, capofamiglia, ad avere ogni potere decisionale: moglie e figli erano in una situazione di dipendenza e dovevano obbedire.La Riforma del diritto di famiglia del 1975 ha cambiato tutto: la famiglia è diventata una libera associazione, marito e moglie hanno gestione paritaria e anche i figli possono far sentire la loro voce.Oggi è diventato normale tra le nuove coppie una distribuzione comune delle attività familiari (pulizia, cucina, assistenza ai figli…), che in passato spettavano solo alla donna, anche se lavorava.In realtà, spesso la mancanza di strutture sociali e di indicazioni legislative adeguate impedisce di fatto una vera parità di compiti. Recentemente qualche passo in avanti è stato fatto grazie a una maggiore strutturazione del congedo di paternità retribuito obbligatorio. 

Questa misura lascia ben sperare per ulteriori sviluppi in questa direzione, ma al momento è ancora insufficiente in una prospettiva di parità dei diritti di genere.Molto diversa la situazione in altri Paesi dove le donne sono ancora soggette al volere di padri e mariti, costrette a matrimoni imposti, spesso in giovanissima età (il fenomeno delle cosiddette “spose bambine”), e persino a mutilazioni fisiche.