AAS. Acta Apostolicae Sede

Pubblicazione periodica nella quale compaiono tutti i documenti ufficiali del papa e dei massimi organismi della Santa Sede. Si pubblica dal 1909. In precedenza, questa pubblicazione ufficiale, iniziata nel 1865, veniva chiamata Acta Sanctae Sedis: ASS.

Abacuc 

Uno dei dodici profeti detti " minori ". Non si sa nulla della sua vita (il rif. in Dt 14,33-39 non compare nelle edizioni critiche, in quanto si tratta di un'aggiunta posteriore). E probabile che abbia profetizzato alla fine del sec. VII a.C. A *Qumran è stato trovato un rotolo con un commento al libro di Abacuc.

Abate

Superiore di un ordine monastico.

Abba

Termine di radice aramaica che significa " padre ". Nel Nuovo Testamento, Gesù e i cristiani lo usano per rivolgersi a Dio (cf Mc 14,36; Rm 8,15; Gal 4,6).

Abbazia

Monastero retto da un abate, coadiuvato da un capitolo, con poteri autonomi e indipendenti dall'Ordinario locale.

Abelardo, Pietro: (1079-1142).

*Filosofo e *teologo, *scolastico, nato vicino a Nantes, Francia. Professore a Parigi, la sua grande cultura, la sua capacità dialettica e didattica, attrassero numeri discepoli. Compayré lo chiama " il primo professore di scuola superiore " e afferma che ebbe come suoi alunni 20 cardinali, 50 vescovi e un papa. La sua passione per Eloisa, le sue idee innovatrici e alcune delle sue dottrine condannate dalla Chiesa, gli provocarono non pochi problemi. Costretto a lasciare Parigi, si stabilì presso Troyes (cf L. Luzuriaga, Dicc. de Pedagogía Losada).

Abele

Secondo figlio di Adamo ed Eva (Gn 4,2). Faceva il pastore. Serviva Dio con rettitudine ed era da lui benedetto. Suo fratello maggiore, Caino, lo uccise per invidia. Queste narrazioni dei primi capitoli della Genesi non sono storiche nel senso letterale del termine, ma bensì una riflessione teologica sotto forma di storia, scritta sotto l'*ispirazione divina.

Abiura

La rinuncia ad un'*eresia, ad uno *scisma o ad un'*apostasia, secondo il rito contemplato nel Pontificale Romanum. E seguita da una professione di fede.

Aborto

Interruzione della gravidanza per cause naturali oppure provocata da medicinali o altri mezzi, nel quale caso è un atto criminale, perché si fa morire un essere umano. Benché vi siano paesi che lo tollerano (dove si suol parlare di " depenalizzazione ") o che addirittura lo promuovono, il Diritto Canonico lo condanna con la scomunica " latae sententiae ", vale a dire che la scomunica entra in vigore senza bisogno che sia esplicitamente dichiarata (cf CIC 1398).

Abramo

Il primo dei grandi patriarchi di Israele, scelto da Dio come padre del popolo della promessa: nella sua discendenza saranno benedette tutte le nazioni. Abramo è l'unico personaggio dell'Antico Testamento a venir chiamato " amico di Dio " (Is 41,8; Gc 2,23). Insieme a Mosè, è una figura centrale dell'Antico Testamento.

Abside

Dal greco hapsis = nodo o chiave di volta. Parte del tempio che occupa l'estremità opposta a quella della facciata. E, in genere, semicircolare e un po' più elevata. Normalmente, si trovano nell'abside l'*altare e gli altri elementi propri del *presbiterio: sede del presidente (nella cattedrale, la *cattedra del vescovo), *ambone o amboni, coro (nei templi importanti).

Acclamazione

Espressione breve, normalmente di giubilo, proferita dall'assemblea in determinati momenti della celebrazione. Sono acclamazioni, per esempio: amen, alleluia, rendiamo grazie a Dio, ti lodiamo, o Signore.

Accolito

Ministro non ordinato (vedi *Ministero). Aiuta il *presbitero e il *diacono all'altare. Gli è anche affidata la distribuzione della comunione quando è necessario, sia durante la messa che al di fuori di essa, specialmente ai malati.

Acqua

Elemento che a parte la sua ricchezza naturale, è stato altamente valorizzato nel suo senso simbolico. La sua adattabilità, mobilità, chiarezza e, soprattutto, la sua efficacia nel pulire e la sua forza fertilizzante, hanno provocato fin dai primi tempi l'ammirazione. I miti pagani videro in essa una forza di immortalità. Nella Bibbia la si nomina ripetutamente fin dai racconti della creazione (Gn 1,6.7.9.10.20.21.22.26; 2,5.6.10.11.13.14). Svolge un ruolo importante nella storia dei patriarchi di Israele, nomadi in terre desertiche, nelle quali le sorgenti e i pozzi sono vitali. La fuga dall'Egitto e la costituzione di *Israele come popolo è segnata dal passaggio attraverso le acque del *Mar Rosso. Nel deserto, l'acqua scaturita dalla roccia calma la loro sete. Entrano nella *Terra Promessa attraversando all'asciutto le acque del Giordano. I profeti parlano dell'acqua e del suo effetto purificatore e fecondante.Ma è Gesù che porta alla sua massima potenza evocatrice la forza dell'acqua: egli stesso si fa battezzare nelle acque del Giordano; calma le acque turbolente del lago; cammina sull'acqua; guarisce il cieco nato ordinandogli di lavarsi nella piscina di Siloe; egli darà un'acqua tale che " chi ne beve non avrà mai più sete " (Gv 4,14); manda i suoi apostoli perché battezzino tutti quelli che crederanno in lui, di modo che nella Chiesa nasciamo tutti dall'acqua (e dallo Spirito).Nella Chiesa è l'elemento di cui si fa un uso più abbondante; il suo significato si esprime particolarmente nei riti della *Veglia pasquale. Nella liturgia domenicale vi era la tradizione - ed è raccomandato di riprenderla - dell'aspersione con l'acqua all'inizio della celebrazione eucaristica; nel farlo si evocano delle parole dell'*Apocalisse, altro libro in cui questo elemento occupa un luogo privilegiato come base di immagini e di simboli. Un altro impiego liturgico dell'acqua è quello della benedizione di luoghi o altri elementi.Si ricordi anche il potere distruttivo delle acque turbolente come quelle del diluvio, segno di giustizia per chi si allontana dalla retta via.

Ad extra - Ad intra

Espressioni latine che significano " verso dentro " e " verso fuori ". Si usano per indicare le azioni delle persone della santissima *Trinità, ora nelle relazioni interne fra le tre persone, ora in quelle rivolte verso fuori, verso tutto il resto. Le azioni ad intra sono proprie di ognuna delle persone (alla paternità, alla filiazione e alla mutua comunione nell'amore); le azioni ad extra sono comuni a tutte e tre (tutto ciò che è relativo alla creazione e all'azione permanente sul creato).

Ad limina

Abbreviazione di " Ad limina Apostolorum ", espressione latina che significa " alle soglie (delle tombe) degli apostoli ". I vescovi titolari di tutte le *diocesi del mondo devono fare la " visita ad limina " ogni cinque anni " per venerare le tombe dei beati Apostoli Pietro e Paolo " e presentarsi al Romano Pontefice (cf CIC 400), al quale portano anche una relazione sullo stato della propria diocesi. Se non possono farlo personalmente, lo fanno per mezzo di un delegato. Vanno nello stesso anno i vescovi o delegati di una stessa regione del mondo, secondo l'ordine già stabilito.

Adamo

" Uomo " in modo generico, " umanità ", ma poi diventa nome proprio del primo essere umano. San Paolo indica il parallelismo tra Adamo e Cristo. Il primo Adamo è padre dell'uomo peccatore; il Nuovo Adamo - Cristo - è l'origine dell'umanità redenta (cf Rm 5,12-21).

Adolescenza

Tappa della vita compresa tra l'infanzia e l'età adulta. La si suole dividere in tre periodi: a) preadolescenza, o adolescenza iniziale (da 12 a 14 anni); b) adolescenza intermedia (da 14 a 16 anni); c) adolescenza terminale (da 1617 a 1820 anni approssimativamente).

Adonai

Termine ebraico = " Signore mio ", che sostituisce nella lettura il nome ineffabile di *Jhwh, che non si pronuncia mai per rispetto.

Adorazione

Atto cultuale di riverenza per mezzo del quale si riconosce Dio come essere supremo. I santi si venerano, non si adorano. Nel dire che adoriamo la croce di Cristo, non intendiamo un'adorazione in senso assoluto, ma in senso relativo; quell'adorazione, cioè, non si rivolge alla croce, ma a Cristo, Dio-uomo crocifisso.

Agape: In greco " carità ", non come *eros o *filìa, ma come amore che proviene da Dio. Riunione fraterna della comunità delle origini impostata sul mangiare insieme fraternamente, generalmente in rapporto con l'Eucaristia. Si dice oggi di un banchetto nel quale predomina il senso di convivenza e di carità.

Agiografo

"Scrittore sacro". Si applica agli autori dei libri della *Bibbia. Viene chiamato così anche chi scrive la biografia di un santo.

Agnello di Dio

Quando Giovanni Battista, presso il *Giordano dove stava battezzando, vide avvicinarsi Gesù, disse: " Ecco l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo " (Gv 1,29 e 36). E uno dei simboli principali della *cristologia giovannea. In esso, all'immagine dell'*agnello pasquale (Es 12,1) si unisce quella del *Servo di Jhwh del Deutero-*Isaia (Is 53,4.7) che si offre come agnello sacrificato per i nostri peccati, agnello di espiazione (Lv 14). In aramaico, la stessa parola designa l'agnello e il servo. L'*Apocalisse utilizza questo titolo una trentina di volte: Cristo è l'agnello immolato ma trionfante, redentore che ha vinto la morte (cf Ap 5,6.12; 13,8).

Agnello pasquale

Quando gli israeliti sacrificavano nel tempio il primo giorno della *pasqua come memoriale del sacrificio offerto prima della liberazione dall'Egitto, quando Dio, vedendo le case degli israeliti i cui stipiti e l'architrave erano segnati dal sangue dell'agnello, era " passato oltre ", risparmiando i loro primogeniti. L'agnello, al tempo del NT, era sgozzato nel tempio. I sacerdoti ne versavano il sangue presso l'altare e la carne era mangiata nella cena pasquale. L'agnello è prefigurazione di Cristo, che Paolo chiama " nostra pasqua " (1 Cor 5,7).

Agostino Aurelio, santo (354-430)

Dottore della Chiesa. Il più importante dei *Padri della Chiesa latina o occidentale. Nacque a Tagaste (oggi Algeria), figlio del pagano Patrizio e di santa Monica. Dopo una giovinezza dedita ai piaceri mondani e un periodo di appassionata ricerca della verità, per l'influsso della madre e l'incontro a Milano con sant'*Ambrogio, si convertì al cattolicesimo nel 386. Fu ordinato *presbitero e poi eletto vescovo di Ippona. Grande pensatore e pastore della Chiesa, scrisse innumerevoli opere (più di 600), tra le quali risaltano le Confessioni, il trattato sulla Trinità, l'Esposizione sui salmi, la Città di Dio, il Commento al Vangelo di san Giovanni, ecc. Il suo pensiero filosofico-teologico è di tipo *esistenzialista. Domina in lui il primato dell'amore. E l'autore più citato dai documenti del concilio *Vaticano II, nei quali precede anche san Tommaso.

Aldilà 

Locuzione che si usa per esprimere le realtà a cui si giunge dopo la morte. Di fatto, le realtà cristiane definitive cominciano già in questa vita, sebbene il modo di viverle varia in un modo che non possiamo nemmeno immaginare (cf 2 Cor 5,1-10; 12,1-4).

Alessandria

Città portuale dell'*Egitto sul Mediterraneo, fondata da *Alessandro Magno nel 331 a.C. Grande centro commerciale e culturale dell'antichità, la sua famosa biblioteca fu diverse volte incendiata e distrutta nel corso di vari assedi alla città. Vi aveva sede una famosa scuola esegetica, prima ebraica e poi cristiana, caratterizzata dalla sua interpretazione allegorica, il cui rappresentante più illustre fu *Origene. Nei sec. III-IV fu anche il centro di una importante scuola catechetica (san Panteno, san Clemente Alessandrino, Origene). Patria di sant'Atanasio, campione della lotta contro l'arianesimo.

Alfa e Omega

Prima e ultima lettera dell'alfabeto greco. Si usano nella Scrittura per designare Cristo come il primo e l'ultimo, il principio e la fine di tutto. Nell'Antico Testamento sono attributo di Jhwh (cf Is 41,4; 44,6; 48,12; Ap 1,8; 21,6; 22,13). Nella liturgia della veglia pasquale (Sabato santo) si usa quest'immagine nella benedizione del cero pasquale.

Alleanza

Patto di amicizia. Nell'antichità, la vita dei popoli o tribù si fondava sulle alleanze, come esigenza di sopravvivenza di fronte a nemici più forti. L'alleanza di Dio con il suo popolo eletto, realizzata per mezzo di Mosè sul Sinai, è l'evento centrale dell'Antico Testamento e vi è descritta secondo lo schema dei trattati che si stipulavano tra popoli diversi, vuoi di pari forza, vuoi l'uno superiore e l'altro inferiore, che rimaneva così protetto.Gli elementi delle alleanze erano: 1. Preambolo di presentazione del sovrano. 2. Prologo storico enunciante le gesta passate. 3. Clausole o condizioni imposte; si denominavano sempre parole (difesa, tributi, l'essere " amico dei suoi amici e nemico dei suoi nemici ", ecc.). 4. Due copie, che bisognava depositare nei santuari dei rispettivi dèi. 5. Realizzazione dell'alleanza davanti alla divinità (forze naturali divinizzate, cieli, terra, montagne...). 6. Enumerazione di maledizioni e benedizioni. Per i casi di rottura o di rispetto dell'alleanza. 7. Giuramento del vassallo riguardo al rispetto dell'alleanza. 8. Conclusione con un sacrificio (sacrificio di un animale, sangue, ecc.).Tutti questi elementi si possono ritrovare nell'alleanza del Sinai (cf Es 19-20 e 24). I profeti faranno costantemente riferimento all'alleanza per richiamare il popolo e i re alla sua osservanza. Gesù, nell'ultima cena, nell'istituire l'Eucaristia, fa riferimento al " sangue della nuova alleanza " (cf Lc 22,20).

Alleluia

Acclamazione liturgica, presa dall'ebraico, che significa " lodate il Signore ". E frequente nei salmi. Nella liturgia si usa come grido di esultanza. Non si usa in *Quaresima; è molto frequente, invece, nel *Tempo pasquale.

Altare

Ara o pietra destinata ai sacrifici. Per i cristiani è, inoltre, la tavola del convito comunitario. L'altare si colloca nel presbiterio e deve essere al centro, non necessariamente geometrico, dell'attenzione. Si consiglia che sia di pietra, particolarmente quando deve essere dedicato o consacrato (Vedi *Dedicazione); negli altri casi, può essere di un altro materiale opportuno. L'altare rappresenta Cristo. Per questo lo si onora (bacio, incenso...) e non vi si devono collocare degli oggetti qualunque; l'ideale è che vi si pongano solo il libro da altare e gli elementi del sacrificio.

Amen

Voce ebraica che significa " vero, certo ", passata nelle diverse lingue con leggere modificazioni. Esprime adesione, accordo, conferma di quello che si è detto. Con questa acclamazione, il popolo ratifica normalmente ciò che il presidente dell'assemblea o un altro ministro ha pronunciato.

Amicizia

Affetto tra due o più persone, non dipendente da vincoli di sangue, ma da affinità spirituali. Si esplica nel reciproco aiuto, nell'intimità e nella partecipazione ai sentimenti e ai beni.

Amore

Atteggiamento della persona, che costituisce la ragione intima della sua esistenza. Determina, pertanto, il destino che uno liberamente si sceglie e che, alla morte, stabilirà la propria sorte definitiva. L'amore soprannaturale si chiama *carità ed è infuso in noi dallo *Spirito Santo (cf Rm 5,5 e 1 Cor 13).

Anacoreta

Nei primi secoli del cristianesimo, molti si ritirarono a vivere in solitudine nei deserti medio-orientali in spirito di preghiera e di penitenza. Passarono alla vita cenobitica e monastica ad opera principalmente di Sant'Antonio abate.

Analogia.

Somiglianza. In filosofia si chiamano termini analoghi quelli il cui senso o significato è diverso secondo i casi, ma all'interno di una certa somiglianza. Termine analogo si contrappone a termine univoco, il cui significato è sempre uguale e a termine equivoco, che ha due o più significati diversi e senza rapporto tra loro. 

Anatema.

Nell'Antico Testamento ha vari significati: un voto fatto a Dio, ciò che è proibito per usi profani essendo stato consacrato a Dio, una condanna, una maledizione. Scomunica decretata in modo particolarmente solenne. Nel Medio Evo fu anche chiamata " scomunica maggiore " e implicava, oltre alla privazione dei sacramenti, la separazione dai fedeli.

Anaw Anawim.

In ebraico, " il povero, i poveri ". Si impiega, soprattutto, per designare i cosiddetti poveri di Jhwh, che sono la gente umile normalmente carente di beni materiali, ma caratterizzata dal suo atteggiamento religioso fatto di rettitudine e di fiducia in Dio. Li si nomina in molto testi dell'Antico Testamento, come Sof 2,3; 3,11.15; Zc 9,9; Sal 18(17); 34(33); 103(102); 113(112); 89(88); 107(106)... Il Nuovo Testamento parla di loro in Lc 1,46-55 (il cantico di Maria); Mt 5,3-10; Lc 6,20-23 (beatitudini); Mt 11,25; Lc 10,21, ecc. e si incarnano in persone concrete come i pastori, Elisabetta, Anna, Simeone, e soprattutto Maria. Al di sopra di tutti, Gesù stesso.

Anello del pescatore.

Anello papale per sigillare i documenti, recante il nome del papa e l'immagine di san Pietro che getta le reti. Viene distrutto alla morte del papa. L'uso risale al sec. XIII.

Angelo.

Essere di natura spirituale. Gli angeli sono menzionati nell'Antico Testamento, anche se rare volte nei libri più antichi, e pure nel Nuovo Testamento. Secondo Col 1,16 sono divisi in classi: Troni, Dominazioni, Principati, Potestà... Angeli, Arcangeli, Cherubini, Serafini. Di alcuni di loro si fa il nome, in concreto degli arcangeli *Michele, *Raffaele e *Gabriele.

Anglicani.

Gli appartenenti alla " Comunione Anglicana ", Chiesa ufficiale d'Inghilterra a carattere nazionale, nata dallo scisma di Enrico VIII e organizzata dalla regina Elisabetta I. Numerose divisioni nel suo seno hanno dato vita al sorgere di Chiese separate: presbiteriani, episcopaliani, metodisti.

Anima.

Nell'*antropologia greco-latina, la parte immateriale o spirituale dell'essere umano, la quale fa sì che il corpo costituisca un'unità viva e intelligente. In questa concezione, l'anima costituisce la forma del corpo, e ne spiega così facilmente la sopravvivenza, poiché, mentre il corpo si corrompe, l'anima permane. L'antropologia ebraica non conosce questo dualismo anima-corpo, ma vede l'uomo come unità (monismo) con la doppia tendenza verso la spiritualità e verso la carnalità. 

Anno liturgico.

E' l'ordinamento che la Chiesa fa del tempo lungo l'anno per celebrare i misteri del Signore. Comincia con la prima domenica di Avvento, quattro settimane prima di Natale. E diviso in tempi liturgici, che sono: Avvento. Comprende le quattro settimane che precedono il 25 dicembre. Durante questo tempo si guarda a Cristo " che viene " in vari sensi: a) Nella venuta storica, avvenuta duemila anni fa, si rivive la speranza di Israele. b) Nella sua venuta escatologica, quella che avverrà alla fine dei tempi, è riposta la nostra speranza attuale. Si segnalano a volte anche altre venute, come la venuta a ciascuno, per mezzo della grazia, e la venuta sacramentale, ma queste non sono tipiche dell'Avvento. Natale ed Epifania. Dal 24 dicembre fino alla domenica che segue la festa dell'Epifania. Si celebra la presenza del Verbo incarnato e la sua manifestazione o Epifania. Nei riti occidentali si sottolinea il Natale; quelli orientali, invece, accentuano l'Epifania. Quaresima. Significa " quarantena ". Sono i quaranta giorni che precedono la Pasqua. Comincia il mercoledì delle ceneri. Il suo spirito è preparare alla Pasqua con una rinascita spirituale. Particolare attenzione viene dedicata ai *catecumeni che verranno battezzati nella *veglia pasquale. Tempo di Pasqua. Dalla domenica di Pasqua alla *Pentecoste, che ne è il culmine cinquanta giorni dopo, numero simbolico di pienezza. Questi cinquanta giorni sono " come una grande domenica " nella quale si celebra nella gioia la risurrezione di Cristo. Il nucleo dell'anno liturgico è costituito dal *triduo pasquale, che comincia con la celebrazione vespertina del giovedì santo, continua con la celebrazione della morte del Signore (venerdì santo) e ha il suo culmine nella veglia pasquale. In questa veglia si celebra il passaggio dalla morte alla vita nuova del risorto. Se la Pasqua è la celebrazione più importante della Chiesa è perché in essa la vittoria di Cristo è definitiva ed apre una nuova e perenne dimensione dell'esistenza alla quale chiama anche noi. Tempo durante l'anno, detto anche, meno propriamente, Tempo ordinario. Comprende le 33 o 34 settimane non incluse nei tempi già menzionati detti anche " tempi forti ". Questo tempo è diviso in due parti: alcune settimane (tra le cinque e le nove) collocate tra l'Epifania e la Quaresima, e il lungo tempo che va dalla Pentecoste all'Avvento. In esso si celebra il mistero pasquale del Signore senza una specificazione particolare. E' importante tener presente che, nonostante il ricordo dei diversi momenti storici della vita del Signore lungo l'anno, quello che la Chiesa celebra è sempre il *mistero pasquale. Chi si rende presente nella celebrazione cristiana è sempre il Cristo glorioso, che ora esiste senza i limiti di spazio e di tempo ai quali fu sottoposto durante la sua vita " storica ". Nel corso dell'anno liturgico, principalmente durante il tempo ordinario, la Chiesa celebra anche la Santissima Vergine e gli altri santi. La ragion d'essere di queste memorie o celebrazioni sta nel loro essere incorporate al mistero pasquale: si celebra innanzi tutto ciò che Dio ha fatto in loro e, al tempo stesso, ci vengono proposti come modelli nella sequela di Gesù.

Anno Santo.

Anno di pace e di perdono nella Chiesa cattolica, detto anche *giubileo. Indetto dal papa prima ogni cent'anni, poi ogni cinquanta, infine ogni venticinque.

Anselmo di Aosta (1035-1109).

Santo e dottore della Chiesa. Nato ad Aosta, fu dapprima monaco e dal 1093 arcivescovo di Canterbury. Grande pensatore, si sforzò di realizzare profondamente il principio agostiniano: " Credo ut intelligam ", cioè, credo per poter comprendere. Importante il suo sforzo di armonizzare la fede con la filosofia. Fra i suoi trattati, risaltano il Monologion, il Proslogion, Cur Deus homo?, ecc. E famoso il suo argomento *ontologico per dimostrare l'esistenza di Dio.

Anticlericale.

Opposto al *clero. In quanto opposto ai rappresentanti di Dio o della Chiesa, è un atteggiamento contrario alla religione. Altra cosa sarebbe l'anticlericalismo (vedi *Clericalismo) ovvero opposizione all'ingerenza o al predominio del clero in ambiti che non gli spettano.

Anticristo.

Misterioso personaggio che si oppone a Cristo, o anche le potenze che si oppongono a Cristo e alla sua opera. Compare nelle lettere di san Giovanni (1 Gv 2,18 e 22; 4,3; 2 Gv 7). Verrà in seguito usato nella letteratura e nella predicazione cristiana.

Antipapa.

Chi, senza essere stato legittimamente eletto, pretende di essere considerato papa. Nella storia della Chiesa vi sono stati numerosi casi di antipapi.

Antisemitismo.

Ostilità nei confronti degli ebrei, condannata dal concilio Vaticano II con il decreto Nostra Aetate, che ribadisce il patrimonio comune tra cristiani ed ebrei. La storia dell'antisemitismo è antica: lo si registra già, nel sec. V a.C., contro le comunità della diaspora, accusate di " ateismo e di disprezzo del genere umano " a causa del loro monoteismo. Nell'impero romano, la propaganda antisemita finirà per coinvolgere anche i cristiani. Questo determinerà la fine del giudeocristianesimo e la nascita di un " antisemitismo cristiano ", spesso colpevole di complicità e connivenze con le persecuzioni verificatesi in diverse parti d'Europa nel corso dei secoli. L'apice dell'antisemitismo si ebbe nella tragedia immane dell'*Olocausto, durante la seconda guerra mondiale.

Antropocentrismo.

Tendenza a considerare l'uomo (anthropos in greco) al centro della visione e della finalità dell'universo, ovvero di un tema particolare.

Apologia.

Espressione o ragionamento in difesa o giustificazione. E famosa quella che san Giustino, verso l'anno 150 dell'*era cristiana, scrisse, rivolto all'imperatore Antonino Pio, in difesa del cristianesimo.

Arca dell'alleanza.

Cofano sacro di legno d'acacia ricoperto di lamine d'oro, fatto elaborare da Mosè al tempo del pellegrinaggio nel deserto. Nella parte superiore vi erano due cherubini, uno di fronte all'altro. Da quella parte superiore, tra i due cherubini, detta propiziatorio, Dio parlava a Mosè. L'arca era il segno della presenza di Dio. In essa si conservavano le *tavole della legge, espressione dell'alleanza, un vaso d'oro pieno di manna e la verga di Aronne. Era al centro del luogo di culto, già durante il pellegrinaggio nel deserto. Scomparve al tempo della distruzione del tempio con la conquista di Gerusalemme da parte degli Assiri.

Ascensione.

Salita di Gesù risorto al cielo in anima e corpo. Anche se parliamo con un linguaggio di localizzazione, non si tratta propriamente di uno spostamento locale, ma di un cambiamento nel modo di essere. In realtà, l'ascensione coincide con la *risurrezione: Cristo entra nella nuova dimensione dell'esistere, non più soggetto alle leggi del tempo e dello spazio. Vive nella gloria con il Padre.

Ascesi.

In greco, " esercizio, rinuncia ". L'ascesi cristiana è rinuncia a se stessi e alle cose del mondo, nell'umiltà e nella meditazione, per aderire a Cristo.

Assemblea.

Nella Bibbia e nella liturgia, è il popolo di Dio riunito. Si tratta di un elemento fondamentale: Dio si sceglie un popolo; in funzione di questo popolo, sono scelti i personaggi che svolgono funzioni importanti, come Abramo, Mosè, i profeti. La salvezza si realizza dentro quel popolo, che oggi è la Chiesa, sebbene l'appartenenza alla Chiesa non sia esclusività di coloro che appartengono all'istituzione ecclesiale. Non esiste propriamente assemblea se non quando l'insieme delle persone riunite è animato da un comune spirito di fratellanza. Questa comunione (carità) è la ragione per la quale l'assemblea e lo spirito assembleare sono così importanti e imprescindibili nei membri del popolo di Dio e particolarmente nel culto.

Assoluzione sacramentale.

Atto per mezzo del quale, nel sacramento della riconciliazione o penitenza, il ministro sacerdote, in nome di Dio e della Chiesa, concede il perdono dei peccati. Nell'attuale rito romano, la formula, nella sua parte essenziale, è: " Ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen ".

Assunzione.

La salita della Vergine Maria al cielo in anima e corpo. Si differenzia da *ascensione nel fatto che in questa Cristo sale, mentre nell'assunzione Maria è " assunta ", senza dimenticare che questi termini rispondono al nostro modo di immaginare ciò che si riferisce all'aldilà. Il dogma dell'assunzione di Maria è stato proclamato da Pio XII nell'*Anno Santo 1950.

Atti degli Apostoli.

Libro del NT, scritto da *Luca come continuazione o seconda parte del suo Vangelo, tra l'80 e il 90 o 95. In effetti, At riprende il racconto dell'*Ascensione, con cui termina Lc e, soprattutto, in At si mostra la realizzazione delle parole di Gesù in Lc 24,47-48. At 1,8 è un po' il programma della Chiesa e il piano che sviluppa il libro: la predicazione della buona novella a Gerusalemme, in Samaria e fino agli estremi confini del mondo. Per questo comincia a Gerusalemme e ha il suo culmine nella predicazione evangelica nella capitale dell'impero. Narra l'attività degli *apostoli e dei loro collaboratori, concentrandosi prima su *Pietro e poi su *Paolo, che l'autore accompagnò in gran parte dei suoi viaggi (vedi *Sezioni " noi "). Non è una storia della Chiesa primitiva, ma un'opera unica nel suo genere, vicino a quello del vangelo.

Avventisti del settimo giorno.

Una delle più numerose sette avventiste. Il suo fondatore, William Miller, annunciò che la fine del mondo sarebbe avvenuta nel 1843, 1844... Poi nel 1854, 1873. Principale promotore della setta fu Ellen White, i cui scritti sono considerati dagli adepti alla stregua della Bibbia stessa. La sua dottrina coincide in gran parte con quella dei Testimoni di Geova. Negano l'immortalità dell'anima, osservano il sabato, professano una forte avversione per la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti, benché cerchino di farsi riconoscere come una delle Chiese protestanti e di entrare a far parte degli organismi ecumenici.

Barabba.

Malfattore preferito a Gesù quando Pilato, nel tentativo di salvare quest'ultimo, chiese ai giudei chi dei due volevano che liberasse in occasione della festa di Pasqua.

Barnaba.

*Levita, originario di *Cipro. Si chiamava Giuseppe, ma venne soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa " figlio dell'esortazione " o " della consolazione " (secondo At 4,36). Il nome è di origine neo-babilonese e significa " figlio (del Dio) Nabu ". " Proprietario di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo ai piedi degli apostoli " (At 4,37), ovvero lo mise a disposizione di chi ne aveva bisogno nella comunità. Quando Paolo venne a Gerusalemme, dopo la conversione, fu Barnaba che lo accolse e lo presentò alla comunità cristiana, che lo guardava con sospetto, conoscendolo come persecutore (cf At 9,27). Inviato ad Antiochia, partì con Paolo per il primo viaggio missionario.

Barocco.

Stile artistico che dominò nel secolo XVII e nella prima parte del XVIII, epoca dell'esaltazione cattolica di fronte al protestantesimo. Si caratterizza per lo stile esuberante che esprime " trionfalismo ", sicurezza, gioia di vivere. Predilige le linee curve, arditi effetti prospettici, esuberanti decorazioni. Le più alte realizzazioni dell'arte barocca si ebbero a Roma con Gian Lorenzo Bernini (palazzo Barberini, chiesa di Sant'Andrea in Quirinale, fontane di piazza di Spagna e piazza Navona, porticato della piazza di San Pietro) e con Francesco Borromini (chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, convento e oratorio di San Filippo Neri, cupola di Sant'Ivo alla Sapienza, il palazzo di Propaganda Fide, la chiesa di Sant'Agnese a piazza Navona). Sempre a Roma, ricordiamo il gusto decorativo della chiesa del Gesù. Allo stile barocco si improntano il palazzo del Louvre e la reggia di Versailles. In Spagna, ricordiamo la chiesa della Madonna del Pilar di Saragozza, l'opera scultorea degli " imagineros " spagnoli Gregorio Hernández, Martínez Montañés.

Basilica.

Dal greco, basiliké = reggia. Edificio pubblico romano nel quale si amministrava la giustizia e si trattavano gli affari. Si chiamarono poi basiliche le prime chiese cristiane erette dopo l'editto di Costantino sulle aree delle basiliche civili. Oggi si dicono basiliche quelle chiese insigni alle quali il papa ha conferito questo titolo per antichità o importanza. Il titolo comporta speciali privilegi e, in tal senso, si distinguono basiliche maggiori (San Pietro, San Paolo fuori le Mura, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Lorenzo fuori le Mura, tutte a Roma) e basiliche minori (a Roma e in altri luoghi).

Battesimo.

Primo sacramento dell'*iniziazione cristiana, costituita da battesimo, *cresima ed *eucaristia. Il battesimo è il sacramento che ci rende membri della Chiesa, ci comunica la vita di figli di Dio (grazia) e ci libera dal peccato (originale ed attuale).

Battistero.

Luogo destinato alla celebrazione del battesimo. Può essere un edificio a ciò dedicato, oppure una parte di una chiesa.

Beatificazione.

Rito con il quale un servo di Dio è elevato agli altari, vale a dire, è proposto come modello di vita cristiana e si permette di tributargli *culto. La beatificazione è un passo verso la *canonizzazione, nella quale il beato viene dichiarato santo. La differenza tra beato e santo è che al beato la Chiesa permette che si professi culto pubblico unicamente in certi luoghi o ambienti; ad esempio, nella nazione o zona nella quale nacque o visse o nella congregazione religiosa alla quale appartenne, mentre al santo si può rendere tale culto senza queste restrizioni.

Beatitudine.

Felicità, salvezza. Nella Bibbia abbonda il genere letterario delle beatitudini. Nell'Antico Testamento, principalmente nei salmi, esprimono soprattutto la felicità di cui gode chi serve Dio. Nel Nuovo Testamento, l'esempio tipico sono le beatitudini pronunciate da Gesù all'inizio del Discorso della montagna (cf Mt 5,1.12; Lc 6,20.23). Ne troviamo molte altre nei Vangeli, in diverse lettere e nell'Apocalisse.

Benedetto da Norcia, santo (480-547).

Padre del monachesimo occidentale. E il fondatore dei *benedettini. Nel 529, fondò l'abbazia di *Montecassino. Qui scrisse la Regola dei monaci, modello di tutte le regole d'Occidente. Essa si ispira a due grandi principi: il lavoro e la preghiera - " ora et labora ", è il motto benedettino. I monaci si dedicheranno al lavoro dei campi, allo studio e ad altre mansioni, come la copiatura dei manoscritti, mentre il monastero diventerà un luogo di pace e di armonia fraterna oltre che di ospitalità.

Benedizionale.

Libro liturgico che contiene la dottrina della Chiesa sulle benedizioni e i formulari per celebrare questo sacramentale nelle più diverse circostanze. Nella riforma post-conciliare, fu pubblicato, nel 1984, dalla Congregazione per il Culto Divino. La traduzione in lingua italiana venne pubblicata nel 1992.

Benedizione.

In senso ascendente, preghiera nella quale si loda o si rende gloria a Dio e ai santi. In senso discendente, favore o protezione concesse da Dio o dai santi. E anche la preghiera con la quale la Chiesa implora la protezione di Dio sulle persone. Quando la Chiesa benedice cose o luoghi in relazione con la vita umana, " lo fa tenendo sempre presente gli uomini che utilizzano quelle cose e operano in quei luoghi " (Benedizionale, n. 12). Si distingue tra benedizione costituiva (permanente e irripetibile, per la quale un oggetto o luogo rimane riservato al culto, come una chiesa) e benedizione invocativa (nella quale si chiede semplicemente a Dio la sua protezione, per esempio la benedizione di un bambino). Nella Domenica di Pasqua e in altre occasioni il papa elargisce una benedizione urbi et orbi.

Bestemmia.

Espressione ingiuriosa contro Dio o i santi.

Bibbia.

Termine greco, plurale di biblos = libro. Il nome indica, quindi, il libro per eccellenza. I greci dettero questo nome ai rotoli, perché la città di Biblos era un importante centro commerciale di rotoli di papiro. La Bibbia è il libro, o piuttosto l'insieme di libri, nei quali riconosciamo l'ispirazione di Dio. Si divide in Antico Testamento e Nuovo Testamento. L'AT è comune a ebrei e cristiani; è formato dai libri scritti prima di Cristo. Si distinguono in quattro gruppi: a) Pentateuco (la legge) b) Libri storici c) Libri profetici d) Libri sapienziali. Il NT è costituito dai libri scritti dopo Gesù. Si raggruppano in: a) Vangeli b) Atti degli Apostoli c) Lettere e d) Apocalisse. La lista dei libri della Bibbia costituisce il Canone. Sono 45 nell'AT e 27 nel NT. Quelli ammessi senza discussione si chiamano protocanonici, che significa " i primi canonici "; quelli che gli ebrei per l'AT e i protestanti (alcuni libri dell'AT e altri del NT) non ammettono sono chiamati deuterocanonici, vale a dire " riconosciuti canonici in un secondo momento ". I credenti riconoscono la Bibbia come parola di Dio, scritta sotto l'ispirazione dello Spirito Santo. La Bibbia è il libro del quale si sono copiate a mano e poi stampate più copie. L'AT venne scritto in ebraico, salvo alcune piccole parti che furono scritte in aramaico e alcuni libri dell'ultima epoca scritti in greco. Il NT fu scritto tutto in greco. La Bibbia è stata tradotta in quasi tutte le lingue del mondo. Le principali traduzioni o versioni della Bibbia sono:

- Dall'ebraico al greco, detta dei Settanta, che è la più importante. Quella di *Aquila, di Teodozione e di *Simmaco.

- Dall'ebraico all'aramaico esistono diversi targumin (= traduzioni). Esistono anche antiche traduzioni siriache e copte e di altre lingue meno importanti.

- Le versioni latine principali sono: la Vetus latina e la *Vulgata. Nel 1979, è stata pubblicata la Neovulgata.

Bolla.

Documento della massima importanza firmato dal papa. E così detta dal bollo di piombo che vi si sospende con una funicella a mo' di sigillo, sul quale è impresso da un lato l'effigie degli apostoli Pietro e Paolo e dall'altro il nome del papa. Le prime parole della bolla, scritta sempre in latino, danno il nome al documento.

Buddismo.

Sistema di dottrina e di vita che prende il suo nome da *Budda. Il buddismo cerca la pace e la serenità nella soppressione di qualsiasi desiderio. Il suo ideale è il raggiungimento del *Nirvana (" estinzione "), una specie di estasi nella quale si estinguono tutti i desideri. Il buddismo crede nella reincarnazione. E molto diffuso in Oriente. E normalmente considerato una delle grandi religioni, benché alcuni esitino a riconoscerlo come tale, dato che non comporta la fede esplicita in un Dio personale.

Caino.

Primogenito di Adamo ed Eva. Faceva il contadino e uccise per invidia suo fratello *Abele. Dio lo condannò a vivere una vita errante, ma gli impose anche un segno perché nessuno lo colpisse. Come per l'insieme dei primi undici capitoli della Genesi, non bisogna prendere questo racconto in un senso storico letterale; si tratta, piuttosto, di teologia in forma di storia. Caino è il prototipo dell'uomo malvagio che si disinteressa dei suoi fratelli.

Calvario.

Dal latino, calvaria = teschio; calco sull'aramaico Gylgaltha = luogo del teschio. Il nome sarebbe dovuto alla forma tonda e brulla della collina presso *Gerusalemme dove avvenivano le crocifissioni durante la dominazione romana. Un'altra spiegazione è quella che i teschi delle vittime vi restassero esposti. 

Calvinismo.

Dottrina di G. Calvino. Più strutturata teologicamente del luteranesimo, afferma con forza la trascendenza di Dio. Ha un concetto della Chiesa più organizzato. Si caratterizzò subito per la sua rigidezza e combattività. Non si estese per l'adesione dei territori, ma ad opera di individui e di gruppi.

Calvino, Giovanni (1509-1564).

Nato a Noyon (Francia). Verso il 1533-1534 adottò molte delle idee di Lutero portandole alle conseguenze più radicali, in particolare giungendo, dalla negazione del libero arbitrio, alla più dura espressione della predestinazione: tanto per la salvezza quanto per la condanna, vige fatalmente la predestinazione di Dio. Poiché nella Francia di Francesco I non venivano tollerati i non cattolici, si stabilì a Ginevra, che, pur appartenendo all'Impero tedesco, era di fatto indipendente. Ottenuto il dominio della città, vi stabilì un sistema di governo teocratico, retto da lui stesso con durezza fino alla sua morte, salvo qualche breve intervallo durante il quale ne fu esiliato. Perseguitò i suoi oppositori, molti dei quali furono da lui fatti giustiziare, come Miguel Servet, scrittore e medico spagnolo, scopritore della circolazione polmonare del sangue, arso vivo nel 1553. Teodoro Beza fu, come teologo, il suo miglior collaboratore.

Canone.

In greco, letteralmente, significa " regola ", prima in senso materiale, poi in senso figurato. Il canone dei libri sacri è la lista dei libri che la Chiesa riconosce ispirati da Dio e, pertanto, sono normativi per la fede e per la vita. Vedi Bibbia. Nel linguaggio liturgico, indica la grande " preghiera eucaristica ".

Capitoli e versetti.

Nella Bibbia, ognuna delle parti nelle quali si divide un libro (alcuni libri sono così corti che non si dividono: le lettere 2 e 3 di Giovanni, quella di Giuda, quella di Filemone). Anche i manoscritti antichi presentano il testo diviso in sezioni, per una più facile distribuzione nelle letture liturgiche. L'attuale divisione in capitoli la realizzò Stephen Langton nel 1206, quando era maestro a Parigi (diventerà poi arcivescovo di Canterbury). Nel 1550, Robert Estienne divise i capitoli in versetti, che facilitano la citazione esatta e la rapida ricerca di qualsiasi testo.

Cardinale.

Dal latino, cardo = cardine. Prelato nominato dal papa con una duplice missione: essere collaboratore del Santo Padre nelle questioni più importanti (vedi *Concistoro) ed eleggere il nuovo pontefice, con il Collegio Cardinalizio riunito in *Conclave, quando si verifica la Sede Vacante. Il titolo di cardinale compare verso il secolo X o XI; i primi furono i 25 presbiteri incaricati delle parrocchie di Roma, in quanto più immediati ausiliari del loro vescovo, il papa. Erano cardinali-presbiteri. Più tardi si aggiunsero gli altri due gruppi oggi esistenti. Dall'anno 1059, per decisione del sinodo di Roma, sanzionato dal papa Nicola II, fu riservata a loro l'elezione del papa. Dal 1586, furono ammessi anche gli stranieri. Ci sono tre gruppi di cardinali: a) Cardinali-vescovi, che sono i titolari delle diocesi suburbicarie (fuori dalle mura di Roma o nel circondario della città) e, per decisione successiva al concilio Vaticano II, i patriarchi orientali elevati al cardinalato (che conservano il titolo della propria sede patriarcale); b) Cardinali presbiteri, e c) Cardinali-diaconi. A questi due ordini si assegnano rispettivamente titoli o diaconie (chiese) a Roma. Anche se in altre epoche vi sono stati dei cardinali secolari e, fino alla convocazione del concilio Vaticano II, cardinali presbiteri, oggi essi sono designati tutti tra i vescovi o sono consacrati tali prima della loro investitura. I cardinali che hanno compiuto 80 anni non possono più partecipare al conclave per l'elezione del papa.

Carisma.

Dono di Dio a una persona per il bene della comunità. Può essere straordinario, come il dono di fare miracoli o di parlare le lingue, ma normalmente sono qualità non straordinarie, per esempio la chiamata alla vocazione religiosa, o una speciale sensibilità nel cogliere il bisogno dei poveri. In tempi recenti, c'è stato un risveglio di interesse per lo Spirito Santo e per i suoi doni nei gruppi chiamati carismatici o di rinnovamento carismatico. Carisma e *gerarchia non sono elementi contrapposti, ma complementari: uno più attento a ciò che è vitale, l'altro a ciò che è istituzionale, ma non in forma esclusiva, salvo casi di deviazione. Come indica san Paolo (cf 1 Cor 12,28), l'azione stessa di governare è un carisma, poiché la corretta visione del governo è quella del servizio alla comunità.

Carità.

Amore soprannaturale, riversato in noi dallo Spirito Santo (cf Rm 5,5). La carità (da carus = di grande valore) è l'unica virtù che permane anche nell'aldilà (cf 1 Cor 13,8). Non solo è la prima delle virtù, ma appartiene a un ordine diverso, superiore, definitivo; le altre valgono unicamente in quanto aiutano ad incrementare la carità o ne sono informate, poiché questa configura il modo di essere di Dio stesso e ci fa partecipare della sua ricchezza e felicità, così come, grazie all'amore per un'altra persona, facciamo nostre la sua ricchezza, la sua felicità o il suo dolore.

Caritas.

Termine latino che significa " carità ". Ai nostri giorni designa un'organizzazione della Chiesa che funziona nella maggior parte dei paesi. Ad essa fa capo gran parte delle offerte di beneficenza di cui regola la distribuzione, sia nel paese d'origine, sia nei paesi più colpiti dalla povertà, soprattutto con progetti concreti che aiutino a migliorare le condizioni dei gruppi emarginati. Altre organizzazioni, in parte simili alla Caritas, sono, tra le più importanti: Misereor (espressione latina che significa " provo compassione ") e Adveniat (in latino, " venga ", dal Padre Nostro: " venga il tuo Regno "). Queste funzionano in paesi ricchi, come la Germania, e destinano i loro fondi a paesi del Terzo Mondo secondo dei progetti molto concreti.

Càtari.

In greco, katharos = puro. Seguaci di una setta eretica apparsa in Europa - regione del Reno, Italia e, soprattutto, sud della Francia - nel sec. XII. In un contesto storico che perseguiva con urgenza l'ideale della riforma ecclesiale, si diffusero rapidamente, specie nelle classi inferiori, grazie alla predicazione e alla vita morale dei loro membri; in campo dottrinale, invece, professavano idee dualiste, a volte respingendo l'Antico Testamento e rifiutando l'autorità ecclesiastica e i sacramenti. Ripetutamente condannati, la loro repressione generò perfino delle guerre che insanguinarono il sud della Francia. Nei secoli seguenti, i domenicani, grazie alla forza della loro dottrina, e i francescani, per l'ideale di vita evangelica che incarnavano, furono decisivi nell'estinzione di questa setta e del movimento che formavano con altri simili.

Catarsi.

In greco, " purificazione ". Tecnica o modo di dire che permette di liberarsi dai conflitti interiori consci o inconsci. Come tecnica terapeutica, utilizza il rivivere il conflitto per assimilare in modo sano la situazione. " Per estensione, sentimento di purificazione o liberazione suscitata da qualche esperienza causata da qualsiasi opera d'arte ".

Catechesi.

Dal greco, katecheo = istruisco a viva voce. Istruzione nella fede. Si differenzia dal kèrigma, primo annuncio gioioso, in quanto la catechesi è una formazione sistematica e completa, secondo il livello delle persone. Ecco una definizione descrittiva della catechesi: " E quella tappa (o periodo intensivo) dell'itinerario di evangelizzazione, in cui si danno ai cristiani le basi per comprendere, celebrare e vivere il vangelo del regno, al quale hanno aderito, e per partecipare attivamente alla realizzazione della comunità ecclesiale e all'annuncio e diffusione del vangelo. Questa formazione cristiana, integrale e fondamentale, ha come meta la confessione di fede. In questa descrizione, si sottolinea: la sua dimensione temporale (un periodo), il suo carattere fondamentale (insegnamento elementare o iniziale), che deve essere integrale, comunitaria, in rapporto con la liturgia, missionaria, parte della conversione e che ha come meta la confessione di fede.

Catecumenato.

Periodo di formazione alla vita cristiana. Storicamente, il catecumenato fu un'istituzione ecclesiale importantissima, in particolare dal II al V secolo, quando la maggior parte dei battezzati erano adulti convertiti. La formazione comprendeva tre aspetti: dottrina, celebrazione (sacramenti) e vita o costumi. Durava diversi anni, dal primo avvicinamento alla comunità dei credenti fino alla celebrazione dei sacramenti dell'*iniziazione cristiana nella veglia pasquale. Oggi c'è un ritorno a questo istituto in quanto è aumentato il numero di chi chiede di entrare nella comunità ecclesiale in età matura. Si chiama a volte catecumenato l'impegno di riscoperta e approfondimento nella fede di coloro che sono già membri della Chiesa, ovvero battezzati.

Cattedra.

Seggio, simbolo di autorità e di magistero. Si parla di cattedra di Pietro con riferimento all'autorità dottrinale del papa e di cattedra episcopale per indicare il seggio del vescovo nella cattedrale, simbolo della sua autorità dottrinale.

Cattedrale.

Chiesa madre della *diocesi nella quale ha sede (cattedra) il vescovo.

Cattolico.

Dal greco katholicòs = universale. La Chiesa è " cattolica " perché annuncia il vangelo - secondo il comando missionario di Cristo agli apostoli - ad ogni creatura e accoglie popoli, nazioni, culture, in un pluralismo vivo di espressioni dell'unica fede. Contrapposto a " ortodosso " dopo la frattura con l'Oriente e, nel XVI secolo, a " protestante ", venne ad indicare la confessione cristiana che riconosce come capo supremo il vescovo di Roma.

Celebrante.

Colui che celebra. Nelle celebrazioni liturgiche, in particolare nella *messa, si suole dire che il celebrante è il presbitero che presiede. Questo modo di dire è inadeguato, perché tutti quelli che partecipano alla celebrazione sono celebranti. Al presbitero che presiede spetta il nome di presidente della celebrazione. Nel designare solo lui come celebrante c'è il rischio che gli altri prendano un atteggiamento passivo.

Celebrazione.

Rito nel quale si esprime un atto comunitario e, in modo solenne, il senso gioioso dell'esistenza, sperimentato in una realtà che incarna una dimensione trascendentale o almeno importante nella vita. La celebrazione è in stretto rapporto con il senso della *festa. Il suo ambito principale è quello religioso, i cui contenuti riguardano la trascendenza dell'essere umano e il senso definitivo della vita.

Celebrazione della parola.

Si dà oggi questo nome a ciò che anni fa veniva chiamato paraliturgia. Si tratta di celebrazioni della parola di Dio. La parte centrale è costituita da una o più letture bibliche. Esse sono precedute o accompagnate da canti, preghiere, omelia, monizione... oltre a qualche elemento specifico secondo il carattere della celebrazione stessa: professione di fede, simboli di luce, acqua o altri, atti penitenziali... Sono state raccomandate dal Vaticano II, in particolare in quei luoghi dove non vi siano sacerdoti (cf SC 35,4). Rivestono una particolare importanza quelle previste nel Direttorio per la celebrazione domenicale in assenza del presbitero.

Celibato.

Condizione di chi è celibe. Si applica particolarmente a chi rinuncia al matrimonio per dedicarsi in modo particolare alla vita e alle attività religiose. Nella Chiesa Cattolica i sacerdoti e i religiosi fanno voto di castità assoluta, secondo un obbligo divenuto canone dopo il Concilio di Trento. Nelle Chiese orientali il celibato è obbligatorio solo per i vescovi; presso i protestanti è ammesso il matrimonio dei pastori.

Celibe.

L'uomo non unito in matrimonio. Per le donne si usa *nubile.

Cena del Signore.

La cena pasquale che il Signore Gesù celebrò con i suoi discepoli alla vigilia della sua morte in croce. Attualmente, si chiama così anche la celebrazione eucaristica, nella quale riattualizziamo la pasqua del Signore. Le si danno anche altri nomi, come *messa, sacrificio eucaristico e - ma non nel linguaggio popolare - nuova pasqua, memoriale del Signore, sinassi (riunione) eucaristica.

Chiesa.

1. La comunità religiosa fondata da *Cristo, che, animata dallo *Spirito Santo, continua la sua opera nel mondo. La parola significa convocazione, riunione, assemblea. Da quel significato molto concreto passò a designare la comunità dei seguaci di Gesù. Nel corso della storia, la comunità iniziale, che si è andata sviluppando, si è divisa in molte Chiese. Abbiamo il problema della riunificazione, poiché Cristo ha fondato una sola Chiesa e vuole che tutti siano una cosa sola (Gv 17,21): è il problema dell'*ecumenismo. La Chiesa cattolica ha circa 850 milioni di fedeli distribuiti in circa 2.500 diocesi. La sua gerarchia è composta da circa 4.000 *vescovi, 412.000 *presbiteri e 9.000 *diaconi.

2. Chiesa significa anche il tempio dove la comunità si riunisce per le sue celebrazioni. Dal significato vivo di assemblea passò a designare il luogo.

3. Chiesa particolare. Un altro nome della *diocesi.

Chiese Orientali Cattoliche.

Esistono circa dodici milioni di fedeli uniti a Roma nei cinque riti e gruppi di Chiese orientali: bizantino (circa 5 milioni di fedeli, ucraini, rumeni, e altri sparsi per il mondo); caldeo (circa 500.000 in Iraq, malabarici in India); alessandrino (150.000 copti in Egitto, 100.000 etiopi); antiocheno (maroniti, siri...) e armeno (circa 100.000 in diversi paesi). Per queste Chiese fu promulgato nell'ottobre del 1990 un Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. A capo di ogni Chiesa c'è un Patriarca che, a differenza che in Occidente, non è un titolo meramente onorifico: ha giurisdizione su tutti i vescovi e fedeli del suo rito. Il Sinodo o assemblea di tutti i vescovi del patriarcato è l'istanza suprema e ha il diritto di nominare i vescovi: il papa interviene accettando precedentemente la lista dei candidati e concedendo poi all'eletto la comunione apostolica e l'inserimento nel collegio episcopale.

Circoncisione.

Ablazione del prepuzio, cioè della pelle che copre la punta del pene. Era praticata da numerosi popoli nell'antichità (egizi, edomiti, moabiti, ecc.), ma non da altri con cui ebbe relazioni il popolo di Israele (filistei, assiri, caldei). Generalmente si praticava al giungere della pubertà, come rito di iniziazione alla virilità. In Israele è stabilita fin da *Abramo (Gn 17,9-14) ed è il rito religioso di appartenenza al popolo di Dio. Era prescritto che si facesse all'ottavo giorno dalla nascita. " Segno fisico dell'alleanza con Jhwh, significa l'inserimento nella vita religiosa ebraica. Da qui la metafora "circoncisione del cuore" per esprimere la fedeltà a Jhwh " (X. Léon-Dufour). In Israele, incirconciso equivale a dire pagano.

Codice di Diritto Canonico.

Collezione sistematica di tutte le leggi generali della Chiesa. La prima raccolta in un codice unificato venne iniziata per disposizione di san Pio X, ma fu il suo successore, Benedetto XV, a promulgare il codice il 27 maggio 1917. Dopo il concilio *Vaticano II, se ne intraprese la revisione. Il nuovo codice fu promulgato il 25 gennaio 1983. Esso è composto da 1752 canoni suddivisi in sette libri, o grandi sezioni. Il suo tenore è molto diverso da quello del precedente; le disposizioni legali compaiono in un contesto dottrinale, ovvero l'ecclesiologia del concilio Vaticano II, sui documenti del quale, soprattutto la Lumen gentium (Costituzione dogmatica sulla Chiesa), si basano, riprendendone spesso alla lettera delle affermazioni o degli interi paragrafi.

Collegialità.

Riferita ai vescovi di tutto il mondo, la collegialità è il principio teologico-pastorale in virtù del quale il governo della Chiesa implica la corresponsabilità di tutti i vescovi nella causa della Chiesa intera. Il Concilio Vaticano II ha chiarito questo principio, che completa ed equilibra quello del primato del vescovo di Roma. Nella collegialità si articolano questi tre principi: a) ogni vescovo ha, nella sua diocesi, un'autorità propria, vale a dire, non delegata dal papa;

b) il papa, in virtù del primato, ha autorità su tutta la Chiesa,

c) tutti i vescovi sono responsabili del compito ecclesiale, non solo nella propria diocesi, ma nell'insieme della Chiesa.

Concordato.

Convenzione di tipo globale tra la Santa sede ed il governo. Il trattato che regola i mutui rapporti tra due Stati, quando uno di questi Stati è la Santa Sede o il Vaticano, viene denominato concordato.

Consacrazione.

1. Atto del consacrare o dedicare a Dio in modo esclusivo. Si parla, ad esempio, di consacrazione religiosa o sacerdotale. Se si tratta di oggetti o di luoghi, come un altare o una chiesa, si usa anche la parola dedicazione.

2. Parte centrale della preghiera eucaristica.

Cristianità.

1. L'insieme dei cristiani o popolo di Cristo. Insieme dei paesi abitati dai cristiani.

2. Regime cristiano. Ordinamento socio-politico della società nella quale il cristianesimo è considerato l'elemento che giuridicamente la caratterizza. In essa si dà per scontato che il cittadino professi il cristianesimo e chi non lo fa è considerato in qualche modo inferiore. Questo regime cominciò nella Chiesa con la conversione di Costantino (313) e si rafforzò decisamente con l'imperatore Teodosio I (379-395). Nel Medio Evo, in mezzo a tensioni con i poteri politici, si manifestò, per esempio, nella necessità dei prìncipi di una consacrazione religiosa per aver diritto all'obbedienza dei propri sudditi. In seguito, vi sono state forti pressioni, non solo contro il tentativo di privilegiare politicamente la professione di fede cristiana, ma anche con la decisa volontà di sostituirla con ideologie opposte (liberalismo, marxismo). Dopo il Vaticano II, la Chiesa ha rinunciato in modo consapevole e deciso al regime di cristianità, " per tornare alla sua primitiva condizione di Chiesa missionaria in una società la cui piena autonomia di valori è stata ampiamente riconosciuta " .

Croce.

Strumento di supplizio che i romani e altri popoli antichi usavano per eseguire la pena di morte nel modo più crudele e infamante. Era formata da due assi di legno incrociate; a volte, quella orizzontale era inchiodata all'estremità di quella verticale, a forma di tau o della nostra T maiuscola. Alla morte di croce fu condannato Gesù dal procuratore romano Ponzio *Pilato, su richiesta dei giudei. Da allora, la croce è l'emblema del cristianesimo. E anche il simbolo della sequela di Gesù, che disse: " Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua " (Mt 16-24; cf 10,38; Lc 14,27). D'altra parte, poiché da essa Cristo passò alla gloria della risurrezione, la croce è anche segno di vittoria. Per questo nel cristianesimo essa viene riprodotta in pitture, sculture ed altri manufatti e nel segno fatto sulle persone e sulle cose. La croce il cui braccio verticale è più lungo si chiama croce latina; se i bracci sono uguali, si chiama croce greca. La croce a forma di X si chiama croce di sant'Andrea; gli ordini militari ebbero nelle loro insegne delle croci peculiari, in genere ornate alle estremità: la croce di Malta, di Calatrava, di Santiago, di Montesa. L'amore per il Signore che morì su di essa fa sì che spesso sia lavorata in materiali preziosi, sebbene oggi si torni a preferire la croce semplice e austera, più realistica ed espressiva. Quando sulla croce si pone l'immagine di Gesù, la chiamiamo crocifisso. Parte integrante della liturgia del Venerdì Santo (vedi Triduo pasquale) è l'adorazione della santa croce

Dannazione.

La condanna eterna dell'uomo che si è chiuso volontariamente alla grazia di Dio che voleva salvarlo. Sarebbe eretico considerarla come anteriore e indipendente dall'ostinazione dell'uomo. Il mistero della dannazione si comprende meglio alla luce di ciò che è la salvezza: la comunicazione con Dio attraverso l'amore, che rende felice con la felicità di Dio stesso, similmente a come facciamo nostra la gioia di quelli che amiamo. La dannazione è lo stato di chi rifiuta di aderire al bene e al bene assoluto che è Dio. 

Davide.

Secondo re (1010-970) del popolo di Dio, successore di Saul. Conquistò Gerusalemme (Gebus) ai gebusei e ne fece la capitale del regno. La Bibbia lo presenta come un eroe nazionale, spirito nobile e molto religioso. Cadde in gravi colpe, ma seppe pentirsi di cuore. Dopo Abramo e Mosè è il personaggio più rilevante dell'AT e un anello importante nella genealogia del messia, chiamato anche " figlio di Davide " (Mt 21,9). Musicista e poeta, la tradizione ha visto in lui l'autore dell'intero salterio; gli studiosi gli attribuiscono oggi non più di dodici salmi, pur riconoscendogli un ruolo essenziale nelle origini della lirica religiosa del suo popolo. Di lui si parla largamente nei libri di Samuele e dei *Re, oltre a numerose citazioni in altri libri.

Diaconato.

In greco, significa servizio. Anche se tutti i *ministeri sono un servizio, quello del diacono lo è come per antonomasia tra i ministeri conferiti mediante il sacramento dell'ordine: episcopato, presbiterato e diaconato. Il diaconato è requisito necessario per accedere al presbiterato e all'episcopato, ma ha anche la sua ragione d'essere in se stesso. Nella Chiesa antica, molti diaconi rimanevano tali per tutta la vita; essi ebbero un ruolo importante, soprattutto a Roma accanto al papa. Oggi, grazie al rinnovamento ecclesiologico del concilio Vaticano II, si è recuperato il diaconato permanente che può essere conferito sia a celibi che a sposati. Con il diaconato si entra a far parte dei ministri sacri o chierici.

Diaconessa.

Donna che, anticamente, soprattutto nelle chiese d'Oriente e d'Africa, riceveva il ministero per il servizio liturgico, specialmente per aiutare o servire in alcuni riti, come il battesimo delle donne, per motivi di decoro: unzione delle catecumene e accompagnamento nella vasca battesimale, data la nudità delle catecumene in tali cerimonie, unzione delle malate. Altri ministeri erano più indipendenti dalle azioni liturgiche, come i servizi di carità. In alcuni casi, il vescovo le conferiva l'" ordinazione " in modo simile a quella del diacono o del presbitero, con imposizione delle mani, vestizione della stola, consegna del calice. Per quanto ci sia chi consideri questo rito sacramentale, o chi almeno si chiede se lo fosse, la convinzione generale è che si trattasse di una benedizione costitutiva e non di un sacramento.

Dio.

Nome sacro dell'essere supremo, creatore dell'universo, che lo conserva e governa con la sua provvidenza " (Real Acad.). " Nelle religioni monoteistiche, essere supremo concepito come creatore, ordinatore e conservatore di tutta la realtà " (Zingarelli, 12a ed.). Nessuna parola o espressione è adeguata a definirlo, poiché il nostro linguaggio appartiene all'ordine dei nostri limiti e Dio è il *trascendente. La sua infinità in ogni ordine lo fa ineffabile, inesprimibile. Per questo il nostro parlare di Dio non può essere che un suggerire. Due definizioni bibliche impiegate sono: Jhwh = " Io sono ", " Io sono colui che sono " (Es 3,14) e " Dio è amore " (1 Gv 4,8 e 16). La prima si usa a volte nel linguaggio metafisico, anche se non si deve pensare che la sua origine fosse questa. La seconda ha un senso più vitale ed è senza dubbio quella che può meglio suggerirci che cosa sia Dio, poiché tra gli attributi dell'essere personale nessuno vale più di quello dell'amore.

Diocesi.

La porzione del popolo di Dio che viene affidata alla cura pastorale di un Vescovo con la cooperazione del presbiterio, in modo che, aderendo al suo pastore e da lui riunita nello Spirito Santo mediante il Vangelo e l'Eucaristia, costituisca una Chiesa particolare in cui è veramente presente e operante la Chiesa di Cristo una, santa, cattolica e apostolica (CIC 369). Di regola, è circoscritta entro un determinato territorio, ma vi sono anche diocesi personali, come nel caso del vescovo castrense. Diverse diocesi formano assieme un'*arcidiocesi o provincia ecclesiastica.

Discernimento.

Riflessione con la quale si cerca di conoscere la volontà di Dio su un determinato punto sul quale non si ha sufficiente chiarezza. Si tratta di un'attività spirituale che si deve realizzare in un clima di preghiera. Oggetto del discernimento può essere una questione personale oppure comunitaria. Il clima di preghiera implica la sincerità, e cioè il tentare di eliminare i mascheramenti soggettivi della verità per vedere le cose alla luce di Dio ed operare di conseguenza. Per realizzare un buon discernimento è indispensabile, con lo spirito di fede (giudizio delle realtà secondo Dio), un atteggiamento di piena disponibilità, vale a dire essere disposti ad accettare nella propria vita le conseguenze della luce ottenuta, per esigenti che siano. Anche se il discernimento è sempre esistito nella vita spirituale, si indica in sant'Ignazio di Loyola l'uomo che, in modo esplicito, lo praticò e lo propose, tanto da essere una delle caratteristiche della spiritualità ignaziana.

Discorso della montagna.

E un lungo discorso di Gesù che in Mt occupa tre capitoli (5, 6 e 7); in Lc è molto più breve (6,17-49) perché alcuni elementi, rispetto a Mt, sono collocati in altri contesti. E probabile che Mt abbia riunito la dottrina esposta da Gesù in diverse circostanze. Il discorso della montagna ebbe luogo all'inizio della vita pubblica. La montagna di cui parla Mt 5,1 è, secondo la tradizione, una collinetta presso il lago di Genèsaret, sul lato nord a tre chilometri da Cafarnao. Anche se non si deve cercare in questo discorso un riassunto di tutto il cristianesimo, esso è importantissimo come espressione dello spirito dell'insegnamento evangelico. Comincia con le Beatitudini, manifesta la novità dell'insegnamento di Gesù rispetto all'antica legge, espone gli atteggiamenti fondamentali che deve avere chi vuole seguirlo e si conclude con un deciso appello a non ridursi ai meri sentimenti, ma a tradurli in opere. Questo discorso è stato molto commentato nel corso dei secoli.

Don Pino Puglisi.

Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio e di una sarta. Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e nel 1992 assume anche l'incarico di direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro "Padre Nostro", che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. La sua attenzione si rivolse al recupero degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa, riaffermando nel quartiere una cultura della legalità illuminata dalla fede. Questa sua attività pastorale - come è stato ricostruito dalle inchieste giudiziarie - ha costituito il movente dell'omicidio, i cui esecutori e mandanti sono stati arrestati e condannati. Nel ricordo del suo impegno, innumerevoli sono le scuole, i centri sociali, le strutture sportive, le strada e le piazze a lui intitolate a Palermo e in tutta la Sicilia.

Ecumenismo.

Movimento che tende a riunificare in una sola Chiesa le diverse Chiese cristiane. Ecumene significa in greco la parte abitata della terra, ovvero l'universalità. L'ecumenismo vuole essere la risposta alle parole di Gesù: " che siano una sola cosa " (Gv 17,21). Il movimento nacque in Inghilterra nel sec. XIX. Nel 1948, venne fondato a Ginevra il Consiglio Ecumenico delle Chiese, al quale appartengono quasi tutte le confessioni cristiane. La Chiesa cattolica, che non ne è membro, vi è rappresentata da osservatori. Giovanni XXIII creò il " Segretariato per la promozione dell'unità dei cristiani " (1960). Il Vaticano II si interessò molto al tema dell'ecumenismo ed elaborò il Decreto sull'ecumenismo " Unitatis Redintegratio ".

Emmanuele.

" Dio con noi ", in ebraico. E il nome che, nella famosa profezia di Is 7,14, viene dato al figlio che nascerà dalla vergine e che Mt 1,23 vede compiuta nel narrare la concezione verginale di Gesù. La cosa più significativa di questa profezia, difficile da interpretare nei suoi dettagli, è proprio in ciò che questo nome esprime: Dio è con il suo popolo e, pertanto, Dio lo salva.

Emmaus.

Diverse località della Palestina portano questo nome. La più famosa è il villaggio verso il quale, nel giorno della *risurrezione del Signore, camminavano i due discepoli di cui ci parla Lc 24,13-35. Si identifica, probabilmente, con l'odierna El-Qubeibeh, situata a circa 12 km da Gerusalemme. Per altri si tratterebbe, invece, dell'odierna ’Amwas, a 24 chilometri.

Episcopato.

1. L'insieme dei vescovi (del mondo, di una nazione, regione, ecc.).

2. Il ministero dell'ordine nel suo grado più alto. Vedi Ordine, Sacramento dell'.

Epistola.

Lettera. Il termine epistola è latino ed era riservato alle lettere importanti, soprattutto per quelle scritte dagli apostoli. Ai nostri giorni, è d'uso più comune chiamarle lettere.

Era cristiana.

Computo degli anni a partire dalla nascita di Gesù. Viene anche chiamata era volgare, in quanto è utilizzata dalla maggior parte dei popoli. Ad avere la felice idea di porre la nascita di Cristo come punto centrale nello svolgersi del tempo fu il monaco greco Dionigi il Piccolo, che visse a Roma nel sec. VI. Nell'anno 526, nel fare il computo, credette che Gesù fosse nato nell'anno 754 di Roma, basandosi sul fatto che aveva 30 anni quando iniziò la sua vita pubblica. Di fatto, Lc 3,23 parla in senso approssimativo e forse vuole solo indicare che era giunto alla maturità richiesta per una missione pubblica. Gesù nacque al tempo di Erode il Grande, che morì nell'anno 750 di Roma, dopo essere stato malato per diversi mesi. Di conseguenza, la nascita di Gesù deve essere spostata di almeno quattro anni; secondo gli studiosi, tra i quattro e i sette anni. Il censimento ai tempi di Quirino (Lc 2,1-2) rimane oscuro dal punto di vista della datazione storica (cf Bibbia TOB, nota a Lc 2,2). La data più sicura che possediamo è quella dell'inizio della vita pubblica di Gesù. Quella della nascita la conosciamo con l'approssimazione già detta; ma conserva tutto il suo valore il fatto che sia posta come inizio della nostra era

Escatologia.

Da eschata = le cose ultime. Dottrina o trattato sulle cose ultime, sul futuro personale (escatologia individuale) e dell'umanità (escatologia collettiva). Il termine " ultimo " si può considerare riferito a un evento decisivo, o all'ultimo in senso assoluto. Così, prima di Cristo, Israele guardava a colui che doveva venire. Adesso guardiamo alla fine dei tempi: morte, giudizio e vita eterna. I profeti dell'AT annunciano i tempi messianici con un linguaggio fortemente immaginativo (cf Is 24,18-23; 25,6-12; 66,10-16.18-24). Il NT manifesta compiute quelle speranze: Cristo è la pienezza che attendevano (Rm 1,1-4; 2 Cor 1,20; Gal 4,4); in lui giunge la nuova creazione (cf 2 Cor 5,17), la salvezza (cf 2 Cor 6,2). Ma manca la consumazione del mistero di Cristo nei cristiani e nella storia; viviamo nella speranza di quella consumazione escatologica (cf 1 Cor 1,7; 15,19-28; 2 Cor 1,14; 1 Ts 2,19; Rm 8,18-25). Nell'Apocalisse abbondano le visioni escatologiche.

Eternità.

" Durata di un essere che esclude qualsiasi inizio, fine, mutazione o successione " . O, secondo la definizione di Boezio, " possesso totale, simultaneo e perfetto di una vita interminabile " . Così intesa, si addice solo a Dio. Tuttavia, nel linguaggio corrente, parliamo di vita eterna riferendoci a quella che noi speriamo, dell'eternità di beatitudine o di pena, e di fatto, nel passare da questa vita alla futura, usciamo dal tempo; nell'aldilà non è immaginabile una situazione di successione e di cambiamento come quella che qui sperimentiamo.

Eucaristia.

Il maggiore dei sacramenti cristiani, quello in cui la presenza di Gesù è più piena. Letteralmente significa azione di grazie, ma include anche il senso di benedizione o lode, in quanto traduce la berakà ebraica, che comprendeva ambedue i significati. L'eucaristia cristiana proviene dall'ultima cena di Gesù con i suoi apostoli, che fu celebrazione della *pasqua ebraica e iniziazione della pasqua cristiana, che ora si attualizza nella celebrazione. Si usa chiamare eucaristia tutta la messa. In senso stretto, ne è la parte centrale: la preghiera eucaristica

Eutanasia - Distanasia.

L'eutanasia (in greco = buona morte) consiste nel provocare la morte a qualcuno per evitare che soffra. E un'azione immorale, che non si può in alcun modo giustificare. La distanasia è l'accanimento nel ritardare il più possibile la morte con mezzi straordinari e molto costosi in se stessi o nel contesto della famiglia. Nelle circostanze di una " morte clinica " (morte irreversibile della corteccia cerebrale), del prolungamento di una vita puramente vegetativa, del poter prolungare per poco tempo e con grandi dolori una vita irrecuperabile, è lecito non usare mezzi straordinari e " lasciar morire " (non impiegare la distanasia), che è cosa diversa dal " far morire " (eutanasia). Diversi documenti della Santa Sede e degli episcopati confermano questo giudizio morale. " Fa parte del "diritto a morire umanamente" il non prolungare indebitamente la vita dell'uomo al di là di quello che presumibilmente è lo spazio della realizzazione della libertà umana ".

Evangelizzazione.

Predicazione o annuncio del vangelo.

" L'evangelizzazione è ciò che definisce la missione totale della Chiesa, la sua identità più profonda (EN 14), giacché "essa esiste per evangelizzare". Con evangelizzare si intende quindi il processo globale mediante il quale la Chiesa, popolo di Dio, mossa dallo Spirito:

- annuncia al mondo il vangelo del regno di Dio;

- rende testimonianza tra gli uomini del nuovo modo di essere e di vivere che esso inaugura;

- educa nella fede quelli che vi si convertono;

- celebra nella comunità dei credenti (mediante i sacramenti) la presenza del Signore Gesù e il dono dello Spirito, e

- impregna e trasforma con la sua forza tutto l'ordine temporale.

Farisei.

Gruppo religioso-politico molto influente in Israele, frequentemente nominato nel NT, mai nell'AT, anche se hanno origine nel sec. II a.C., come testimonia Giuseppe Flavio che ne parla abbastanza. Godevano di un grande prestigio tra il popolo, davanti al quale si presentavano come conoscitori scrupolosamente osservanti della Legge. Si dà al termine il significato di " separato ", ma non si è sicuri dell'oggetto della separazione, che potrebbe essere ciò che è impuro, l'autorità religiosa, la classe politica. Credevano nella risurrezione dei morti e nella vita futura, a differenza dei sadducei. Molti degli scribi e dei dottori erano farisei. Dopo la distruzione di Gerusalemme ad opera dei romani (70 d.C.), l'unico partito e tendenza del giudaismo fu il farisaismo. Nei vangeli, i farisei appaiono, con gli scribi e i sadducei, come gli avversari di Gesù, il quale attacca duramente il loro orgoglio, la loro avarizia, la loro ipocrisia e, soprattutto, la tendenza permanente a credere che la salvezza viene dalla legge.

Fede.

In ebraico, " essere fermo, avere fiducia "; in greco, " fidarsi di ". E la virtù teologale per mezzo della quale crediamo in qualcosa fidandoci di colui che ce la rivela o manifesta. Contro una certa interpretazione troppo intellettualistica (accettare una verità incomprensibile), oggi si torna ad accentuare l'originale visione della Bibbia, nella quale la fede è prima di tutto adesione alla persona che rivela, sicurezza della fedeltà e lealtà di Dio che ci parla. " Una corretta comprensione della fede nel senso biblico deve tener conto dell'aspetto di fiducia e dell'aspetto di verità-relazione ". La fede è un atteggiamento fondamentale del cristiano.

Figlio di Dio.

Il Verbo o seconda persona della Santissima *Trinità. In Israele, il re, in quanto eletto da Dio, riceveva il titolo di Figlio di Dio. A volte viene chiamato Figlio di Dio tutto il popolo (cf Os 11,1).

Nel NT, Gesù è presentato come Figlio di Dio in modo nettamente distinto da come lo erano altre persone. Egli mostra Dio come padre degli uomini (nel *Discorso della montagna secondo san Matteo si contano 16 espliciti riferimenti in questo senso). Distingue, tuttavia, questa filiazione dalla propria, totalmente singolare. Non dice mai " nostro Padre ", ma, come il giorno della risurrezione: " Salgo al Padre mio e Padre vostro... " (Gv 20,17). Nel pregare, comincia sempre con il vocativo Padre. Giovanni è quello che insiste più spesso e in modo più chiaro sulla divinità di Cristo: per 35 volte troviamo sulle labbra di Gesù, nel suo Vangelo, l'espressione " mio Padre ". *Esegeti e *teologi vi vedono uno degli elementi in cui, con maggior nitidezza, si manifesta la sua filiazione del tutto speciale. In altre circostanze, fa conoscere la sua singolarità in affermazioni come: " prima che Abramo fosse, io sono " (Gv 8, 58; cf tutto il capitolo); oppure chiamase stesso Figlio di Dio (cf Gv 3,18; 5,15; 10,36; 11,4) o il Figlio (3,16.17.18.35). A volte è aggettivato con unigenito (cf 1,14.18; 3,16.18; 1 Gv 4,9). Nei sinottici vedi Mt 17,24-27; 11,27; Mc 13,22; Lc 10,20. In *Paolo: Rm 8,3.32; 15, 6; 1 Cor 8,6; 15,24; 2 Cor 1,13; 8,9: 11,31; Ef 1,3; Col 1,3.13.15; 2,9; Gal 4,4; Fil 2,6-8.

Filosofia.

Termine di origine greca, che significa amore della saggezza. Il desiderio di sapere è una caratteristica fondamentale dell'animale razionale: l'uomo è naturalmente filosofo. In genere, però, si intende per filosofia la ricerca della conoscenza inquadrata in un adeguato rigore metodologico. Si differenzia dalle altre scienze per la totalità o universalità del suo oggetto, rispetto alla limitazione delle altre. La filosofia studia l'essere in se stesso e particolarmente l'uomo nel suo essere, nel suo dover essere e nel suo destino. Dalla teologia, che parimenti affronta questi aspetti, si differenzia in quanto questa argomenta basandosi sui dati della rivelazione. La filosofia si basa unicamente sulla coerenza della ragione con se stessa, ma questo non significa che possa essere rinchiusa nel razionalismo, giacché la realtà umana è più della semplice ragione, anche nel conoscere, e, d'altra parte, escludere ciò che va oltre la ragione (il soprannaturale) sarebbe mutilare la prospettiva umana, aperta a un al di là di ciò che coglie la ragione; la ragione stessa può percepire che la realtà è più di quanto essa domina. I fallimenti della ragione e le contraddizioni dei diversi sistemi sono un richiamo al riconoscimento dei limiti della filosofia. Questi limiti, tuttavia, non appannano la grandezza di questa scienza che è lo sforzo dell'uomo di capire tutto il reale nel suo essere e nel suo significato. La teologia stessa ne ha bisogno come aiuto basilare.

Generi letterari.

Modi di esprimersi fissi, peculiari di un popolo, di una cultura, di un insieme di opere letterarie dello stesso tipo specifico, secondo i differenti fini degli scritti. Ad esempio, un orientale si esprime in modo diverso da un occidentale; una lettera ha un'impostazione ed un tono diversi da un articolo per un giornale. Non si scrive nello stesso modo un romanzo o un verbale giudiziario; le parole in una poesia hanno una dimensione diversa che in una conversazione, ecc. Ognuno di questi modi è un genere letterario. Per capire la letteratura biblica, la sua origine preletteraria e la sua trasmissione, la sua storia letteraria e il suo contenuto, è indispensabile conoscere tanto le sue unità più piccole (formule), che quelle intermedie (forme) e le grandi unità letterarie (generi letterari). Le frasi acquistano un senso preciso nella struttura generale in cui sono inserite, vale a dire secondo il senso che viene loro dato dal genere letterario in cui sono espresse. Nella Bibbia, ci sono molti generi letterari che devono essere compresi nel senso che si dava loro in quei tempi remoti. Per questo a volte risultano di non facile comprensione. Ci sono, inoltre, generi che compaiono solo nella Bibbia, come il genere evangelico  o quello degli Atti degli Apostoli.

Gesù Cristo.

Gesù significa " Jhwh salva ". Cristo significa " Messia, unto ". Si suole usare Gesù quando ci si riferisce al personaggio storico vissuto in Palestina, e che la gente vedeva nella sua qualità di uomo. E Cristo, di preferenza, quando ci si riferisce alla sua situazione definitiva di risorto. Su Gesù di Nazaret abbiamo dati storici extra-biblici, anche se non molti. Plinio il Giovane, governatore della Bitinia (Asia Minore), scrisse nel 112 una lettera all'imperatore Traiano: i cristiani " si riuniscono prima dell'alba e cantano inni a Cristo, che considerano Dio ". Lo storico Tacito, verso il 116, scriveva nei suoi annali, a proposito dei cristiani: "questo nome veniva loro da Cristo, il quale, sotto il regno di Tiberio, fu condannato al supplizio dal procuratore Ponzio *Pilato ". Un altro storico, Svetonio, afferma che l'imperatore Claudio " espulse da Roma gli ebrei, i quali, eccitati da Cresto (Cristo), provocavano frequenti tumulti ". La sua visione non è esatta, ma questo accenno corrisponde all'espulsione degli ebrei da Roma della quale si parla in At 18,2. Lo storico ebreo *Giuseppe Flavio ha scritto nel suo Antichità Giudaiche (XVIII, 63-64) un lungo paragrafo riferito a Cristo, anche se alcune delle sue versioni ci sono giunte interpolate. Ci sono riferimenti più o meno velati negli scritti dei rabbini ebrei che elaborarono la Mishnah e il Talmud. Nel NT abbiamo dati sparsi, ma tanto numerosi che con essi si può tracciare se non una biografia un insieme di tratti generali della sua vita: origine, nascita, qualcosa sulla sua infanzia, lavoro a Nazaret. e poi tutta la sua vita pubblica e la sua tragica fine sul Calvario. La cronologia della sua vita è bene inquadrata nella storia come collocazione generale, per quanto manchino dati precisi che oggi vorremmo possedere. Nacque prima della primavera del 750 anno di Roma, poiché verso quella data morì Erode il Grande. Quell'anno corrisponde al 4 a.C., per l'errore nei calcoli di Dionigi il Piccolo; potrebbe essere nato tra il 5 e il 7 prima dell'anno 1 fissato per la nostra era. Il senso della sua esistenza appare chiaro con la sua risurrezione, che trascende la storia, ma rimane avvallato dalla vita e dalla predicazione dei suoi discepoli. La sua dottrina la troviamo nei vangeli e negli altri scritti del NT. Nulla, nella letteratura universale, gli si può paragonare. Gesù parla soprattutto di suo Padre e del *Regno di Dio o regno dei cieli che con lui giunge e che deve estendersi in tutto il mondo per la salvezza degli uomini. Il punto cruciale dell'ammissione della sua divinità è una questione di fede, è un dono soprannaturale, ma non è un *fideismo cieco: ha una base ragionevole in ciò che conosciamo della sua vita, delle sue opere o segni, dei suoi discepoli e nella sintonia della sua persona e della sua dottrina con la più autentica realizzazione dell'uomo. I discepoli cominciano a scoprire la sua condizione di messia, per poi ricevere la luce riguardo alla sua divinità.

Giubileo.

La parola viene dal termine ebraico " Yôbel " che, dal senso originale di capro o corno di capro, passò a significare tromba. Si chiama così perché veniva annunciato a suon di tromba. Certi anni ricevettero il nome di giubilari perché erano promulgati con il clamore delle trombe. In Lv 25,8-17.29-31 si consegna questa legge stabilizzatrice della proprietà e umanitaria: ogni cinquanta anni (7x7+1) gli schiavi recupereranno la libertà e i campi venduti torneranno agli antichi proprietari o alle loro famiglie. Poiché l'*Anno sabbatico, celebrato ogni sette anni, aveva esigenze simili e l'anno 50 veniva sempre dopo un anno sabbatico, era difficile rispettare il precetto; forse con esso si volle rimediare all'inosservanza di quanto dovuto negli anni sabbatici.

Dall'anno giubilare ebraico deriva che si siano stabiliti nella Chiesa degli *anni santi o giubilari, nei quali si offre un'occasione speciale per chiedere e ottenere il perdono di Dio.

Giuda.

1. Figlio di *Giacobbe e di *Lia, erede della promessa, pur non essendo il primogenito. Dalla sua discendenza nascerà il messia.

2. Il regno di Giuda si formò intorno alla tribù omonima, il cui centro fu prima *Betlemme e poi *Ebron. Con *Davide, la tribù di Giuda ebbe il momento di massimo splendore, soprattutto quando si stabilirà come re a Gerusalemme. Vedi *Regno del Nord Regno del Sud.

3. Uno dei dodici apostoli. Gli evangelisti, per distinguerlo dal traditore, gli danno diversi nomi: Giuda (figlio) di Giacomo (Lc 6,16; At 1,13); Taddeo (Mc 3,18 e Mt 10,3, ma in alcuni manoscritti Lebeo o Taddeo detto Lebeo); Giuda " non l'Iscariota " (Gv 14,22).

4. Uno dei *fratelli di Gesù. Forse l'autore della lettera omonima. Alcuni identificano questo Giuda con Giuda di Giacomo o Giuda Taddeo.

5. L'apostolo traditore. Vedi *Giuda Iscariota.

Giuda Iscariota.

Il nome potrebbe significare " uomo di Keriot ", oppure, dall'aramaico sheqarja, " mentitore, ipocrita ", o ancora " sicario ". Fu uno dei dodici *apostoli eletti da Gesù, che egli tradì consegnandolo ai suoi nemici quando aveva ormai perso la fede in lui (cf Gv 6,67-72). E sempre citato per ultimo nella lista degli apostoli (cf Mt 10,2-4 e par.).

Giudaismo.

Usato spesso come sinonimo di *Ebraismo, acquista una sfumatura spregiativa, soprattutto in alcune lingue, probabilmente per l'assonanza con il nome di Giuda Iscariota, " il traditore ". In realtà, con questo termine si intende la tradizione religiosa formatasi dopo l'esilio babilonese, imperniata sulla lettura della Torah e dei Profeti nella sinagoga e sull'osservanza della legge mosaica.

Giuseppe.

1. Patriarca di Israele, figlio di *Giacobbe e di *Rachele. La sua storia, in parte del genere didattico romanzato (cf DBM-Cl), è narrata con molti particolari da Gn 37-50. Venduto come schiavo dai suoi fratelli invidiosi, è portato in Egitto, dove diventerà secondo solo al *faraone. Dio lo aveva fatto giungere lì per essere la salvezza dei suoi fratelli quando, nel tempo della carestia, questi scendono in Egitto in cerca di cibo. Con loro verrà anche suo padre Giacobbe. Comincia così la permanenza dei discendenti di *Abramo nel paese del *Nilo fino a che, oppressi da nuovi governanti, Dio li libererà per mezzo di *Mosè.

2. Giuseppe, sposo di Maria. Discendente di Davide e padre putativo di Gesù, occupa un posto importante nei racconti dell'infanzia di Gesù: *genealogia di Gesù, *concezione verginale, fuga in Egitto, ritorno e residenza a *Nazaret (Mt 1); *annunciazione (Lc 1,26-27), nascita, presentazione al tempio, vita nascosta (Lc 2). Durante la vita pubblica di Gesù, è nominato appena (cf Mc 6,3; Mt 13,55; Lc 3,22; Gv 1,45; 6,42); forse era già morto. E l'uomo giusto, leale con Maria, sua promessa sposa, artigiano che con il suo lavoro guadagna da vivere per Gesù bambino e per Maria.

3. Giuseppe di Arimatea, membro del *sinedrio e ricco uomo di *Gerusalemme, discepolo di Gesù, anche se di nascosto. Svolge un ruolo importante nella passione e morte di Gesù: non aderisce alla condanna e più tardi chiede a Pilato il corpo di Gesù e, con *Nicodemo, lo seppellisce nel sepolcro nuovo che aveva preparato (cf Mc 15,42-46; Lc 23,41.50.51; Mt 27,57; Gv 19,38-42).

Impastato Giuseppe.

Nato a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa (il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella, ucciso con un’auto imbottita di tritolo nel 1963). Ancora ragazzo, rompe con il padre, che lo caccia via di casa, e avvia un’attività politico-culturale antimafiosa.
Nel 1965 fonda il giornalino “L’Idea socialista” e aderisce al Psiup. Dal 1968 in poi partecipa, con ruolo dirigente, alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati. Nel 1975 costituisce il gruppo “Musica e cultura”, che svolge attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti ecc.); nel 1976 fonda “Radio Aut”, radio privata autofinanziata, con cui denuncia quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini – e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti – che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto. Il programma più seguito era “Onda pazza”, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici.
Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo al Consiglio comunale. Stampa, forze dell’ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima, di suicidio. Grazie all’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta Impastato, che rompono pubblicamente con la parentela mafiosa, dei compagni di militanza e del Centro Siciliano di Documentazione di Palermo, nato nel 1977 e che nel 1980 si sarebbe intitolato a Giuseppe Impastato, viene individuata la matrice mafiosa del delitto e sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l’inchiesta giudiziaria.

Imperatori nell'epoca del Nuovo Testamento

Ottaviano Augusto 31 a.C.-14 d.C.

Tiberio 14-37

Caligola 37-41

Claudio 41-54

Nerone 54-68

Galba 68-69

Ottone 69

Vitellio 69

Vespasiano 69-79

Tito 79-81

Domiziano 81-96

Nerva 96-98

Traiano 98-117

In albis.

Nome dato fin dall'antichità alla domenica successiva a quella di Pasqua, in quanto è la domenica " in albis deponendis ", vale a dire la domenica in cui si deponevano gli abiti bianchi che fino a quel giorno avevano indossato i neofiti

Incarnazione.

Il fatto di prendere carne, ovvero umanità. Mistero nel quale i cristiani riconoscono che la Seconda Persona della Santissima Trinità si fece uomo nel seno della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo. In senso figurato, si parla di " incarnarsi in un ambiente ", di una " pastorale incarnata ", ecc., per indicare che non si lavora dall'esterno o a partire da teorie.

Indulgenza.

Remissione concessa dalla Chiesa della pena temporale dovuta per il peccato già perdonato. Si fa più comprensibile partendo dalla storia: all'epoca delle persecuzioni, alcuni cristiani sottoposti a pubblica penitenza ottenevano, su richiesta di quelli che andavano ad essere martirizzati, una diminuzione di quello che dovevano fare. Più tardi si generalizzò e si giunse anche ad abusi nella concessione di indulgenze, soprattutto quando, ad esempio, esse venivano concesse a quelli che aiutavano finanziariamente la costruzione delle chiese; così accadde, concretamente, nella costruzione della *basilica di san Pietro a Roma. Questa dottrina e questi fatti furono tra le cause della ribellione di *Lutero. Diversamente dalle epoche passate, attualmente la dottrina sulle indulgenze occupa un posto molto modesto nella pietà cristiana. Tuttavia, in occasione del Grande Giubileo del 2000 è stata riproposta efficacemente. Infatti, la retta comprensione di questa dottrina aiuta a conoscere meglio l'infinita misericordia di Dio, il bisogno di purificazione che tutti abbiamo a causa dell'attaccamento malsano alle creature, il misterioso legame di ciascuno alla vita di tutti gli altri cristiani nella soprannaturale unità del Corpo mistico.

Infallibile.

Che non si può sbagliare. Il papa è infallibile quando dichiara *ex cathedra un'affermazione che concerne la fede o la morale perché tutti i membri della Chiesa la accettino. Infallibile non significa che sa tutto, ma che è assistito dallo Spirito Santo quando definisce una verità. La stessa proprietà possiede il concilio ecumenico se definisce una verità. I casi di definizione conciliare sono pochi e quelli di definizione papale scarsissimi.

Inferno.

Letteralmente, luogo inferiore, secondo le idee cosmologiche degli antichi. E il posto dei condannati, di quelli che hanno perduto Dio. Quella di luogo inferiore è un'immagine, perché l'inferno è una situazione della persona che, nello scegliere per l'egoismo (ogni peccato è egoismo) si è costruita un modo di essere isolato. Fatto per la comunione, per l'amore, l'uomo si separa così da Dio, che è il bene e la felicità, e dalle altre persone. Questa separazione da Dio è la cosa più terribile dell'inferno e si ripercuote su tutto l'essere della persona, che si allontana dal suo centro vitale.

Infallibile.

Che non si può sbagliare. Il papa è infallibile quando dichiara ex cathedra un'affermazione che concerne la fede o la morale perché tutti i membri della Chiesa la accettino. Infallibile non significa che sa tutto, ma che è assistito dallo Spirito Santo quando definisce una verità. La stessa proprietà possiede il concilio ecumenico se definisce una verità. I casi di definizione conciliare sono pochi e quelli di definizione papale scarsissimi.

Inferno.

Letteralmente, luogo inferiore, secondo le idee cosmologiche degli antichi. E il posto dei condannati, di quelli che hanno perduto Dio. Quella di luogo inferiore è un'immagine, perché l'inferno è una situazione della persona che, nello scegliere per l'egoismo (ogni peccato è egoismo) si è costruita un modo di essere isolato. Fatto per la comunione, per l'amore, l'uomo si separa così da Dio, che è il bene e la felicità, e dalle altre persone. Questa separazione da Dio è la cosa più terribile dell'inferno e si ripercuote su tutto l'essere della persona, che si allontana dal suo centro vitale.

Ispirazione.

Azione dello *Spirito Santo sugli *agiografi in virtù della quale Dio è l'autore primo dei libri che appunto per questo sono detti *Sacra Scrittura e contengono la verità relativa alla nostra salvezza. Nonostante l'ispirazione, lo scrittore è un autentico autore che cerca e plasma la verità di Dio secondo le proprie qualità o difetti letterari. Non si deve confondere l'ispirazione con la *rivelazione.

Israele.

1. In ebraico, " Colui che lotta con Dio ". E uno dei nomi di Giacobbe, nome misterioso, dato da Dio (cf Gn 32,29 e 35,10).

2. Il popolo della promessa riceve il nome di Israele a partire dal rinnovamento dell'alleanza (cf Gs 24). Al principio si applicò all'insieme delle dodici tribù; dalla divisione del regno, Israele è il nome del *regno del nord, con Samaria per capitale, mentre il *egno del sud, intorno a Gerusalemme, si chiama *Giuda.

3. Lo stesso nome di Israele riceve l'attuale Stato ebraico creato nel 1948. Ha circa due milioni e mezzo di abitanti. La lingua ufficiale è l'ebraico, ma se ne parlano anche altre, come l'arabo. La religione ufficiale è l'ebraismo. E in uso il calendario ebraico. I musulmani arabi e i cristiani sono minoranze religiose.

Jhwh.

Il nome di Dio più usato nell'AT (6823 volte). Dio lo rivela a Mosè (cf Es 3,14), ma " proletticamente ", ovvero anticipandolo nei racconti, è usato anche in alcune circostanze storiche anteriori. Sebbene gli specialisti propongano diverse radici della parola, la Bibbia gli dà il significato di " Io sono colui che è " colui che fa esistere ", in contrapposizione, secondo Rahner, agli altri dèi, che non sono nulla.

Kèrigma.

Parola greca che significa " proclamazione ". Kerix è il messaggero, colui che porta la buona notizia. Per questo, si chiama kèrigma l'annuncio del vangelo (cf Mt 12,41; Lc 11,32; Rm 16,25; 1 Cor 1,21; 2,4; 15,14; 2 Tm 4,17; Tt 1,3). Gli *apostoli furono messaggeri della buona notizia. Si deve sottolineare l'aspetto gioioso che accompagna la presentazione del vangelo. Nel rinnovamento della predicazione e della catechesi del secolo attuale, si è particolarmente insistito sul suo carattere kerigmatico (anche se è vero che questa caratteristica deve combinarsi con altre, come l'attenzione al senso antropologico).

Laico.

Dal greco laos = popolo. Nella Chiesa designa i cristiani che svolgono la loro missione negli impegni ordinari del mondo: vita matrimoniale, politica, artistica, scientifica, in contrapposizione ai compiti specifici del clero. Tuttavia, non si è giunti a una definizione soddisfacente, poiché molti di questi impegni sono svolti anche dai chierici e alcuni laici (i consacrati nella vita religiosa) rinunciano a qualcosa di normale e perfino specifico del laico, come il matrimonio e la politica. Per questo, a volte si definisce il laico come " chi non è chierico ", ma una definizione negativa è inadeguata. Alcuni preferiscono parlare di " impegni laicali " e di " impegni o ministeri clericali ".

Lezionario.

Libro che contiene le letture che si proclamano nella messa o in altre celebrazioni liturgiche. Di fatto, si tratta di un insieme di libri. Per la messa, il Lezionario domenicale e festivo nei suoi tre cicli (A, B e C), il Lezionario feriale per tempi forti (Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua), il Lezionario feriale per il tempo ordinario nei suoi due cicli (anni pari e anni dispari), il Lezionario per il proprio e il comune dei santi, e il Lezionario per le messe in diverse circostanze, votive e rituali. Inoltre, esiste il Lezionario per la liturgia delle ore in due cicli (anni pari e anni dispari); voluto dal Vaticano II, il secondo ciclo è ancora in fase di preparazione. Le letture bibliche della liturgia sono abbondantissime dopo la riforma promossa dal concilio Vaticano II, che decise l'introduzione di letture " più abbondanti, più varie e più appropriate " (SC 35,1).

Liberazione, Teologia della.

Orientamento della teologia nato e coltivato principalmente in America Latina, mette in rilievo la redenzione o liberazione di Cristo non solo nell'aspetto spirituale-personale, ma anche in quello temporale e sociale. Molti uomini sono sottoposti a situazioni di ingiusta oppressione economica e politica perché strutture di *peccato favoriscono la prosperità sproporzionata dei forti a spese della povertà dei deboli. E un'esigenza della *carità evangelica (e pertanto interessa la *teologia) la liberazione di chi è ingiustamente oppresso. Ad alcuni dei rappresentanti di questa teologia si rimproverano soprattutto due deviazioni: l'uso di presupposti marxisti e la riduzione della liberazione al suo aspetto temporale (orizzontalismo). La Santa Sede condanna queste deviazioni, ma accetta tutta la parte sana della teologia della liberazione. La Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò due istruzioni su questa materia: Libertatis nuntius (1984) e Libertatis conscientiae (1986), la prima più rivolta a correggere le deviazioni, la seconda con un approccio nettamente positivo. Giovanni Paolo II, nel messaggio inviato il 9 aprile 1986 all'episcopato brasiliano riunito a Itaicì, dice che " la teologia della liberazione non solo è opportuna, ma è anche utile e necessaria " (n. 5).

Libertà.

Facoltà o capacità dell'uomo di agire in un senso o in altro in quanto, padrone delle proprie decisioni, se ne assume tutte le responsabilità. L'uomo non è totalmente padrone di se stesso. E parzialmente condizionato da ciò che eredita, dall'ambiente, dall'ignoranza e, ancor più intimamente, dal *peccato e dalle abitudini disordinate che ha acquisito. La libertà perfetta è propria di Dio; quella umana è sempre limitata ed è tanto maggiore quanto più libero dal peccato è il soggetto. Sant'*Agostino distingue libero arbitrio, che è quella libertà imperfetta, anche se sufficiente a renderci responsabili dei nostri atti, e libertà propriamente detta, che esiste quando nessun ostacolo interiore condiziona una scelta. Questa si verifica in modo ottimale quando l'uomo sceglie per il bene amandolo: allora aderisce totalmente a ciò che tutto il suo essere chiede e lo perfeziona.

Libri liturgici.

Quelli in cui sono contenuti il materiale e le indicazioni per lo svolgimento delle celebrazioni liturgiche. Hanno subito variazioni a seconda delle epoche e dei luoghi. I principali sono:

Il Messale (libro da altare).

Il Lezionario.

La Liturgia delle ore.

Il Pontificale (Confermazione, ordinazioni, consacrazione di vergini, benedizione degli oli, dedicazione di chiesa e altare).

Il Cerimoniale dei vescovi.

I Rituali dei sacramenti (iniziazione cristiana, penitenza, matrimonio, unzione).

Rituale della professione religiosa.

Rituale delle esequie.

Benedizionale.

Calendario.

Martirologio.

Liturgia.

" Insieme di segni sensibili ed efficaci della santificazione e del culto della Chiesa " (C. Vagaggini). E definita anche " culto santificante della Chiesa ". E la preghiera ufficiale della Chiesa, vale a dire, l'insieme delle celebrazioni da essa stabilite per il culto comunitario. Il suo centro e vertice è la celebrazione dell'eucaristia. Liturgia sono i sacramenti, la liturgia delle ore, le benedizioni, ecc. E " azione sacra per eccellenza " (Vaticano II, SC 7), " il vertice a cui tende l'attività della Chiesa e, al tempo stesso, la sorgente da cui zampilla tutta la sua forza " (Ibid., 13). Si raccomandano anche gli esercizi di pietà privati, ma devono essere in armonia con la liturgia, che " per sua natura è ad essi di molto superiore " (cf Ibid., 13). Questa superiorità sta nella maggior sicurezza della presenza di Cristo, avallata dalla correttezza dottrinale e dallo spirito comunitario, ossia di carità, che la impregna nella radice stessa.

Lutero, Martin (1483-1546).

Monaco agostiniano, teologo, che scatenò la *Riforma protestante (1517), che già si andava preparando per la decadenza religiosa degli ultimi tempi del Medio Evo. Il punto centrale della sua dottrina riguarda il concetto della giustificazione, la quale, secondo Lutero, per quanto riguarda l'uomo, dipende esclusivamente dalla fede, non dalle opere, e non cambia radicalmente l'uomo: il sangue di Cristo copre i nostri peccati, e Dio non ne tiene conto, anche se di fatto permangono in noi. Basò la sua nuova dottrina su una lettura personale della lettera ai Romani, anche se l'occasione ultima fu la pubblicazione di una *bolla del papa Leone X che concedeva indulgenze a chi avesse dato contributi per la costruzione della *basilica di san Pietro a Roma. Lutero fu un bravo scrittore in lingua tedesca e tradusse in questa lingua la Bibbia. Compose anche dei Catechismi per la diffusione della sua dottrina, i primi se non si contano alcuni tentativi di scarso valore nel Medio Evo. Pur avendo rifiutato l'autorità del papa, Lutero fu intransigente con quelli, tra i suoi stessi seguaci, che osavano contraddirlo.

Madre di Dio.

Titolo di Maria, la madre di Gesù, espressione della sua funzione centrale. Per questa missione, con tutto ciò che comporta, è esistita Maria. E madre di Dio non perché abbia dato l'esistenza alla divinità, ma perché madre, secondo la natura umana, di Cristo, che è persona divina. Una donna non è madre di una natura, ma di una persona concreta. Orbene, Cristo, benché possieda due nature (divina e umana), è solo un individuo, una sola persona, che è divina. Il non avere persona umana non toglie nulla a Cristo, giacché la sussistenza propria, in cui consiste la personalità, in lui è infinitamente superiore, essendo quella propria di Dio.

Mafie.

Normalmente il termine mafia è usato per denotare indistintamente le organizzazioni criminali di una certa rilevanza. In particolare: «cosa nostra» diffusa in Sicilia; la «camorra» che ha i suoi natali e il suo epicentro di azione in Campania; la «‘ndrangheta» che opera in Calabria; e infine la «sacra corona unita» in Puglia: tutte queste «organizzazioni possono essere definite in generale come mafiose o di tipo mafioso, in quanto operano secondo metodi che sono tipici della mafia: violenza e intimidazione, attraverso cui producono tra la popolazione una condizione generale di omertà» (Falcone, 1991). A parte questi elementi comuni le quattro organizzazioni presentano modelli organizzativi diversi, strategie di azione differenti e comportamenti criminali solo in parte comuni.

Magistero.

Insegnare è il primo compito dei discepoli di Gesù, che ordinò agli apostoli: " Andate e insegnate... " (cf Mc 16,15; Mt 28,19). Di fatto, ogni cristiano deve annunciare la buona novella. Ma dato che l'insegnamento individuale è esposto a soggettivismi che deformano la verità, sono i successori degli apostoli - il papa e i vescovi - a detenere radicalmente il magistero. A questo insegnamento autorevole si dà normalmente il nome di magistero. Il Magistero non è una fonte di rivelazione aggiunta alla Scrittura o alla *Tradizione, ma è l'interpretazione del loro senso autentico. Si distingue il Magistero ordinario, che viene esercitato nella vita normale e ordinaria della Chiesa, dal Magistero straordinario, che è esercitato in circostanze particolarmente rilevanti, come un concilio o una *definizione dogmatica. Documenti del Magistero sono gli scritti nei quali sono contenuti gli insegnamenti dei papi e dei vescovi.

Maria.

In aramaico, Myriam, di significato non chiaro.

Maria Madre di Gesù. Il riferimento più antico a Maria nel NT, sia pure senza nominarla direttamente, è quello di Gal 4,4, che ce la mostra inserita al centro della *storia della salvezza: " Dio inviò suo figlio, nato da donna ". Nei Vangeli non compare fino al momento dell'*annunciazione. Lc 1-2 ci mostra come accompagna Gesù in tutti i momenti della sua infanzia. Durante la vita pubblica, i riferimenti a lei sono piuttosto scarsi. *Giovanni la presenta all'inizio e alla fine: nelle nozze di *Cana (2,1-11) e ai piedi della croce (19,25-27). I *sinottici (Mc 3,31-35 e par) narrano come una volta andò con altri parenti a cercare Gesù e Lc 11,27-28 riporta la lode entusiasta che una donna del popolo tributa alla madre del Maestro. Questi due passi nei quali Gesù mette i valori del regno al di sopra dei legami familiari, la Chiesa li propone ad onore di Maria, la prima ad ascoltare la parola di Dio. Dopo l'*ascensione del Signore, Maria è presente nella comunità dei discepoli (cf At 1,12-14). La sua venerazione nella Chiesa è andata aumentando nella misura in cui si penetrava più a fondo il mistero di Cristo.

Maria, sorella di Mosè e Aronne (cf Nm 26,52).

Maria di Betania, sorella di *Marta e di *Lazzaro (cf Lc 10,39-42; Gv 11,1-45). Alcuni la identificano con *Maria Maddalena.

Maria Maddalena o di *Magdala (cf Mc 14,3-9; Mt 26,6-13; Gv 12,1-8).

Maria, madre di Giacomo e di Giuseppe (cf Mt 27,56; 27,61 e par; Lc 23,55). Forse è la stessa persona di Maria di Cleofa (cf Gv 19,25).

Marxismo.

Concezione filosofica, antropologica e sociale ideata da Karl Marx (1818-1883) e completata da altri filosofi, principalmente dal suo amico Engels (1820-1895). Il marxismo professa il *materialismo *ateo. Combatte la religione come *alienazione dell'uomo. Nel campo sociale, predica la lotta di classe tra il proletariato sfruttato e i capitalisti sfruttatori. La lotta, dice, è inevitabile e deve condurre all'instaurazione della dittatura del proletariato in una società comunista, nella quale tutti i mezzi di produzione sono proprietà dello Stato (socialismo), e non ci saranno sfruttatori né sfruttati. Nella pratica, il marxismo ha generato un'ampia gamma di *socialismi nei quali l'intervento dello Stato si combina con la democrazia (socialdemocrazia) o assume un carattere più rigido e totalitario. Rispetto al *liberalismo, il socialismo accentua l'intervento dello Stato e la migliore distribuzione dei frutti del lavoro, ma al tempo stesso restringe o nega le libertà.

Messa.

Dal latino missa, participio passato di mittere = inviare, congedare. Dalle parole con cui terminava il rito: " Ite, missa est " = " andate (l'Eucaristia) è stata inviata (agli assenti) ". Dal sec. IV in poi, pare che tale commiato abbia dato il nome al tutto. La celebrazione più importante della Chiesa cattolica. Il nome, poco significativo, ha il vantaggio di non enfatizzare nessuno dei suoi aspetti importanti - eucaristia, sacrificio, memoriale, nuova pasqua, convito - mettendone in ombra altri.

E la benedizione-azione di grazie al Padre, il memoriale o nuova presenza del sacrificio di Cristo, il convito pasquale nel quale Cristo ci si offre.

Parti della messa.

Rito di ingresso. Comprende tutto ciò che precede le letture, ossia:

Antifona o canto di ingresso.

Bacio dell'altare. Il presbitero si avvicina all'altare e lo venera con un bacio.

Saluto dell'*assemblea da parte del presidente.

Atto penitenziale o invito a riconoscere i propri peccati, e preghiere nelle quali si chiede perdono a Dio.

Signore, pietà. Canto o recitazione in cui si acclama al Signore e si chiede la sua misericordia.

Gloria. E un inno proveniente dai primi secoli cristiani nel quale si loda Dio Padre, Figli e Spirito Santo. E detto anche dossologia maggiore per differenziarla dalla minore. Si canta o proclama tutte le domeniche, salvo che in *Avvento e in *Quaresima (vedi *Anno liturgico), e in altri giorni di particolare solennità (vedi *Dossologia).

Colletta o preghiera colletta, che generalmente fa riferimento al proprio della festa o al carattere della celebrazione. Con essa si conclude il rito di ingresso.

Liturgia della Parola. Comprende le letture della Sacra Scrittura, il salmo responsoriale, l'acclamazione al Vangelo, l'omelia, il credo e la preghiera dei fedeli.

Prima lettura. Quando ci sono tre letture (domeniche e altre occasioni solenni), la prima è presa dall'AT. Se ce ne sono solo due (i giorni ordinari durante la settimana), si prende dall'AT o dal NT.

Salmo responsoriale. E un *salmo o parte di un salmo con il quale si risponde alla lettura ascoltata. Lo canta o proclama un solista e il popolo risponde ad ogni strofa con un'antifona.

Seconda lettura (quando ce ne sono tre). Si prende dal NT, esclusi i vangeli.

Acclamazione al vangelo. Comprende l'*alleluia (salvo che in Quaresima) e un versetto, normalmente preso dalla stessa *pericope che si sta per proclamare.

Vangelo. E l'ultima delle letture. E presa da uno dei quattro Vangeli e si ascolta in piedi.

*Omelia.

Credo o professione di fede. E la professione comunitaria della fede cattolica con una delle due formule opzionali: una semplice e corta, e l'altra più lunga e concettuale (vedi *Credo).

Preghiera dei fedeli o preghiera universale: serie di preghiere con risposte del popolo sotto forma di supplica. Le intenzioni devono ricordare: la Chiesa, i governanti, coloro che hanno particolarmente bisogno e l'assemblea presente.

Liturgia eucaristica.

Presentazione delle offerte (questa espressione è migliore del termine " offertorio "). Si portano all'altare il pane, il vino e l'acqua, e si accompagna il rito con alcune preghiere; la principale è la

Preghiera sulle offerte, che fa riferimento ai doni presentati all'altare (il pane e il vino).

Preghiera eucaristica. Ci troviamo di fronte alla preghiera centrale della messa e di tutte quelle della Chiesa. E preghiera di azione di grazie e di santificazione. Si chiama anche anàfora e in qualche caso canone. Contiene i seguenti elementi:

Dialogo iniziale.

Prefazio: solenne azione di grazie e di lode a Dio per quello che è in se stesso e per le sue opere.

Culmina nel Santo

Epìclesi (invocazione) perché lo Spirito trasformi i nostri doni nel corpo e nel sangue di Cristo.

Narrazione della istituzione dell'eucaristia come ci è raccontata dai *vangeli.

Anamnesi (ricordo memoriale) dei principali misteri del Signore.

Offerta del sacrificio, molto unita al memoriale.

Intercessione e comunione dei santi: preghiere per i vivi e per i defunti e unione con quanti ci hanno preceduto nella vita eterna.

*Dossologia finale: solenne lode alla Santissima Trinità.

Amen o ratifica dell'assemblea di quanto è stato proclamato ad alta voce dal presbitero che ha presieduto la celebrazione.

Rito di comunione. Comprende:

il Padre Nostro o preghiera domenicale (= del Signore), preceduto da un'introduzione.

Rito della pace, ratificato da un gesto reciproco.

Frazione del pane (così si chiamò l'eucaristia nei primi tempi), mentre si canta l'*Agnello di Dio. Il sacerdote spezza l'*ostia e ne lascia cadere un frammento nel calice.

Comunione, ovvero si riceve il corpo e il sangue di Cristo; nel frattempo si canta il cosiddetto canto di comunione.

Dopocomunione, è la preghiera che si recita al termine di questo rito.

Rito di commiato, che consiste in:

un saluto, la benedizione e le parole di commiato con le quali si scioglie l'assemblea.

Messale.

E il libro che contiene le preghiere e le indicazioni per la celebrazione dell'eucaristia, è il libro d'altare, quello che usa il presbitero o il vescovo che presiede; altri libri usati per la celebrazione dell'eucaristia sono il lezionario, il libro responsoriale, quello dei canti. Un tempo il messale indicava il libro in cui erano riuniti tutti i testi corrispondenti ai diversi ministri o attori della celebrazione. L'unione in un solo libro fu la concretizzazione di una situazione di decadenza nella celebrazione: il presbitero presidente si accaparrava tutti i *ministeri e, oltre al suo, compiva quello del lettore, del salmista e dei cantori. Per questo, dopo il Concilio Vaticano II, si separarono di nuovo i diversi libri, poiché la celebrazione è di tutta l'assemblea ed è normale che diverse persone svolgano i diversi incarichi facendo ognuno " tutto e solo ciò che gli corrisponde " come prescrive il concilio Vaticano II (SC 28).

Miracolo.

In latino, miraculum, da mirari = stupirsi. " Evento che, a causa del suo carattere straordinario, annuncia all'uomo sotto forma di segno l'amore personale di Dio ". L'importante è la sua forza di rimandare a Dio e condurre l'uomo alla salvezza. Oggi si presta molta più attenzione al suo rapporto con la fede che alla sua incidenza sulle leggi naturali. Nei *Vangeli, le guarigioni e gli altri fatti straordinari di Gesù sono chiamati miracoli, poteri, prodigi, segni. Si narrano circa 25 guarigioni, tre risurrezioni, nove miracoli sugli elementi naturali (tempesta placata, pesche miracolose, moltiplicazioni di pani e di pesci, trasformazione dell'acqua in vino, la moneta trovata nella bocca del pesce, camminare sulle acque, il fico seccato). Gesù concesse il dono di fare miracoli e vediamo negli atti degli apostoli come i discepoli operassero prodigi.

Miracolo.

In latino, miraculum, da mirari = stupirsi. " Evento che, a causa del suo carattere straordinario, annuncia all'uomo sotto forma di segno l'amore personale di Dio " (B. Weismahr, DF-H). L'importante è la sua forza di rimandare a Dio e condurre l'uomo alla salvezza. Oggi si presta molta più attenzione al suo rapporto con la fede che alla sua incidenza sulle leggi naturali. Nei Vangeli, le guarigioni e gli altri fatti straordinari di Gesù sono chiamati miracoli, poteri, prodigi, segni. Si narrano circa 25 guarigioni, tre risurrezioni, nove miracoli sugli elementi naturali (tempesta placata, pesche miracolose, moltiplicazioni di pani e di pesci, trasformazione dell'acqua in vino, la moneta trovata nella bocca del pesce, camminare sulle acque, il fico seccato). Gesù concesse il dono di fare miracoli e vediamo negli atti degli apostoli come i discepoli operassero prodigi.

Morte.

" Fenomeno bio-fisiologico che... consiste nella cessazione della vita " e " si manifesta con l'estinzione della attività vitali ", e la successiva " decomposizione dell'organismo, vale a dire, lo scomporsi nelle materie inorganiche di cui era fatto ". Questi fenomeni visibili indicano che è avvenuta quella che costituisce la vera essenza della morte, e cioè che il principio vitale, l'anima, si è separato dal corpo perché questo, per età, malattia o lesioni, non è più capace di essere soggetto della vita (J. Lotz, DF-H). Secondo l'antropologia biblica, " la vita si ferma, senza che per questo cessi l'esistenza come ombra nello *sheol " (X. Léon-Dufour, DNT-H). Filosofi e teologi si domandano oggi se la separazione di un corpo concreto " lo sleghi anche - come credevano i greci - da ogni corporalità, oppure se lo conduce ad una forma superiore della stessa, alla relazione aperta con tutto " (cf J. Lotz, DF-H). Tutto ciò va messo in relazione con il problema della *escatologia intermedia, ovvero la situazione di chi muore tra quel momento e il compimento dei tempi. E chiara la dottrina di Cristo: dopo la morte, avremo la risurrezione. Cristo ha vinto la morte nella sua risurrezione e noi avremo la sua stessa sorte: vivremo per sempre con lui (cf Rm 6,9; 8,2.19-22; 1 Cor 15,54-57; Gv 11,25-26).

Mosè.

E la figura centrale dell'AT assieme ad *Abramo. Liberatore di Israele, schiavo in Egitto, e organizzatore della vita del suo popolo sotto gli aspetti religioso, politico e sociale, che formavano un'unica realtà nel popolo *teocratico. L'evento più importante di cui è protagonista è l'*esodo o uscita dall'*Egitto, con lo stabilimento dell'*alleanza. La sua figura ci è presentata nei cinque libri del *Pentateuco. Nacque in Egitto (egiziano è il suo nome, il cui significato è incerto); fu educato a corte; dopo aver ucciso un egiziano che maltrattava un ebreo, fuggì a *Madian, dove sposò Sefora, figlia del sacerdote *Ietro. Per ordine di *Jhwh, torna in Egitto per liberare il suo popolo e poi lo accompagna nel deserto; giunge fino a contemplare la *terra promessa, ma muore sul monte *Nebo prima di entrarvi. La sua vita è divisa in tre tappe di quarant'anni ciascuna (cf At 7,23.30), che, evidentemente, non vanno prese alla lettera. Nella Scrittura, Mosè viene presentato come capo e organizzatore, come profeta, come legislatore, come intercessore. Per gli ebrei, è il prototipo dell'essere umano. Oltre ad essere protagonista di quasi tutto il *Pentateuco, viene abbondantemente menzionato nel Nuovo Testamento: Mt 8,4 e par.; 17,3; 22,24 e par.; Mc 7,10; 10,3-5; Gv 1,17.45; 5,45-46; 7,19.22; At 3,22; 7,35-37; 13,38; Rm 9,15; 10,5; 2 Cor 3,15; Eb 3,2.

Opzione fondamentale.

Concetto basilare nel rinnovamento della *teologia *morale degli ultimi tempi. E l'atteggiamento radicale o centrale della persona che qualifica o determina la bontà o meno del suo agire perché incarna il senso radicale che la persona dà alla sua vita. Gli atti sono più o meno buoni a seconda dell'atteggiamento dal quale sgorgano; l'individuo, prima che gli si presenti l'occasione puntuale di realizzare qualcosa, già vi aderisce o lo rifiuta. Ma l'azione tocca l'atteggiamento fondamentale, che si va rafforzando, indebolendo o modificando nella opzione concreta di ogni atto. " Non comprenderemo il centro della persona senza i suoi atti, né gli atti senza la profondità trascendentale della persona " (M. García Leyva, DAP-VD). Ad esempio, prima che si presenti la facile opportunità di impadronirci di una cosa altrui, l'atteggiamento fondamentale indica che cosa farà il soggetto in quel momento. Se bene intesa, la dottrina della opzione o atteggiamento fondamentale non toglie alcuna importanza ai singoli atti, che la esprimono normalmente e la rafforzano o indeboliscono.

Opzione preferenziale per i poveri.

Scelta di preferenza per le classi economicamente più bisognose nell'organizzare dei progetti *pastorali e nel tradurli in pratica. Anche se molti nella Chiesa l'hanno vissuta nel corso dei secoli, oggi si è assunta una coscienza più acuta di questa necessità di fronte a interi popoli che vivono in condizioni inumane accanto a gente che vive nell'opulenza. L'opzione preferenziale per i poveri è un'esigenza evangelica: la fece Gesù nelle parole (cf il suo discorso inaugurale a *Nazaret: Lc 4,18; molti insegnamenti sul distacco dai beni e sull'interesse per i poveri - il povero Lazzaro, l'obolo della vedova, ecc. - ) e nelle opere (guarigioni, per esempio). Anche se fu inviato per salvare tutti, è indubbia la sua preferenza per i poveri. Questa preferenza è essenziale nell'essere cristiani: la esige la *carità, norma suprema e unico valore definitivo. Quindi, se oggi se ne parla è solo per il risveglio di una coscienza che si era addormentata al riguardo. L'aggettivo preferenziale mette in evidenza che non si tratta di un'opzione unica, benché urgente e irrinunciabile. Si sono pronunciate esplicitamente in questo senso le Conferenze Generali dell'Episcopato dell'America Latina svoltesi a Medellín (cf Documento n. 14) e a Puebla (cf Documento n. 1134-1165).

Padri della Chiesa.

Scrittori ecclesiastici dei primi secoli, si suole dividerli in tre gruppi:

- Padri apostolici: quelli che conobbero direttamente uno dei dodici apostoli (san Giovanni visse fino all'anno 100 circa). Tra questi citiamo: san Clemente, papa dall'88 al 97, del quale si conservano due lettere; gli sconosciuti autori della *Didachè, della Lettera a Barnaba e della Lettera a Diogneto; sant'*Ignazio di Antiochia, del quale abbiamo sette lettere; san *Policarpo di Smirne (due lettere); *Papia, vescovo di Ierapolis (commenti ai detti del Signore); *Erma, fratello del papa san Pio I, autore de Il Pastore.

- Padri apologeti: sono quelli che scrissero tra il 150 e il 300. I loro scritti sono a difesa dei cristiani e della loro fede di fronte alle autorità civili e contro i filosofi pagani e gli *eretici cristiani. Tra questi: Aristide di Atene, sant'*Ireneo di Lione, san Clemente d'Alessandria, san Cipriano di Cartagine. Non figurano come padri *Origene e *Tertulliano per alcune circostanze della loro vita e per certe loro dottrine, benché molti dei loro scritti siano citati alla pari delle opere dei padri.

- Padri dogmatici: maestri di teologia i cui scritti continuano ad alimentare la fede della Chiesa. Ad essi ricorrono i papi, i *concili e i teologi di tutti i tempi. Vissero tra il sec. IV e l'VIII (san *Bernardo, benché posteriore, è compreso tra questi). Sono molti. Tra quelli orientali (scrissero in greco), sono particolarmente importanti: sant'Atanasio (296-379), san Basilio Magno (329-379), san Gregorio di Nazianzo (328-389) e san *Giovanni Crisostomo (347-407). Tra i padri occidentali (scrissero in latino), ricordiamo: sant'Ilario (303-367), sant'*Ambrogio (340-397), san *Girolamo (331-420) e sant'*Agostino (354-430). Altri padri importanti furono: san Giovanni Damasceno (, 749), sant'Isidoro di Siviglia (, 636) e sant'Ildefonso di Toledo (, 667).

Palestina.

Il territorio nel quale o intorno al quale si svolge la storia biblica. Il nome deriva da *filistei, benché essi ne occupassero sono una parte. I suoi limiti non sono definiti con precisione: ad est, il deserto siro-arabico (a volte si indicano il Giordano e il Mar Morto, non tenendo conto della Transgiordania); i monti del Libano e l'Ermon a nord; il mar Mediterraneo a ovest e il deserto arabico con il massiccio del *Sinai a sud. Da est a ovest si distinguono quattro settori: a) la costa mediterranea; b) la Sefelà o pianura contigua; c) la catena montuosa che corre dall'Ermon fino ai monti di Giuda, che si staglia nella pianura di Yezrael; d) la depressione del *Giordano. Il paesaggio è molto vario: deserto, montagne nevose, terre aride, vallate e pianure fertili, altipiani. Particolarmente fertili sono le pianure della Galilea e della *Samaria. Il clima è contrastante: piovoso, particolarmente nel nord; secco, con rare piogge torrenziali, nel sud; a Gerusalemme fa molto freddo d'inverno e molto caldo d'estate. Il vento del deserto è fastidioso e nuoce ai raccolti per la sabbia che porta e perché è molto secco.

Paolo, san.

Il nome che gli avevano messo i suoi genitori era Saulo, che significa " il desiderato ". Paolo era il nome romano. Della sua vita sappiamo quanto ci dicono gli Atti degli apostoli e le sue *ettere. Nacque a Tarso, in Cilicia (Asia Minore), cioè fuori dalla Palestina, da genitori ebrei della tribù di *Beniamino, che vivevano nella diaspora. Ricevette quindi sia l'educazione ebraica che quella ellenistica, così come godette dell'appartenenza al popolo ebraico e della cittadinanza romana (cf At 22,28), che aveva anche suo padre. Come questi, aderì alla corrente *farisaica; a quindici anni circa, andò a *Gerusalemme a formarsi come maestro della legge alla scuola (" ai piedi ") di *Gamaliele, maestro di larghe vedute. Come i*rabbini, imparò un mestiere di cui vivere: quello di fabbricante di tende, mestiere che esercitò anche durante il tempo della sua predicazione (cf At 18,3; 1 Cor 4,12; 1 Ts 2,9). Come dati cronologici della sua vita, si possono dare approssimativamente i seguenti: nacque verso l'anno 8 della nostra *era. Quando lapidarono *Stefano, cioè fra il 33 e il 36, era un " giovane " (At 7,58). Nella lettera a *Filemone (scritta nel 62-63), definisce se stesso " vecchio " (Fm 8). A quei tempi, a cinquant'anni un uomo poteva già considerarsi vecchio. Secondo la tradizione, morì decapitato per ordine di Nerone a Roma, nel 67. Nei primi anni della sua attività pubblica, perseguitò i seguaci di Gesù, finché Cristo, che lo aveva eletto, gli andò incontro sulla strada di *Damasco. L'attività apostolica di Paolo fu immensa, tanto che lo si chiama l'apostolo per antonomasia, anche se non conobbe Gesù in vita. Gli Atti degli apostoli lo presentano come il principale protagonista nell'espansione del cristianesimo, da Gerusalemme a Roma, capitale dell'impero a quei tempi. Lavorò instancabilmente in mezzo a enormi difficoltà. E al tempo stesso, un seguace entusiasta della persona di Cristo e un *teologo che fa la prima sintesi dottrinale. Scrisse numerose lettere. Delle 14 comprese nel numero degli scritti paolini, i critici considerano certamente sue: 1 Ts, 1 e 2 Cor, Gal, Rm, Fil, Fm. La lettera agli ebrei ha uno stile completamente diverso da quello di Paolo, anche se questa e le altre rientrano nella tradizione paolina.

Papa - Papato.

Papa significa Padre. Riceve questo nome il *vescovo di *Roma, successore di san *Pietro in questa *sede e, come tale, capo e centro dell'unità della Chiesa Cattolica. Per questo presiede il *collegio episcopale e nella Chiesa è il maestro supremo e il sommo pontefice. Occupa il primo posto (vedi *primato) nel governo (vedi *Gerarchia), sebbene nell'*ordine il suo potere sia uguale a quello di qualsiasi altro vescovo. Il papato o primato di un vescovo su tutta la Chiesa proviene dallo stesso Gesù, che conferì questa autorità a *Pietro, come si vede chiaramente in Mt 16,18-19 (" Tu sei Pietro e su questa pietra costruirò la mia Chiesa... "), in Lc 22,32 (" Conferma i tuoi fratelli ") e in Gv 21,15-17 (" Pasci i miei agnelli..., pasci le mie pecorelle "). Gli *Atti degli Apostoli mostrano come Pietro eserciti, di fatto, il governo. Morto Pietro a Roma, il suo successore eredita la sua missione come centro e capo della Chiesa. La storia ci mostra come in tutte le epoche i papi abbiano svolto questa funzione, permanente nell'essenziale, anche se con una varia gamma di centralizzazione a seconda delle epoche. L'esistenza di questa autorità centralizzatrice è ovviamente necessaria. Dice il *Concilio *Vaticano I: " Affinché l'episcopato fosse uno e non diviso, affinché la moltitudine dei fedeli si mantenesse nell'unità della fede e della comunione, Cristo, nel porre il beato Pietro al di sopra degli altri apostoli, stabilì nella sua persona il perpetuo e visibile principio e fondamento di questa duplice unità (...). Tutti coloro che succedono a Pietro in questa cattedra ricevono, per l'istituzione di Cristo stesso, il primato di Pietro su tutta la Chiesa " (*Costituzione " Pastor aeternus ").

Parabola.

In greco, parabolé, da para e ballo = mettere in parallelo, comparare. Il termine ebraico è mashal, che ha un significato più ampio: somiglianza, comparazione, proverbio, enigma. La parabola è un genere letterario in cui l'insegnamento è dato in forma di racconto drammatizzato basato sulla vita reale; a differenza della favola, si mantiene all'interno del verosimile: quanto si dice potrebbe essere accaduto. La parabola non è esclusiva dei racconti evangelici né della Bibbia, ma le parabole di Gesù costituiscono un tesoro che, anche sotto l'aspetto letterario, non ha paragoni nella letteratura universale. San Giovanni non narra nessuna parabola. Due dei suoi racconti, che hanno una certa somiglianza con le parabole, sono in realtà allegorie: quella del buon pastore (10,1-16) e quello della vite e dei tralci (15,1-6). I sinottici contengono un gran numero di parabole. San Matteo ne raggruppa otto nel capitolo 13, dette parabole del regno. Con questi racconti, spesso misteriosi, Gesù a volte parlava senza svelare tutto, dato che i suoi ascoltatori non erano ben disposti, e al tempo stesso suscitava la loro attenzione perché si disponessero all'ascolto. In altri casi sono facili ma profonde e si compie quanto dice san Gregorio Magno: " Sono come una corrente d'acqua che un agnello può guadare e nella quale un elefante può nuotare comodamente ".

Parola di Dio.

La *Bibbia o qualsiasi sua parte; infatti, confessiamo con la Chiesa che è stata ispirata da Dio. I profeti del popolo di Dio usano già questa espressione per mettere in rilievo il carattere del loro messaggio; nei loro scritti leggiamo anche, come equivalente, oracolo del Signore. Gesù non rimanda ad un altro, come i profeti o successivamente gli scribi, ma parla di sua autorità; la sua parola è parola di Dio e nell'esprimerla impressionava i suoi ascoltatori: " In verità, vi dico... ". Ad esempio, nel *discorso della montagna, in Mt 5,20-22.28.32.33.39.44. " Le folle restarono stupite dei suoi insegnamenti: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi " (Mt 7,28-29). Allo stesso tempo, questa parola dimostrava la sua efficacia, ad esempio, nel guarire gli ammalati o nel realizzare altri segni.

Pasqua.

Il senso etimologico è incerto. In ebraico, pesah; in aramaico pasha; in greco, pascha. Possibili significati: zoppicare, saltare, passaggio... Era la principale festa di Israele, si celebrava a partire dal 14 di Nisan e durava sette giorni, i giorni degli *azzimi. La pasqua, festa pastorale, e gli azzimi, festa agricola, si fusero. I riti principali erano l'immolazione dell'agnello, lo spargimento del suo sangue davanti all'altare e la cena pasquale, nella quale si mangiava l'agnello arrosto accompagnato dagli azzimi, da erbe amare, da quattro coppe di vino rituali e da altri alimenti. Un elemento importante era la grande benedizione (*beraka), nella quale si lodava Dio e gli si rendevano grazie per i prodigi compiuti a favore del suo popolo, in particolare nell'esodo o uscita dall'*Egitto (cf Es 14). Cristo, nell'ultima cena, unì la pasqua ebraica alla propria pasqua. Si offrì come l'agnello del quale l'altro era solo una figura (1 Cor 5,7). Stabilì la nuova alleanza nel suo sangue (Lc 22,20) e lasciò il *memoriale eucaristico. La pasqua è anche per la Chiesa la festa per antonomasia. In essa, il mistero di Cristo raggiunge il suo culmine con il passaggio alla nuova e definitiva situazione, della quale entriamo a far parte nella misura in cui passiamo dal peccato alla vita in Cristo. Ogni celebrazione della Chiesa è celebrazione del mistero pasquale. Oltre a ricordare quello passato, lo celebriamo presente in Cristo (cf Mc 14,12-26).

Peccato.

E una mancanza cosciente e responsabile nel comportamento umano, che comporta una rottura o un peggioramento nel rapporto con Dio, con il prossimo e con se stessi. a) E rottura con Dio: perché la sua essenza stessa esige la rettitudine nell'agire e perché nella rivelazione ha manifestato esplicitamente la sua volontà. b) E rottura con il prossimo, sia per l'offesa che gli si infligge direttamente, sia perché tutto ciò che deteriora l'ambiente morale pregiudica gli altri. c) E rottura con se stessi, perché il peccatore è diviso tra la profonda aspirazione del suo essere al bene e alla verità, da una parte, e la distruzione di quei valori nella sua vita dall'altra. Nel peccato si distinguono due livelli: a) Livello etico, che è la coscienza che l'uomo senza fede religiosa ha del fatto che, nell'agire male, va contro la sua vera autorealizzazione e contro il prossimo. In questo livello, la mancanza si chiama colpa. Sebbene il soggetto lo ignori, nella sua azione etica il colpevole compromette il suo destino. b) Livello religioso, laddove l'uomo percepisce che la sua azione è un'infedeltà nei confronti di Dio. Il disordine, in questo livello, si chiama propriamente peccato. Si distinguono: peccato mortale e peccato veniale o peccato grave e peccato lieve. Mortale indica che il peccatore si separa da Dio perdendo, a causa della sua infedeltà, la sua grazia ed amicizia. Veniale (dal latino venia = perdono) indica " perdonabile ", non perché quello mortale non lo sia, ma perché non giunge alla rottura con Dio. Grave e lieve si riferiscono maggiormente alla materia oggettiva. Oggi si preferiscono questi termini a mortale e veniale, perché è molto difficile dire se la persona di fatto ha rotto l'amicizia con Dio oppure no.

Peccato originale.

1. Il peccato commesso dai nostri primogenitori Adamo ed Eva.

2. La situazione contraria al piano di Dio in cui tutti nasciamo come conseguenza del peccato dei nostri primogenitori. Non si tratta di una mera attribuzione, ma di un peccato nel vero senso della parola. La dottrina sull'*opzione fondamentale può oggi chiarire un po' meglio come possiamo ereditare questa condizione: la natura umana è rimasta moralmente ferita da quel primo peccato (e da quelli successivi dell'umanità, come avvertono i *teologi). Questo peccato si distingue dal peccato personale (vedi *Peccato). Pertanto, nessuno è condannato per esso (oggi è opinione comune che i bambini morti senza il *battesimo non rimangono privi della visione di Dio o felicità eterna). Ma il peccato originale costituisce una forza di disordine morale (peccato) di fronte alla quale l'uomo deve reagire. Ad ogni modo, il peccato originale è un mistero difficile da capire. San *Paolo parla del peccato di Adamo, ma soprattutto per far risaltare, in contrapposizione, la grazia di Cristo (cf Rm 5,12.17-19).

Penitenza, Sacramento della.

E' il *sacramento istituito da Cristo per il perdono dei peccati. Il vangelo ci mostra come Cristo:

- chiama alla penitenza (cf Mc 1,15; Mt 4,17);

- perdona tutti coloro che si pentono della loro vita peccaminosa (cf Lc 5,17-26; 7,50; 15,11-24; 19,10; 23,43; Gv 8,10-11);

- confida alla sua Chiesa il potere di perdonare (cf Mt 18,18; Gv 20,22-23).

La Chiesa ha celebrato il sacramento del perdono nel corso di tutta la sua storia, anche se in modi molto diversi (è il sacramento che più è cambiato nelle sue forme liturgiche), dalla configurazione come penitenza pubblica, nella quale erano inclusi solo i peccati particolarmente gravi, fino alla forma attuale. Gli atti fondamentali nella celebrazione di questo sacramento sono:

- La contrizione o pentimento, che è la cosa essenziale.

- La confessione ovvero la manifestazione dei peccati al sacerdote, *ministro della Chiesa.

- La soddisfazione o riparazione del peccato.

- L'assoluzione, che consiste nelle parole con le quali il ministro esprime il perdono di Dio e della Chiesa.

Nella misura in cui è necessario, prima di celebrare il sacramento, bisogna fare un esame di coscienza o indagine della propria interiorità di fronte a Dio.

Attualmente, il Rituale contempla tre forme di celebrazione:

a) Rito per riconciliare un solo penitente; tutto si svolge in privato.

b) Rito per riconciliare diversi o numerosi penitenti; la confessione dei peccati e l'assoluzione si fanno in modo individuale; tutto il resto in modo comunitario.

c) Riconciliazione di molti con confessione e assoluzione comunitarie. Questa forma è riservata a casi eccezionali ed esige che i peccati gravi siano confessati successivamente (cf CIC 961).

Le forme b) e c) hanno la ricchezza di un maggior senso comunitario, che è importante nella vita cristiana e nella liturgia; la forma a) accentua gli aspetti personali (cf CIC 959-964 e 987-991).

Penitenza, Sacramento della.

E' il *sacramento istituito da Cristo per il perdono dei peccati. Il vangelo ci mostra come Cristo:

- chiama alla penitenza (cf Mc 1,15; Mt 4,17);

- perdona tutti coloro che si pentono della loro vita peccaminosa (cf Lc 5,17-26; 7,50; 15,11-24; 19,10; 23,43; Gv 8,10-11);

- confida alla sua Chiesa il potere di perdonare (cf Mt 18,18; Gv 20,22-23).

La Chiesa ha celebrato il sacramento del perdono nel corso di tutta la sua storia, anche se in modi molto diversi (è il sacramento che più è cambiato nelle sue forme liturgiche), dalla configurazione come penitenza pubblica, nella quale erano inclusi solo i peccati particolarmente gravi, fino alla forma attuale. Gli atti fondamentali nella celebrazione di questo sacramento sono:

- La contrizione o pentimento, che è la cosa essenziale.

- La confessione ovvero la manifestazione dei peccati al sacerdote, *ministro della Chiesa.

- La soddisfazione o riparazione del peccato.

- L'assoluzione, che consiste nelle parole con le quali il ministro esprime il perdono di Dio e della Chiesa.

Nella misura in cui è necessario, prima di celebrare il sacramento, bisogna fare un esame di coscienza o indagine della propria interiorità di fronte a Dio.

Attualmente, il Rituale contempla tre forme di celebrazione:

a) Rito per riconciliare un solo penitente; tutto si svolge in privato.

b) Rito per riconciliare diversi o numerosi penitenti; la confessione dei peccati e l'assoluzione si fanno in modo individuale; tutto il resto in modo comunitario.

c) Riconciliazione di molti con confessione e assoluzione comunitarie. Questa forma è riservata a casi eccezionali ed esige che i peccati gravi siano confessati successivamente (cf CIC 961).

Le forme b) e c) hanno la ricchezza di un maggior senso comunitario, che è importante nella vita cristiana e nella liturgia; la forma a) accentua gli aspetti personali (cf CIC 959-964 e 987-991).

Persona.

Secondo la definizione classica, è " l'individuo di natura razionale ". In questa definizione risaltano l'individualità, ovvero il fatto di essere un'entità che sussiste in quanto " diversa " da qualsiasi altro essere, con qualcosa di proprio e di incomunicabile, e la razionalità o capacità intellettiva. L'essere giunti a questa chiarificazione del concetto di persona fu una conquista dei pensatori cristiani spinti dal caso singolare di Cristo, nel quale esiste una natura umana (oltre a quella divina), senza che sia persona umana. A Cristo non manca assolutamente nulla di ciò che corrisponde all'essere umano; se non è persona umana, è perché la sua natura umana sussiste nella persona divina del Verbo. Ai giorni nostri, soprattutto nella filosofia personalista, senza negare gli elementi di quella definizione, si preferisce sottolineare l'aspetto di dialogo o di apertura: l'io, che incarna l'essere personale, implica un tu al quale è teso (Dio e altre persone); e non solo in dialogo intellettuale e razionale, ma anche di compenetrazione nell'*amore, che è l'atteggiamentoattività in cui un soggetto personale trova la sua realizzazione più piena come persona.

Pietro, san.

Dal greco, petros e dall'aramaico kefa. Simone, figlio di Giona (Barjona: Mt 16,17), o di Giovanni (Gv 1,42), ricevette da Gesù il nome di Pietro nel primo incontro che ebbe con lui (cf Gv 1,42). Nome solennemente ratificato quando gli promette il primato che è il motivo del nuovo nome: egli sarà la *pietra o autorità fondamentale della Chiesa (cf Mt 16,18). Simon Pietro era nato a *Betsaida dove, con suo fratello *Andrea, e i suoi amici e soci, i fratelli *Giacomo e *Giovanni, praticava la pesca nel lago (cf Mc 1,16; Mt 4,18). Nella lista degli *apostoli, Pietro è sempre indicato per primo (cf Mt 10,2-4; Mc 3,16-19; Lc 6,13-16; At 1,13). Con Giacomo e Giovanni forma il gruppo dei tre prediletti che Gesù sceglie come testimoni della risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37 e par.), della *trasfigurazione (Mc 9,2 e par.) e dell'agonia (Mc 14,33 e par.). E solito prendere la parola a nome del gruppo (cf Mt 16,16; 17,4; 17,25; Lc 5,8; Gv 6,68; 13,6). Anche se durante la passione negò, per paura, di essere un suo discepolo (cf Mc 14,66-72 e par.), Gesù appare in particolare a lui (cf Lc 25,34) e nella comunità primitiva agisce come capo: elezione di *Mattia (cf At 1,15s); discorso davanti al sinedrio (cf At 4,8s); vicenda di Ananìa e Saffira (cf At 5,1-11); visita alle comunità che stanno nascendo (cf At 9,32). E lui a fare il grande passo dell'apertura delle porte della Chiesa ai *gentili, senza pretendere che passino per la legge ebraica (cf At 10). Fu miracolosamente liberato quando *Erode decise di ucciderlo (cf At 12,1-19). La tradizione ci dice che andò a Roma, dove fu a capo della comunità cristiana e che lì patì il martirio, sotto l'imperatore Nerone, nell'anno 67 (o 64). Le lettere di Pietro. La prima gli viene attribuita senza esitazioni. Il greco " troppo raffinato " e le citazioni secondo i *Settanta si spiegano con la collaborazione di Silvano (cf 5,12). E un'esortazione generale con numerosi riferimenti al *culto (*battesimo, *eucaristia, inni...). La seconda, pur portando il suo nome, si ritiene che non sia sua, ma abbastanza posteriore. E incentrata sull'attesa della *parusia.

Presbiterio.

1. Parte della chiesa circostante l'altare riservata ai *presbiteri durante la celebrazione liturgica.

2. L'insieme dei presbiteri di una diocesi; presieduti dal vescovo, sono i responsabili principali della *pastorale all'interno della *diocesi.

Presbitero.

Dal greco presbiteros = anziano. Nell'uso corrente è sinonimo di *sacerdote, ma il termine sacerdote è meno adeguato, perché non distingue il presbitero dal vescovo e soprattutto perché sacerdote è anche ogni battezzato, non di sacerdozio ministeriale, ma di sacerdozio regale (vedi *Sacerdozio). Il riservare il termine sacerdote al presbitero comporta il dimenticare il sacerdozio dei fedeli, il che induce alla loro passività.

Primogenito.

Il primo figlio, il figlio maggiore. Era il preferito dal padre e colui che ereditava il suo posto come capo del clan familiare. Offrire il primogenito è nell'ordine delle *primizie. In alcuni popoli, era immolato in *sacrificio; la storia del sacrificio di *Isacco da parte di *Abramo (cf Gn 22), proprio all'inizio della storia del *popolo di Dio, rivela questa mentalità e il comportamento di Abramo è presentato come lodevole, ma al tempo stesso in essa si chiarisce che Dio non vuole sacrifici umani. Nel caso di Acaz, re di Giuda dal 736 al 716 a.C., la Bibbia ripudia il fatto che sacrificasse suo figlio (cf 2 Re 16,3). Si stabilì che si presentasse il primogenito al tempio come proprietà di Dio e che lo si riscattasse con un'offerta (cf Es 13, 12-15; Nm 18,15). E quanto vediamo compiere a *Giuseppe e *Maria nella presentazione di Gesù al tempio (cf Lc 2,22-23).

Professione di fede.

1. La proclamazione pubblica dei contenuti centrali della propria fede.

2. La formula che esprime i contenuti principali della fede, come il *simbolo degli apostoli o un'altra formulazione del *Credo.

Profeta.

Il significato etimologico non è certo. Per alcuni significa " colui che predice " il futuro; per altri, " colui che parla in nome di un altro ". Predire il futuro a volte fa parte della missione del profeta; ma ciò che è specifico di ogni profeta è l'illuminazione del presente con la luce di Dio. Per questo il profeta è definito come l'uomo che proclama la parola di Dio sulla vita e sugli eventi. Ogni membro del popolo di Dio (Chiesa) ha una missione profetica. Tuttavia, riserviamo questo nome a due tipi di persone:

- I profeti dell'antica alleanza. Sono detti in ebraico nabi (colui che annuncia o comunica) e anche veggenti quando trasmettono *oracoli di *Jhwh. Operano soprattutto dal secolo VIII al secolo V a.C. Ci furono profeti d'azione, che predicarono ma non scrissero, e profeti scrittori. Tra questi si è soliti distinguere profeti maggiori (*Isaia, *Geremia, *Ezechiele, e *Daniele) e profeti minori, che furono dodici: *Osea, *Gioele, *Amos, *Abdia, *Giona, *Michea, *Naum, *Abacuc, *Sofonia, *Aggeo, *Zaccaria e *Malachia.

- I profeti furono le sentinelle dell'alleanza, che Jhwh aveva stabilito con il suo popolo. A volte accompagnarono le loro parole con gesti simbolici.

- Persone nelle quali brilla il carisma profetico. Anche se tutti i cristiani hanno, in virtù del *battesimo, la missione profetica, questo dono risplende in modo particolare in alcune persone in ogni tempo. Sono quegli uomini o donne di ieri o di oggi che, con la loro vita e la loro parola, comunicano la luce di Dio sul presente.

Prossimo.

Dal latino, proximus = prossimo, vicino. E l'uomo che incontriamo. La prossimità ha diversi gradi: dai familiari o altri con cui mangiamo e viviamo, al vicino o a uno che incontriamo occasionalmente. Oggi, possiamo farci " prossimi " perfino a persone materialmente lontane, ma che ci sono rese vicine dai *mezzi di comunicazione sociale. Nella Bibbia, a volte viene detto prossimo un altro membro del *popolo di Dio e altre volte anche lo straniero (cf Dt 10,19). Gesù indica senza equivoci che prossimo è ogni uomo, per questo dobbiamo amare ed aiutare tutti quelli che hanno bisogno (cf Lc 10,29-37: parabola del buon samaritano) e il comandamento dell'amore per il prossimo è inseparabile dall'amore per Dio (cf Mc 12,28-34 e Lc 10,27 che cita Lv 19,18). La legge cristiana comanda di amare tutti, senza eccezione (cf Mt 5,38-48). San *Paolo giunge ad affermare che la legge raggiunge la sua pienezza nel comandamento " amerai il tuo prossimo come te stesso " (Gal 5,14) (cf Rm 12,13.20; Gc 2; 1 Gv 2,3-11; 3,11s; 4,7-21).

Qumran.

Località nella parte orientale del deserto di Giuda, nella depressione del *Giordano, a nord-est del *Mar Morto e a sud di *Gerico, dove si trovano le rovine di una specie di monastero dove visse una comunità di *esseni ai tempi di Gesù. A un chilometro circa di distanza si trovano delle grotte nelle quali, a partire dal 1947, sono state trovate delle giare contenenti alcuni manoscritti in ebraico, aramaico e greco dei secoli II-I a.C. e I d.C. (secondo dati archeologici, monete trovate, prova del carbonio...). Questi manoscritti, comprendenti quasi tutti i libri dell'AT, tra cui l'intero libro di *Isaia, sono particolarmente importanti perché confermano la validità del testo masoretico (vedi *Masora e *Masoreti). Altri manoscritti permettono di conoscere la vita della comunità degli esseni e diversi aspetti della vita ebraica ai tempi di Gesù.

Rabbì.

In ebraico, " maestro ". Appellativo di rispetto per un maestro. Dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), è il titolo ufficiale dei dottori della legge ebraica. In Gv 3,26, *Giovanni Battista viene chiamato così dai suoi discepoli. Così anche Gesù, ripetutamente (Gv 1,38; Mc 9,5; Mt 26,25). In Gv 13,13, Gesù riconosce di essere lui il vero Signore e Maestro.

Rabbino.

Nome che usiamo oggi nella nostra lingua come titolo dei maestri della legge ebraica.

Regno di Dio.

Il rapporto con Dio nel quale l'uomo vive secondo il piano divino. Ha una dimensione personale e comunitaria. Nell'AT, *Jhwh appare come re di *Israele, il che implica che la vita debba essere retta dalla legge di Dio. Gesù fa di questa categoria il nucleo del suo messaggio con un senso che va totalmente al di là degli aspetti nazionalistici e moralistici di Israele. L'ingresso nel regno di Dio suppone una *conversione, un cambiamento di mentalità per adottare i valori che Cristo incarna. Accettare il regno di Dio non implica schiavitù, al contrario: è la vera realizzazione, poiché " inseparabilmente unita con il dominio di Dio è la salvezza della creatura. Dove comincia questo regno nell'uomo, lì sta la salvezza dell'uomo (...). L'uomo nel ricevere il regno di Dio entra nel regno della vita e della salvezza eterna " (Th. Filthaut). Per questo, la venuta del regno di Dio è *vangelo, la buona novella portata da Gesù. Ecco alcuni testi evangelici sul regno di Dio: Mt 6,10 (" Venga il tuo regno "); 11,12; 13,1s (le parabole del regno); 12,28 e par.; Mc 1,15 e par. (predicazione del regno); Lc 17, 21 e par.

Regola.

Dal latino, regere = dirigere. Nella *vita religiosa, l'insieme dei principi dottrinali e, per estensione, delle norme pratiche che incarnano lo spirito del fondatore di un ordine o congregazione. Esistono regole classiche come quelle di sant'*Agostino, san *Basilio, san *Benedetto e altre nell'antichità; quelle di san Francesco, san Domenico, ecc., nel Medio Evo. Le numerose regole apparse più tardi sono in genere ispirate in qualche misura alle precedenti (cf J.L. Monge DTVC).

A partire dal sec. XI, le congregazioni cominciano ad aggiungere complementi alla regola di base che hanno adottato, dando generalmente al risultato il nome di Costituzioni. In seguito, regola e costituzioni si useranno come sinonimi, sia per esprimere un documento di base e un altro complementare, sia riservando la Regola per gli ordini antichi e medievali e le Costituzioni per quelli moderni, come stabilì il *Diritto Canonico del 1917.

Risurrezione della carne.

Il tornare alla vita si deve intendere come il continuare a vivere dello stesso soggetto, non precisamente con le stesse cellule, le quali si corrompono nel sepolcro (a parte il fatto che già durante la vita si vanno rinnovando in modo tale che ogni sette o otto anni scompare tutto ciò che costituisce il nostro corpo). Il linguaggio e le immagini di quaggiù sono poveri per parlare della situazione dell'*aldilà. San *Paolo fa il paragone del chicco di grano che muore e germoglia di nuovo. Gli ebrei trovavano difficile capire che ne sarebbe stato dell'uomo dopo la morte, vedi *Sheol. Negli ultimi tempi dell'AT, comincia ad apparire la luce (cf Dn 12,2; 2 Mac 7,9.11.14.29; Sap 5). Nel NT è una dottrina chiaramente manifestata da Gesù e poi dai suoi discepoli, soprattutto nel parlare del Signore stesso (cf Mc 12,18-27; At 2,31-33 e quanto indicato in *Parusia).

Risurrezione di Cristo.

E' il dato centrale della predicazione apostolica, fondamento della fede cristiana. Senza di essa, tutto sarebbe finito sul *calvario. Gli *apostoli e i discepoli insistono nel segnalare questo fatto tanto in contesti narrativi (è il caso dei *Vangeli: Mt 28; Mc 16; Lc 24; Gv 20 e 21 e altri testi, ad esempio, 1 Cor 16,4-8) che in proclamazioni di fede, che sono abbondantissime; in esse, si presenta la risurrezione come glorificazione o esaltazione di Gesù, come l'azione per mezzo della quale il Padre lo costituisce Cristo e Signore, causa e principio della nostra stessa glorificazione (cf At 2,24.33-36; 3,15; 4,8-12; 5,30-32; 10,39-43; 1 Ts 1,9-10; 4,14; 1 Cor 15,3-5.12-28; Rm 1,3-4; 4,24-25; 6,4; 8,11.29; 10,9; Col 1,18 ecc.). Con la sua risurrezione, Cristo inaugura il nuovo modo di esistere. In quella esaltazione è giunto alla meta della sua incarnazione divinizzante; la sua umanità oltrepassa i limiti dello spazio e del tempo per avere il modo divino di esistere; se tutta la sua esistenza è pasqua fin dall'*incarnazione, in questo momento giunge al suo culmine. Giustamente, è la *pasqua e non l'incarnazione il centro del mistero di Cristo e della sua celebrazione nella *liturgia. Da quel momento Gesù, per mezzo dello *Spirito Santo, ci comunica la partecipazione alla sua vita, di modo che per la sua risurrezione è la primizia di tutti quelli che saranno glorificati.

Rivelazione.

Manifestazione che Dio fa agli uomini di se stesso e del suo piano di salvezza. " La rivelazione si realizza con le opere e con le parole intrinsecamente unite " (Vaticano II, DV 1). " Dio invisibile (cf Col 1,15; 1 Tm 1,17), mosso d'amore, parla agli uomini come amici (cf Es 33,11; Gv 15,14-15), vive fra loro (cf Bar 3,38) per invitarli e accoglierli nella sua compagnia " (Id., Ibid). Già la creazione è rivelazione, in quanto attraverso di essa possiamo conoscere qualcosa del creatore (cf Rm 1,20); la si suole chiamare rivelazione naturale. Normalmente, si riserva il nome di rivelazione a quella che Dio realizza tramite i suoi inviati, i *profeti e gli altri *agiografi. Il culmine della rivelazione è Cristo. Dopo la rivelazione dell'AT, in questa tappa finale Dio " ha parlato a noi per mezzo del Figlio " (Eb 1,2). Egli " proferisce la parole di Dio " (Gv 3,34). Chi lo vede, vede il Padre (cf Gv 14,9). Dopo la sua *ascensione, inviò lo *Spirito Santo, che ispirò gli autori del NT.

Rivelazione privata.

Quella che afferma di aver ricevuto un persona in particolare. Ci sono rivelazioni private nella vita dei santi e anche numerose pretese rivelazioni che altre persone dicono di aver ricevuto. Quando non sono d'accordo con la fede, la Chiesa le condanna. In caso contrario, lascia la libertà ai fedeli di aderire a quello che propongono, ma ciò che appartiene alla rivelazione privata (quella non inclusa nei libri della*Bibbia) non è mai proposto come fede della Chiesa, alla quale c'è l'obbligo di aderire.

Sabato.

Significa probabilmente " riposo ". Settimo giorno della settimana, che compare nel racconto della creazione e in tutte le raccolte di leggi dell'AT (Gn 2,2-3; Es 20,8-11; 23,12; 31,12-17; 32,34; 35,1-3; Lv 23,3; 26,2; Nm 15,32-36; 28,9-10; Dt 5,12-16) e a cui si fa riferimento in molti altri passi. Osservato, senza dubbio, prima di *Mosè, è dall'*alleanza una delle istituzioni fondamentali del *popolo di Dio. Il riposo fu imposto nelle diverse epoche con un rigore che prevedeva perfino la pena di morte; ma non era il suo unico aspetto. Era un giorno di gioia e di culto. Ai tempi di Gesù, il legalismo lo aveva svuotato del suo significato autentico e il modo di agire di Gesù a riguardo del sabato è una delle cause di maggior conflitto con i *farisei. Gesù osserva il sabato (cf Mc 1,21; Lc 4,16) e al tempo stesso si dichiara signore del sabato (cf Mc 1,28) e ricorda che " il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato " (Mc 2,27). Agli ebrei convertiti fu difficile smettere di osservarlo, come si deduce da diversi testi del NT. I cristiani osservano il primo giorno della settimana, non come sostituzione del sabato, ma con un senso suo proprio.

Sacerdozio.

E la capacità che qualcuno possiede di arrivare a Dio per presentare sacrifici e per fungere da mediatore a favore di altri. Solo l'uomo Gesù Cristo, per mezzo della sua unione con Dio, possiede questa capacità nel suo essere stesso. Qualsiasi altro sacerdozio procede da quello di Cristo. Di modo che il sacerdozio cristiano è una configurazione o assimilazione (farsi simile) a Cristo che conferisce la capacità di giungere a Dio per offrire sacrifici (adorazione, lodi...) e per essere mediatore, ovvero intercedere per gli altri. Si distinguono due tipi di sacerdozio: a) Il sacerdozio comune o regale, proprio di ogni battezzato, che riguarda direttamente l'essere della persona, che è configurata a Cristo in ordine alla doppia finalità già detta. Non ha senso né efficacia in chi è nemico di Dio. b) Il sacerdozio ministeriale o gerarchico, che si riceve con il sacramento dell'*ordine; riguarda la persona in ordine a una funzione o ministero in favore della comunità ecclesiale. Rendendo capaci di operare come ministri in nome di Cristo, la sua azione è valida anche se tale ministro è in peccato (un sacramento conferito da un ministro indegno è valido, perché il ministro è solo lo strumento attraverso il quale opera Cristo).

Santità.

1. E come l'attributo essenziale di Dio. Racchiude l'idea del suo mistero, della sua gloria e maestà, della sua bontà e fedeltà. Il termine ebraico qadosh significa " separare "; è l'essere assolutamente diverso, che ispira rispetto e adorazione non separata dalla fiducia, soprattutto da quando Gesù si rivolge sempre a Dio come Padre e ci insegna a chiamarlo così.

2. La santità dell'uomo consiste innanzi tutto nel possesso della *grazia di Dio che lo trasforma interiormente facendolo partecipare alla santità e all'essere di Dio. La grazia è " una certa amicizia con Dio " (san Tommaso). La sua principale espressione è l'*amore o *carità assieme alla quale vanno le altre virtù *teologali e le virtù morali.

Santo.

1. Chi possiede la *santità. Santo è chi vive per i valori assoluti: Dio e il *prossimo. Si può esprimere anche con termini come bontà, giustizia, rettitudine.

2. Area del *tempio di Gerusalemme contigua al *sancta sanctorum.

3. Santo canonizzato. Quello che la Chiesa, previo esame della sua vita e delle sue virtù, e dopo aver verificato l'esistenza di miracoli realizzatisi per sua intercessione dopo la sua morte, propone come modello di vita, permettendo al tempo stesso che gli sia reso culto nella *liturgia. Vedi *Beato e *Beatificazione; *Canonizzazione.

Santo sepolcro.

Il sepolcro nel quale fu posto il corpo di Gesù dopo la morte in croce. Secondo i *Vangeli, il sepolcro apparteneva a *Giuseppe di Arimatea, che lo aveva preparato per sé; era nuovo; nessuno vi era mai stato sepolto; si trovava vicino al luogo della crocifissione; era scavato nella roccia e si chiudeva facendo rotolare una grande pietra (cf Mt 27,59-60; Mc 15,45-46; Lc 23,53; Gv 19,38-41). Attualmente si trova, così come l'altura del *Calvario, all'interno della *basilica del *Santo Sepolcro, all'interno della città di *Gerusalemme. La prima basilica su questo luogo fu costruita dall'imperatore *Costantino. Il Santo Sepolcro è uno dei luoghi preferiti dai pellegrini in Terra Santa.

Santuario / Santuari.

1. Nell'AT, luoghi dedicati alla divinità o ai falsi dèi. In *Israele, la preservazione del *monoteismo giunse a esigere l'unicità del santuario, che fu prima lo spazio chiuso all'interno del quale si trovava l'*arca dell'alleanza e poi il *tempio di Gerusalemme. Costruire un altro santuario, come quelli di *Dan e *Betel nel *regno del nord dopo la divisione del regno, fu un'infedeltà. Ancora peggio recarsi in altri luoghi, come denunciano i profeti.

2. Santuario si chiama oggi una chiesa molto frequentata dal popolo nella quale si venerano con particolare devozione il Signore in uno dei suoi misteri o la Madonna.

Signore.

Colui che ha un certo dominio su un altro. In ebraico, al posto di *Yhwh (il sacro *tetragramma che nella lettura non si pronunciava per rispetto) si usò Adonai = mio Signore (cf Gn 15,2.8), espressione di fiducia piena nella sua sovranità. In greco, la parola corrispondente è Kyrios, che implica sia la signoria di Dio che il suo nome incomunicabile; si usa spesso anche come semplice titolo di cortesia, così come si usa tra noi dire " signore ". Nel NT è usato frequentemente, sia in citazioni dell'AT che in modo indipendente (cf Mt 1,20.24; 11,25; Mc 12,11.36; Lc 1,11; 2,9; Gv 12,38; At 17,24; Rm 4,8; 9,28; 1 Cor 10,9; Eb 7,21; Ap 1,8; 11,17; ecc.). Per i primi cristiani, è il titolo dato a Gesù risorto. Nella risurrezione, " Dio lo ha costituito Signore e Cristo " (At 2,36). " Gesù è il Signore " era la formula con cui si confessava la sua divinità.

Simbolo.

Dal greco, sym-ballein = riunire, mettere insieme. Anticamente, " simbolon " designava un oggetto tagliato in due parti da riunire come prova di un'alleanza o di un contratto. " Si può definire come una formulazione figurata di un'esperienza umana alla quale si vuole dare un senso all'interno del mondo " (J. Mateos, Simbolo, in Concetti fondamentali di pastorale). In esso si unisce un elemento razionale con un'altro, frutto dell'esperienza, non esprimibile nel linguaggio razionale. Non rimanda semplicemente a un oggetto o a un'idea, ma ad un'esperienza in una certa misura collettiva; infatti, come il segno, è sempre un mezzo di comunicazione. Esprime quell'al di là del razionale che sta in fondo al mondo e alla vita. " Il simbolo produce il significato, nel riunire il conscio e l'inconscio, il mondo esteriore e l'interiore dell'uomo. Grazie ad esso, l'uomo non vive unicamente in mezzo alla realtà che lo circonda come un elemento in più della natura, ma anche in una dimensione di quella realtà, quella del suo significato " (J. Martínez C., DAP-VD). Nel senso corrente, oggi, il simbolo è l'espressione di un'esperienza in cui l'uomo si riconosce, racchiusa in una persona o in un oggetto, in una parola o in un gesto, e in cui comunica, con significati molto più ricchi delle parole, il fondamento della sua vita.

Il simbolo è un elemento essenziale nei *sacramenti e nella *liturgia in generale, poiché in questo campo si deve esprimere ciò che è inesprimibile razionalmente, il soprannaturale che è presente.

Simbolo di fede. Professione di fede, detta anche *Credo per le parole con cui inizia. Sintetizza le verità fondamentali della fede. Proclamare il simbolo è confessare l'adesione vitale a ciò che sintetizza e che dà senso alla propria esistenza. Le sue più importanti formulazioni sono:

il Simbolo apostolico, che si fa risalire agli apostoli, sorto a Roma nel II secolo e successivamente adattato, è il più breve. Ha un linguaggio semplice e concreto;

il Simbolo niceno-costantinopolitano, formulato in quei due grandi *concili ecumenici per correggere le eresie di *Ario e Macedonio, è di carattere più filosofico, meno comprensibile per il popolo. Ha valore ecumenico in quanto, redatto prima dello *Scisma, è professato anche dai fratelli separati, in particolare gli orientali.

Spirito.

Essere immateriale, semplice, intelligente, capace di amare. Tanto in ebraico (ruah) che in greco (pneuma), significa " soffio, vento ". Da qui l'uso di questi termini per esprimere realtà impercettibili ai sensi. Nell'AT appare dal primo capitolo della *Genesi. " In genere, esprime il dinamismo, più che l'immaterialità, e può essere cosmico, umano o divino " (Nueva Biblia Española, p. 1940): azione creatrice (Gn 1; Sal 33,6), creatore di vita (Sal 104,30); azione salvifica che suscita persone elette (Giudici); ispirazione dei profeti (Nm 11,17s; Ez 2,2; 3,12); il messia avrà pienezza di spirito (Is 11,2; 61,1) e nell'era messianico-escatologica ci sarà un'effusione universale di spirito (Gl 3,1-2). " In Sap 1 quasi si confonde con la sapienza trascendente " (cf Ibid. e DBM-Cl, v. *Spirito). " L'espressione Dio è spirito non era possibile per l'AT (cf però Is 31,3), poiché Spirito non era riferito all'essenza o all'essere di Dio, ma al suo agire " (DBM-Cl). Nel NT si giunge a quell'affermazione (Gv 4,24). Qui appare: con il senso veterotestamentario di " vento " (cf Gv 3,5-8), come spirito dell'uomo (Mt 26,41; 1 Cor 2,11; 2 Cor 7,1.13), come spiriti immondi o demoniaci (Mc 9,17-18.25; 3,29-30...), come Spirito di Dio (Mt 3,16; Rm 8,9; 1 Gv 4,2), del Signore (Lc 4,18; At 5,9), di vostro Padre (Mt 10,20), di Gesù (At 16,7), di Cristo (Rm 8,9), della verità (Gv 14,17), di vita (Rm 8,2), o semplicemente lo Spirito (Mc 1,10) (cf NBEsp.).

Spirito Santo.

Terza persona della Santissima *Trinità. Solo nel Nuovo Testamento appare chiaramente il mistero trinitario, non manifestato nell'epoca veterotestamentaria, tanto propensa al politeismo. E lo Spirito Santo che discende su *Maria perché in lei si realizzi l'*Incarnazione (cf Lc 1,35) e su Gesù quando comincia la sua vita pubblica: battesimo (Lc 3,22), tentazioni (4,1), inizio della predicazione (Lc 4,14.18). Gesù promette ai suoi che invierà loro lo Spirito (Gv 14,16-17.26; 16,7.13), il che si realizza nella *Pentecoste (At 2). Lo Spirito Santo guida la *Chiesa . Attualmente viviamo nel tempo dello Spirito, e implorare lo Spirito Santo è la migliore preghiera che possiamo fare (Lc 11,3).

Testimoni di Geova.

Furono fondati nel 1874 da Charles Russel (1852-1916) negli Stati Uniti. Annunciò l'inizio dei mille anni di pace (vedi *Millenarismo) per il 1914; lui e i suoi successori hanno poi dato altre date nonostante la delusione dei loro seguaci. Interpretano la Bibbia a modo loro: negano la Trinità, la divinità di Cristo, l'immortalità dell'anima, l'inferno. Non ammettono la gerarchia, né il sacerdozio, né i sacramenti. Hanno una rigorosa morale; rifiutano le trasfusioni di sangue e il servizio militare. Solo 144.000 di loro si salveranno; gli altri adepti regneranno sulla terra; il resto sarà annichilito. Il primo successore di Russel, Joseph F. Rutherford (1869-1942), diede loro una forte organizzazione *teocratica; morì in una grande villa che dicevano fosse destinata a ospitare i *Patriarchi dell'AT, la cui venuta avevano annunciato. Gli succedette Nathan H. Norr (1905-1977), che promosse la propaganda con la visita domiciliare e la diffusione dei loro libri; fece preparare una traduzione della Bibbia nella quale si cambiano senza scrupolo i testi originali. I Testimoni di Geova hanno lo status legale di società anonima Watchtower (Torre di Guardia), le cui azioni sono possedute dai dirigenti.

Tradizione.

Dal latino tradere = consegnare; traditio = trasmissione. La trasmissione da parte di una generazione a quelle successive delle sue idee, dei suoi costumi, delle sue istituzioni... Si usa di più in senso passivo: ciò che una generazione riceve da quelle che l'hanno preceduta. La successiva consegna di quanto si riceve fa sì che la tradizione formi una catena che ci unisce a tempi remoti. Nell'ambito religioso, è un elemento molto importante. Si applica comunemente a ciò che si è ricevuto e che non è entrato a far parte della Sacra Scrittura. Tuttavia, anche ciò che è stato scritto ebbe una preistoria di trasmissione orale, più ampia nell'AT, ma verificatasi anche nel NT. Così, i fatti e le parole di Gesù, in un primo tempo, furono trasmessi oralmente. D'altra parte, la tradizione completa la Scrittura, nella quale non si è depositata la totalità degli insegnamenti e delle pratiche ricevute. In ogni tradizione si produce un'evoluzione, molto evidente nei momenti di rivoluzione e appena percettibile in tempi tranquilli. Questo coinvolge anche il senso di quanto è scritto. Di modo che la tradizione è complementare alla Scrittura non solo quantitativamente, ma soprattutto qualitativamente, formando un'unione con essa. Più che di due fonti della rivelazione, si tratta di due aspetti. Tradizione e Scrittura " emanano dalla stessa fonte, si uniscono in una stessa sorgente, corrono verso lo stesso fine " (Conc. Vaticano II, DV, 21). Da qui la necessità che vi sia qualcuno che tenga la parola autorizzata in rapporto con la dottrina. All'insegnamento dei protestanti, che non accettano che la Scrittura (sola scriptura), manca, più che il complemento di ciò che non è scritto, la sicurezza di una visione corretta di quanto trasmesso per iscritto. Questa missione spetta ai successori degli *apostoli, con l'assistenza dello Spirito Santo: il *Magistero della Chiesa non è un'altra fonte di rivelazione, ma forma un'unità con la Scrittura e con la tradizione.

Trinità.

E il nome di Dio che esprime il suo essere in un'unica essenza o natura e in tre persone. La Trinità è il mistero radicale della religione cristiana. Rende ragione al principio fondamentale del *monoteismo e, al tempo stesso, che il più grande valore di ciò che esiste o possa esistere è la persona in una relazione d'*amore. Non c'è nulla superiore all'essere personale e la bontà più grande è l'amore. L'AT non conobbe questo mistero, che nell'ambito culturale di quel tempo avrebbe facilmente indotto al *politeismo. Ve n'è come un presentimento nei passi in cui Dio parla al plurale (cf Gn 1,26; 3,22; 11,7; Is 6,8), nella triplice invocazione di santo (cf Is 6,3), quando si parla dello " Spirito di Dio " o della sapienza come personificata. Nel NT appare dovunque: racconto dell'*annunciazione, in cui si percepisce l'azione del Padre, dello Spirito e del Figlio (cf Lc 1,30.32.35); *teofania nel momento del battesimo di Gesù (Mc 1,9-10 e par.); parole di Gesù sul Padre e sullo Spirito che invierà (cf Gv 1,1; 10,10.38; 14,11; 17,11.16.21.26; ecc.). Particolarmente chiaro rimane nell'invio finale a battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19). San *Paolo abbonda in confessioni trinitarie: per esempio, Rm 8,9-11; 15,26; 2 Cor 13,13; 1,21; Fil 2,6; Gal 2,9; 3,28.

Urbi et orbi.

" Alla città di Roma e al mondo ". L'espressione si usa nel linguaggio ecclesiale, per esempio quando si dice che il papa dà la *benedizione " urbi et orbi ". Si usa anche nella forma urbis et orbis = della città e del mondo, ad esempio nel titolo di una sezione informativa del quotidiano " L'Osservatore Romano " che raccoglie notizie " urbis et orbis ".

Vangeli.

Da san *Giustino (1 Apol., 66), verso l'anno 150, si comincia a dare il nome di vangeli ai libri che contengono il vangelo. Mt, Mc, Lc e Gv furono gli unici che la Chiesa ammise tra i molti che si scrissero sulla vita e la predicazione di Gesù. Sono un genere unico nella letteratura universale. Partono da fatti storici, ma non sono meri racconti, bensì *kerigma o annuncio della buona notizia che invita all'adesione personale a Gesù. La loro intenzione principale non è quella biografica. Non sono nemmeno un'elaborazione dottrinale o una riflessione sul significato di Gesù, ma piuttosto la sua presentazione come *messia, Figlio di Dio e salvatore. Ciascuno dei quattro evangelisti scrive a partire dalla propria mentalità teologica e secondo le necessità dei suoi destinatari più immediati, quelli della regione dove scrive. Cominciarono come brevi racconti o collezioni di fatti, di discorsi, di parabole di Gesù che poi diedero luogo all'insieme che oggi conosciamo. Il loro nucleo iniziale fu probabilmente il racconto della Passione e Risurrezione; poi si ampliò verso la vita pubblica e, finalmente, Mt e Lc vi aggiunsero la parte relativa all'infanzia. Si può dire che furono pensati e scritti a ritroso (cf G. Hierzenberger, VPB-H; vedi anche Haag-BornAusejo DB-H; X. Léon-Dufour DNT; DBM-Cl).

Vangeli dell'infanzia.

Sull'adolescenza e la giovinezza di Gesù, i *Vangeli non ci dicono nulla, se non che visse a Nazaret. Del periodo precedente la vita pubblica abbiamo solo alcuni racconti relativi alla sua infanzia, che troviamo nei primi due capitoli del Vangelo di *Matteo e di *Luca.

Questi capitoli procedono da fonti diverse da quelle che sono alla base del resto del Vangelo e Mt e Lc sono indipendenti tra loro. Qui, soprattutto, " la questione della storicità è in secondo piano di fronte a ciò che si esprime sull'importanza di Gesù " (DBM-C). La critica modernista, da Loisy a Bultmann, non vi ha visto che leggende. Studi più recenti ne hanno rivalutato l'autenticità (cf J. Danielou, I vangeli dell'infanzia, Morcelliana; R. Aron, Gli anni oscuri di Gesù, Mondadori).

Luca trovò indubbiamente un racconto scritto, che ritoccò secondo il proprio stile, come si vede da certe parole. Presenta Gesù come superiore al Battista in narrazioni parallele su entrambi: annunciazione di Giovanni-annunciazione di Gesù; nascita di Giovanni-nascita di Gesù, con l'inserimento degli inni (e poi quello di Simeone). La nascita di Gesù è inserita nella storia universale.

Matteo presenta Gesù innanzitutto come il *messia annunciato, il " Figlio di Davide ", ma destinato a salvare tutti gli uomini (manifestazione ai magi). Israele lo rifiuta (fuga in Egitto). Tutto è elaborato come una meditazione biblica, con continue citazioni dell'AT (cf Ibid. e Haag-Born-Ausejo, DB-H).

Vangelo.

In greco, " buona novella, buona notizia ". In senso ancora non religioso, significò la ricompensa data a chi portava una buona notizia. In Naum e nel Secondo e Terzo *Isaia (Is 40-66), evangelizzare è annunciare la buona notizia messianica: " Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annuncia la pace! " (Na 2,1; Is 52,7). Nel NT, Gesù stesso si presenta come colui che porta quella buona notizia attesa: Lc 4,16-21; cf Mt 11,5 = Is 61,1: " Mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri ". La parola vangelo compare 4 volte in Mt; 8 in Mc; 1 in 1 Pt; 1 in Ap; 60 in Paolo. Evangelizzare; 1 in Mt; 10 in Lc; 15 in At; 21 in Paolo; 3 in 1 Pt; 2 in Ap e 1 in Eb. Nel NT il vangelo è sempre la dottrina, mai un libro (cf W. Grossouw, in Haag-Born-Ausejo, DB-H, DBM-Cl. HierzenbergerWirkirchen, VPB-H).

Vangelo secondo Giovanni.

Il discepolo che Gesù amava, come Giovanni si definisce, scrisse probabilmente il suo Vangelo a Efeso verso la fine del sec. I, rivolgendosi a cristiani già formati. Mentre Mt, Mc e Lc seguono un piano e un ordine paralleli (vedi *Sinottici), Gv è indipendente. In generale non ripete ciò che è già raccontato dai sinottici, piuttosto lo completa e offre precisazioni geografiche o cronologiche a quanto da loro detto (cf 1,28; 11,28; 5,2; 19,13; 1,19s; 3,24; 4,6.52; 6, 4.22; 7,10.37; 11,6.17; 12,1.12; 19,14; 20,1.19.26). E molto personale.

- Ecco le principali differenze con gli altri: a) Racconta meno fatti e miracoli (ne narra solo sette), ma in modo molto sviluppato. b) Più che le parole e i fatti di Gesù, gli interessa il senso che essi hanno. c) Il suo messaggio è più incentrato sulla persona di Gesù: è lui la buona novella e il regno. I miracoli li chiama segni; il loro racconto è accompagnato dalla dottrina che ne spiega il senso. I discorsi di Gesù in Gv sono spesso discussioni con " i giudei " (così chiama i nemici di Gesù). d) Un'altra caratteristica notevole è il suo simbolismo, senza nulla togliere alla storicità dei fatti: acqua, sangue, luce, vita... acquistano in Gv un denso significato. e) Solo lui cita le feste intermedie tra la prima e l'ultima pasqua.

- Vocabolario e stile. Il suo vocabolario è povero, ma di grande effetto. Fa uso di molte espressioni semitiche, benché scriva in greco. Il suo stile non ha la vivacità di Mc, tuttavia " raggiunge un livello eccezionale di forza e di vita " (Mollat). Le frasi sono poco varie ma " la loro successione solenne in forma di sentenze infonde a tutto il discorso un'arcana e ieratica maestosità che impregna il lettore fin dal principio " (G. Ricciotti). Traccia con penetrante psicologia le reazioni delle persone e dei gruppi.

- Dottrina. E il vangelo spirituale. Si sente che lo ha vissuto molti anni quando lo scrive; per questo unisce le sue riflessioni teologiche alle parole di Gesù. La divinità di Gesù è messa fortemente in risalto già nel prologo, nel corso dei discorsi, fino alla fine. Presenta il cristianesimo solidamente cementato nella realtà ecclesiale, che si avverte dalla attenzione dedicata a Pietro (lo nomina 40 volte), alla vita sacramentale (battesimo, eucaristia e penitenza), passando per le immagini della vite (c. 15), del gregge e dell'unico pastore (10,1-6) e lo stabilimento del *primato (c. 21), che in Mt 16 appare annunciato. Questo Vangelo è stato stimato in modo speciale da santi e contemplativi. Origene, nel suo commento (Introd. 1,6) dice che i Vangeli sono le primizie delle Scritture e quello di Gv è la primizia dei Vangeli.

Vangelo secondo Luca.

E dedicato a *Teofilo (amico di Dio), che molti ritengono sia stato un personaggio reale, non simbolico. Fin dal prologo (1,1-4), l'autore espone il suo metodo, le sue accurate ricerche e le sue intenzioni. Fu probabilmente composto negli anni 80-85, destinato a gentili convertiti. Tra le sue fonti c'è il Vangelo di Mc, che segue, migliorandone lo stile e ritoccandone il contenuto. Altre fonti sono quella che si riferisce all'infanzia di Gesù, una fonte comune a Mt (Q) e altre soltanto sue. E quello che ha più affinità con Giovanni.

- Struttura il suo Vangelo in quattro parti all'interno di un chiaro quadro geografico. 1. L'infanzia di Gesù (c. 1-2). 2. Il ministero in *Galilea (3,1?9,50); è la parte più parallela a Mc e Mt, con la Passione. 3. La sezione dei viaggi (9,51?18,27). 4. Passione, risurrezione e ascensione. Comincia il suo racconto a *Gerusalemme (annuncio a *Zaccaria), la grande sezione centrale la pone in viaggio verso Gerusalemme, e conclude nel tempio di Gerusalemme.

- Contenuto originale. La sua ricchezza particolare sta nella cosiddetta sezione dei viaggi, perché colloca i fatti e gli insegnamenti mentre Gesù " sale a Gerusalemme ", circostanza che ricorda tre volte (9,51; 13,22; 17,11). E soprattutto per questa sezione che Lc ha più racconti originali tra i *sinottici: 105 *pericopi originali, contro 66 di Mt e 19 di Mc. Gli dobbiamo gioielli come le parabole del buon samaritano, degli invitati che non accettano l'invito al banchetto, del figlio prodigo, della pecorella smarrita e della dramma perduta, del ricco cattivo e del povero Lazzaro, del fariseo e del pubblicano, e storie come quella della peccatrice pentita, la conversione di Zaccheo, il buon ladrone, oltre ai racconti dell'infanzia.

- Lo stile di Lc è, in generale, molto curato, fine, elegante, di qualità migliore degli altri tre. I suoi racconti sono sobri, senza dettagli non necessari. Sa concludere molto bene una narrazione (così: 4,30; 10,37.42; 15,32; 16,31; 24,32-35). Mostra di avere un'acuta intuizione psicologica nel tracciare i personaggi.

- Dottrina. Dà a Gesù, di preferenza, il titolo di Signore e descrive meravigliosamente la sua bontà, esprimendo al tempo stesso le esigenze del suo messaggio. E lui che ci ha lasciato il miglior ritratto della Madre di Gesù e che più si interessa alla donna in generale. Il suo è il vangelo della gioia e della bontà. Insiste più degli altri sulla preghiera e fa numerosi riferimenti allo *Spirito Santo (15, contro i 12 di Mt e i 4 di Mc). Luca raccoglie gli inni di Zaccaria, degli angeli e di Simeone. Presta particolare attenzione ai poveri. Ha un grande senso della storia. Percepisce che con Gesù inizia un tempo nuovo.

Vangelo secondo Marco.

Benché Matteo debba aver scritto il suo Vangelo aramaico prima, il Mt in greco, che è quello che ci è giunto, è posteriore a Mc, cosicché questo è cronologicamente il primo dei quattro. Lo si data intorno all'anno 65. Non è da escludere che lo abbia composto a Roma; in ogni caso, le traduzioni delle parole aramaiche e le spiegazioni degli usi ebraici che introduce rivelano che non fu scritto per gli abitanti della Palestina o per i protagonisti della diaspora.

- Si attribuisce a Mc il merito di aver creato il genere *vangelo, parola che mette nella prima frase e poi ripete 8 volte (contro le 4 di Mt e nessuna in Lc e in Gv).

- Caratteristiche di Mc sono: a) La sua brevità. E lungo poco più della metà di Mt o di Lc. b) Il suo vocabolario e la sua sintassi sono spesso poveri o difettosi (ripetizione di e, subito...; confusione dei tempi verbali); ma il suo stile è realistico, vivo, pittoresco, dettagliato; " passare dal primo Vangelo al secondo è uscire da una chiesa per contemplare la natura " (X. Léon-Dufour). Mc è un narratore molto abile. La sua attenzione ai dettagli offre molti dati interessanti: solo il 10% dei suoi racconti non compare negli altri Vangeli (questo spiega perché sia stato poco impiegato nella liturgia in passato), ma i suoi particolari arricchiscono la visione e per questo oggi lo si valuta molto. c) Si stima, inoltre, la sua psicologia naturale nel tracciare i personaggi. d) Non nasconde l'ignoranza né i difetti degli *apostoli (comparare Mc 6,52 con Mt 14,33; Mc 9,32 con Mt 17,23; Mc 9,33-34 con Mt 18,1).

- Dottrina. Presenta Gesù nei fatti. La scarsità di discorsi fa sì che l'attenzione si concentri sulla persona e il mistero di Gesù: il vangelo è il Signore stesso. Colpisce la sua insistenza sul segreto messianico: solo a poco a poco si rivelerà il mistero di Gesù. Per 81 volte si riferisce a Gesù con l'espressione Figlio dell'Uomo. In Mc vediamo il Gesù precedente alla Pasqua meglio che negli altri evangelisti. Presenta i tratti umani di Gesù: dorme, mangia, si volta per guardare, si commuove, accarezza i bambini, si sdegna, domanda (cf 3,5; 5,30.32; 6,34; 8,5; 9,16; 10,16...). La divinità di Gesù è ben messa in risalto, fin dal titolo; il segreto messianico si spezza in certi momenti (battesimo, trasfigurazione, forza contro gli indemoniati) e lascia intravedere la sua trascendenza. Davanti alla *croce, il centurione confessa che è veramente il *Figlio di Dio.

Vangelo secondo Matteo.

Fu il primo libro scritto del NT nell'originale aramaico, sebbene l'opera in greco, che è quella che possediamo e che non è una semplice traduzione della prima, sia posteriore a Mc; in esso si avverte già che ha avuto presente ciò che ha scritto Mc.

- E' perfettamente chiaro che i suoi destinatari sono giudei: dà per noti i loro costumi; riflette bene la situazione religiosa e la mentalità della *Palestina (per esempio, scrive 33 volte " regno dei cieli " e solo 4 " regno di Dio ", perché i giudei evitavano di pronunciare il nome di Dio) e la cosa più caratteristica è che in numerose citazioni presenta Gesù come compimento delle profezie.

- Caratteristiche salienti: a) Spirito semita nelle espressioni, negli abituali mezzi stilistici per ricordare gli insegnamenti, ecc. b) Chiarezza e ordine. E il Vangelo meglio strutturato per la catechesi, e questo spiega la preferenza di cui ha goduto nella liturgia nel corso dei secoli. Unisce la dottrina in lunghi discorsi, che alterna con sezioni narrative nelle quali raggruppa miracoli e altri fatti. " E così ben tracciato e artisticamente costruito che T. Zahn è giunto ad affermare che nessun libro di storia dell'AT, né del NT può competere con esso " (DB-H). c) E il vangelo dottrinale per eccellenza; in esso predomina la parola di Gesù, senza trascurare gli atti; lascia da parte l'aneddotica per concentrarsi sull'essenziale. d) Significato ecclesiale. E l'unico che riporta la parola Chiesa (16,18 e 18,17) e che narra la promessa del primato (16,13-20), così come il pagamento del tributo per Pietro e per Gesù assieme (17,27); ricorda il potere di " legare e sciogliere " dato agli *apostoli. e) Nonostante il suo spirito semita, offre una visione universalistica fin dai primi capitoli (venuta dei re magi) fino all'invio nel mondo intero con il quale si conclude il Vangelo; tratta gli apostoli con grande delicatezza (paragonare con quanto si dice in *Marco).

- Il suo stile è chiaro, manifestazione di una mente lucida e ordinata, ed elevato, con una sua eleganza, anche senza la vivacità di Mc né la finezza di Lc. Possiede una certa ieraticità e solennità. Il linguaggio è generalmente corretto.

- La dottrina. Tratta il Signore con grande rispetto e lo avvolge in una certa aria di maestà; diverse volte il Signore si presenta come giudice del mondo (16,27; 19,28; 24,27.30; 25,31s); non vi compaiono i tratti di irritazione o tenerezza che si trovano in Mc; è il Cristo, il Figlio di Davide. 80 volte lo chiama Signore (Mc, 18; Lc, 103). Mette in rilievo la filiazione divina. L'attenzione alla Chiesa sembra essere ciò che più lo distingue dagli altri evangelisti.

Vaticano.

1. Città del Vaticano. E uno stato situato all'interno della città di *Roma, resto di ciò che fu lo*Stato Pontificio, nel quale risiede il papa e funziona l'amministrazione centrale della Chiesa. Nel corso dell'unificazione italiana, lo Stato Pontificio venne preso con la forza e iniziò così la cosiddetta questione romana. I papi vissero reclusi nel palazzo vaticano, senza riconoscere l'espropriazione. Pio XI e Mussolini firmarono nel 1929 i patti *lateranensi, con i quali venne costituito lo Stato del Vaticano. E lo Stato più piccolo del mondo, con 0,44 chilometri quadrati di superficie e una popolazione di circa 1000 abitanti, molti dei quali non risiedono al suo interno. Ad esso appartengono anche, oltre alla Basilica di San Pietro, le altre tre *basiliche maggiori, San Giovanni in Laterano (cattedrale del papa come vescovo di Roma), Santa Maria Maggiore e San Paolo Fuori le Mura, nonché la residenza di *Castel Gandolfo. L'amministrazione civile di questo minuscolo Stato è affidata a un delegato del papa. Il Vaticano conia la propria moneta, dello stesso valore e denominazione di quella italiana. Ha una sua bandiera: bianca e gialla. Dispone di un'emittente: " Radio Vaticana "; di un quotidiano: " L'Osservatore Romano "; di un'editrice: " Libreria Editrice Vaticana " e di una tipografia: " Tipografia Vaticana ".

2. Vaticano I, Concilio. Iniziò l'8 dicembre 1869 e venne interrotto il 19 luglio 1870, quando scoppiò la guerra tra Francia e Prussia. Non vi fu invitato nessun re o sovrano temporale come si era fatto fin dal primo *concilio (*Nicea 325), ai tempi di *Costantino. Vi presero parte fino a 780 vescovi dei mille allora esistenti al mondo. Dell'ampia tematica prevista, si giunse ad approvare solo due documenti. Il concilio condanna i principali errori dell'epoca: *razionalismo, *liberalismo, *agnosticismo...; chiarisce il rapporto tra fede e ragione e definisce la dottrina sulla Chiesa. Non fece in tempo a emanare un documento sui *vescovi, che avrebbe completato ed equilibrato quanto esposto sul *papa. La definizione dell'*infallibilità suscitò forti polemiche dentro e fuori il concilio e provocò la separazione dei *vecchi cattolici, capeggiati dal teologo tedesco Döllinger.

3. Vaticano II, Concilio. *Concilio convocato da papa Giovanni XXIII e celebrato sotto il pontificato suo e di Paolo VI, dal 1962 al 1965, in quattro sessioni che si celebravano una all'anno, approssimativamente dalla metà di ottobre a dicembre. Con una partecipazione di più di duemila vescovi di tutto il mondo, è stato il concilio più rappresentativo dei 21 celebrati nella storia della Chiesa. Per espressa volontà di Giovanni XXIII, fu un concilio pastorale, cioè non si dedicò a condannare errori, ma bensì a cercare l'attualizzazione della dottrina della Chiesa nel mondo di oggi e la sua proiezione nella vita.

Vicario.

Chi esercita una funzione in nome di un altro e con la sua autorità. In questo senso,

- il vicario apostolico governa un *vicariato apostolico in nome del papa;

- il vicario episcopale è responsabile di una zona o di un gruppo di fedeli in nome del vescovo;

- il vicario generale opera con l'autorità del vescovo in tutto il territorio e su tutti i fedeli della diocesi secondo quanto previsto dal *Codice di Diritto Canonico ;

- il vicario parrocchiale è il sacerdote che coopera con il parroco sotto la sua autorità.