Vivere e comunicare la nuova cultura valutativa
Si trattava del tassello mancante in un impianto educativo-didattico già organizzato intorno alle Indicazioni Nazionali, che promuovono la crescita a tutto tondo della persona, che favoriscono una didattica in cui le discipline siano in continua intersezione le une con le altre, che mirano alla costruzione di competenze spendibili fuori dalle mura scolastiche.
La trasformazione del sistema valutativo ha assunto ufficialità in modo molto rapido, per via delle tempistiche indicate dall’ordinanza ministeriale dello scorso dicembre, ma le scuole avranno il tempo, nei prossimi due anni, di mettere a punto meglio, e in modo sempre più calzante rispetto alla propria realtà territoriale ed istituzionale, gli obiettivi intorno ai quali formulare i giudizi descrittivi del documento valutativo.Fin d’ora, però, possiamo abituarci a comprendere noi docenti, in primis, come la nuova valutazione ci sia di aiuto: le nuove diciture ci permettono di uscire, anche linguisticamente parlando, da una cornice classificatoria.
Pensiamo prima di tutto al nostro lavoro in aula. Se un alunno “prende 8”, si colloca su una scala di performance che ben conosciamo ed è al terzultimo gradino. Se invece gli obiettivi che deve raggiungere sono esplicitati nella sua verifica e sono da lui parzialmente raggiunti, sarà reso evidente su che cosa è necessario ancora lavorare e che cosa invece è stato appreso. Analogamente, nei documenti di fine anno, ora, per ogni obiettivo di apprendimento considerato essenziale dalla scuola, si comunica in modo esplicito a che livello di acquisizione è giunto l’allievo. Potrà risultare dunque che, all’interno della stessa disciplina, un allievo abbia un livello avanzato di acquisizione rispetto ad alcuni obiettivi e un livello intermedio rispetto ad altri. Ne emerge un profilo variegato, sicuramente poliprospettico, che non schiaccia nessun bambino dentro a un voto, ma traccia le coordinate all’interno delle quali il docente potrà proseguire al meglio il percorso didattico, anche in alleanza con la famiglia, perché abilità o competenze ancora da acquisire vengano presto “conquistate”.Avanzato: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una varietà di risorse sia fornite dal docente sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità.Intermedio: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve compiti in situazioni non note utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo.Base: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità.In via di prima acquisizione: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente.
Il beneficio per il docente, dunque, è la possibilità di aprirsi a una valutazione meno opprimente, meno incasellante, che restituisca nel documento le sfumature di un percorso di crescita e apprendimenti pieno, in continuità con valutazioni in itinere che immaginiamo siano già ricche di feedback puntuali e specifici per ciascun bambino, dove non solo la performance e la conoscenza del contenuto sono verificate, ma si osserva e si rileva come ogni alunno integra le nuove conoscenze e abilità a ciò che già sa, come affronta situazioni problematiche, come reperisce informazioni, come si relaziona ai compagni di lavoro, come accoglie punti di vista differenti...Per gli alunni la logica è simile, ma con un aspetto psicologico dirimente: una descrizione ricca e aderente al percorso effettuato difficilmente mortifica, anche se ci fossero diverse lacune da colmare o obiettivi da acquisire; piuttosto esplicita aspetti già noti al bambino dalla sua esperienza scolastica, e dunque è una valorizzazione del lavoro svolto e un riconoscimento dei tanti obiettivi su cui ci si è impegnati, con risultati pieni, parziali o in via di prima acquisizione che siano.
Inoltre, una restituzione precisa di quali siano i raggiungimenti e quale il lavoro che ancora è necessario intraprendere promuove un senso di consapevolezza rispetto al percorso che ciascun bambino vive a scuola ed è premessa all’acquisizione della capacità di autovalutarsi.
Le Linee guida che accompagnano il nuovo impianto valutativo ministeriale non solo indicano l’iter per la transizione della modalità valutativa, ma sottolineano l’importanza della COMUNICAZIONE, soprattutto alle famiglie, di tale transizione.
Ecco perché quest’anno è di vitale importanza uscire dal nostro orizzonte scolastico e riuscire a far emergere il significato di questo cambiamento di paradigma, perché sia chiaro a tutti.
Nell’Istituto per il quale lavoro la Dirigente Scolastica si è resa disponibile a tenere un webinar dedicato alle famiglie di tutti gli alunni già nel mese di gennaio, con l’intento di dare valore a un processo di cambiamento della scuola che va nella direzione della maggiore trasparenza e della coerenza dell’atto valutativo rispetto ai processi didattico-educativi promossi nei precedenti documenti ministeriali. Per molti genitori la mancanza del voto potrebbe risultare disorientante, a un primo sguardo, facendo apparire meno esplicito il “livello” del proprio figlio, anche se al contrario i giudizi “raccontano di più”. Immagino già genitori che, di fronte a giudizi con obiettivi in via di prima acquisizione o raggiunti a livello base, si chiederanno: “Ma quindi mio figlio è insufficiente?”. Analogamente, famiglie il cui figlio riceva un documento con obiettivi raggiunti in parte a livello medio e in parte avanzato potrebbero chiedersi: “Ma quindi avanzato corrisponde a 9 e 10?”, “Intermedio significa 7 o 8?”.È importante comunicare ai genitori che all’inizio sarà più faticoso uscire dalla logica della traduzione dei livelli in voti e abbracciare la natura composita e forse un po’ meno immediata, meno “usa e getta”, del giudizio, ma poi vi si coglieranno meglio le opportunità di crescita indicate e si apprezzerà la restituzione maggiormente concreta, aderente al lavoro messo in atto dalla scuola con i bambini.
Con il nuovo modello valutativo, infatti, le famiglie possono davvero stabilire un’alleanza educativa con i docenti, perché sono convocate su temi dichiarati, messi a fuoco in modo inequivocabile nella selezione degli obiettivi essenziali effettuata dalla scuola.Per le famiglie, infine, conoscere gli obiettivi che la scuola ha ritenuto fondamentali per il lavoro didattico è un’occasione tangibile di conoscere l’identità dell’istituzione stessa e di condividerne o meno gli ideali. Un altro passo avanti verso la piena condivisione e la massima trasparenza.
I consigli di classe finali potrebbero essere allora quest’anno il luogo e il tempo per parlare di apprendimenti in modo trasparente, concreto, andando al cuore del senso della valutazione: la formazione continua dei nostri figli.