Una nuova valutazione per ripensare anche la progettazione didattica

Valutazione sostenibile, interazione verbale, condivisione, confronto, progettazione collettiva. Sono solo alcune delle parole chiave di una didattica flessibile e volta allo sviluppo delle autonomie. Nel suo contributo, Sonia Sorgato, docente di Scuola primaria, ci spiega l’importanza dell’autoregolazione e del ruolo dell’insegnante nel documentare le tappe fondamentali del percorso di apprendimento, affinché non sia più un “voto” o un “registro” a influire sulla valutazione.

Abbiamo ricevuto molte testimonianze di docenti entusiasti del cambiamento nel sistema valutativo, ma ora affaticati nella fase di documentazione e soprattutto di inserimento delle valutazioni in itinere e periodiche nei registri. Come pensi si possa lavorare al meglio a questa fase di documentazione del processo valutativo?

Anch’io ho raccolto, nella mia esperienza di insegnante e nella formazione con molte scuole, un grande desiderio da parte dei colleghi di capire a fondo l’ordinanza 172 e le Linee guida, una necessità che deriva dalla percezione che il nuovo sistema formale relativo alla valutazione periodica e finale rappresenti il grimaldello per lavorare in modo nuovo, per intervenire e riflettere insieme sulla progettazione stessa.

Molto spesso, dal confronto con i colleghi, è emersa proprio questa riflessione che ci permette di rimettere a tema la finalità stessa della valutazione. Come afferma Bottero (2021) la valutazione non ha un fine in sé ma rappresenta lo strumento per favorire l’apprendimento attraverso l’autoregolazione. L’autoregolazione è un processo centrale di questa visione di valutazione e rappresenta la finalità ultima delle nostre azioni come insegnanti: consiste nel farsi carico dei propri processi cognitivi e motivazionali per raggiungere un obiettivo. Il ruolo dell’insegnante è cruciale perché fornisce gli strumenti e l’accompagnamento affinché i bambini e le bambine assumano un ruolo attivo e autonomo nei processi di regolazione del proprio apprendimento.

Sicuramente, come hai sottolineato, questo comporta da parte degli insegnanti un impegno nel documentare i passaggi cruciali dei percorsi di apprendimento e richiede un lavoro di riflessione e di grande condivisione con i colleghi al fine di rendere la valutazione per l’apprendimento una valutazione “sostenibile”.

Alcune difficoltà sono ancora presenti poiché molto spesso i registri elettronici in dotazione alle scuole non sono del tutto adeguati al nuovo impianto valutativo ma si rifanno piuttosto a modelli scolastici di altri tempi. Non a caso in molti registri è rimasta la parola “voto” nonostante i voti siano stati aboliti e non rappresentino più una modalità di rilevazione degli apprendimenti. Il consiglio che vorrei dare è quello di evitare che il registro, semplicemente un contenitore delle rilevazioni, influisca sul nostro modo di progettare e di valutare in classe.

Quali sono le prove che possono evidenziare meglio i livelli raggiunti nei diversi obiettivi disciplinari?
Come possono essere aiutati oggi i docenti a lavorare in modo sereno secondo il nuovo modello valutativo, che – come sappiamo – comporta un cambiamento dell'intero impianto della progettazione didattica?

Risponderò a queste due domande con un unico ragionamento perché penso che le risposte siano strettamente correlate.

Nell’osservazione dei processi di apprendimento, così come dovrebbe essere sempre, è fondamentale documentare insieme, condividere le rilevazioni che raccogliamo nel corso delle nostre attività, ragionare su ciò che è successo per cogliere aspetti che in maniera intersoggettiva possono essere approfonditi o visti da punti di osservazione differenti.

Vorrei fare un esempio di uno strumento che utilizzo spesso in classe e che fornisce molte informazioni: la trascrizione delle interazioni verbali. La discussione rappresenta uno degli strumenti di valutazione riportati all’interno delle Linee guida ministeriali e tutti noi abbiamo presente la quantità e la qualità delle informazioni che possono essere analizzate nelle interazioni verbali in classe. In una discussione, per esempio, sulle differenze tra cubo e quadrato possiamo ricavare facilmente le conoscenze dei bambini rispetto alla geometria ma anche la loro capacità di argomentare, di sostenere le proprie ipotesi, di intervenire all’interno di una discussione, di capire gli interventi dei compagni e di tenerne conto nell’esposizione della propria ipotesi; possiamo osservare anche l’utilizzo delle risorse perché magari alcuni faranno riferimento a oggetti presenti in classe, a esperienze precedenti oppure a sintesi del lavoro svolto insieme riportate sul quaderno. La discussione quindi diventa l’occasione per raccogliere informazioni anche su altri obiettivi, anche di ambiti di insegnamento diversi dal nostro e può rappresentare un modo per lavorare su obiettivi realmente trasversali. La condivisione di queste documentazioni rappresenta quindi un’opportunità che rende davvero sostenibile il processo di rilevazione delle manifestazioni di apprendimento e favorisce inoltre una progettazione non settoriale, collettiva e con una visione globale sui/sulle bambini/e e sul loro percorso di apprendimento.