Le Religioni nel mondo: l'Islam

La parola araba "Islam" significa letteralmente "sottomissione, donare il proprio viso a Dio", e indica una religione monoteista (ossia con un unico dio). Sviluppatosi nella Penisola Arabica, nei secoli l'islam si è espanso in Asia, in Africa e in Europa. I suoi fedeli  sono chiamati musulmani - si scrive con una sola "s" - e, nel mondo, sono circa 1,5 miliardi (i cristiani sono circa 2,2 miliardi).Il grande portavoce della religione musulmana è stato Maometto (nato attorno all'anno 570), considerato dai suoi fedeli l'ultimo profeta inviato da Dio al mondo e incaricato, grazie alle rivelazioni dell'arcangelo Gabriele, di far conoscere all'umanità la parola di Dio.Per i credenti, dunque, l'Islam è l'insieme delle rivelazioni fatte all'umanità da Allah (ossia Dio) fin dall'epoca del primo profeta, Adamo. Queste rivelazioni  sono contenute nel libro sacro dei musulmani, il Corano (che significa "predicazione") che è come la Bibbia per i cristiani. Il Corano è  formato da 114 capitoli di varia lunghezza, divisi in versetti, e deve essere imparato a memoria dai fedeli.

RITI E LUOGHI DI CULTO DELL'ISLAM

I musulmani pregano cinque volte al giorno all'alba, a mezzogiorno, nel pomeriggio, al calar del sole e di notte. Ogni momento di preghiera è segnato dal richiamo del muezzin (un fedele scelto come capo della preghiera) che, dall'alto della torre più alta della moschea (minareto) invita i fedeli a pregare.
La moschea è la casa di Dio, è priva di ogni immagine di Dio (perché Allah non può essere rappresentato dai mortali) o altri soggetti, ma è ornata solo da pochi paramenti e scritte sacre. Prima di entrare in una moschea, i fedeli devono lavarsi mani e piedi per purificarsi, e coprirsi il capo in segno di riverenza nei confronti di Dio. In moschea si entra scalzi, per questo le moschee hanno tappeti sul pavimento.Per pregare, nel caso in cui non possa recarsi in moschea, il fedele stende a terra un piccolo tappeto orientato verso la Mecca, la città in cui nacque Maometto. Ogni buon musulmano si deve recare in pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita.Come ogni religione poi, l'islam prevede delle festività di precetto che scandiscono momenti importanti nella vita di un religioso. Il più famoso tra questi momenti è senza dubbio il Ramadan, il digiuno rituale che ogni anno deve essere affrontato da tutta la comunità musulmana.

I CINQUE "PILASTRI" DELL'ISLAM

Stando ai precetti della religione islamica, un buon musulmano deve rispettare cinque grandi regole (spesso definite i "pilastri dell'Islam") nel corso di tutta la vita. Tali principi fondamentali sono:

  • la Testimonianza di fede (shahādah): tale precetto è la base della fede islamica e impone al fedele di testimoniare la propria religione e seguirne i principi.
  • la preghiera (ṣalāt): la già citata preghiera islamica prevede cinque momenti di quotidiano raccoglimento spirituale. Il venerdì, a mezzogiorno, i musulmani di una comunità si ritrovano per la preghiera comune.
  • l'elemosina legale (zakāt): la religione islamica prescrive la condivisione delle ricchezze e una certa attenzione ai poveri. L'Islam infatti dice che per godere dei propri guadagni è giusto dare una piccola parte del patrimonio ai meno abbienti. Per questo nei Paesi musulmani è imposta una specie di tassa che però - almeno in teoria - rappresenta un'elemosina "legale".
  • il digiuno (ṣawm o ṣiyam) nel mese di Ramadan: nel mese sacro del Ramadan i fedeli non possono mangiare (e teoricamente nemmeno bere) finché non scompare la luce del giorno.
  • il pellegrinaggio (ḥajj) alla Mecca: almeno una volta nella vita il buon musulmano deve recarsi in pellegrinaggio alla città sacra di La Mecca (nell'attuale Arabia Saudita) durante l'ultimo mese dell'anno islamico.

CHE COS'E' IL RAMADAN?

Il Ramadan è il nome del mese di digiuno previsto dall'Islam per celebrare il mese in cui fu rivelato il Corano agli uomini, così da guidarli verso il sentiero di Allah ("Dio" in arabo).Esso non avviene in giorni ricorrenti (come  ad esempio il Natale cristiano, che cade sempre il 25 dicembre), ma cade il nono mese dell'anno del particolare calendario musulmano; a differenza del "nostro" calendario gregoriano però, esso è suddiviso in 354 o 355 giorni, 10 o 11 in meno rispetto all'anno solare, quindi ogni anno che passa, il mese di digiuno si sposta a "ritroso" di mese in mese e di stagione in stagione.Un esempio? Nel 2019 il Ramadan fu tra il 5 maggio e il 4 giugno. L'anno scorso era stato tra il 24 aprile e il 23 maggio. Nel 2021, invece, durerà dal 13 aprile al 12 maggio.

COME CI SI COMPORTA DURANTE IL RAMADAN?

L'Islam è una religione che dà molta importanza all'intenzione (niyya, in arabo) e alla volontà di compiere un'azione. La partecipazione al Ramadan deve dunque essere perpetrata con consapevolezza e massima serietà.Sostanzialmente, durante il Ramadan vige il digiuno (sawn), da intendersi non solo come l'astensione da cibo e bevande, ma anche dall'evitare atti che potrebbero turbare lo spirito e il corpo, come fumare o avere cattivi pensieri verso la comunità (umma). È dunque un momento di alta spiritualità, in cui si sperimenta la privazione e la meditazione lontano dalle distrazioni terrene per avvicinarsi alla divinità. Per quanto riguarda il divieto di mangiare e bere, esso dura per tutto l'arco della giornata di Ramadan, fino al calar del sole; quando il sole tramonta, il digiuno viene rotto con un pasto frugale (la tradizione vorrebbe che si mangiasse qualche dattero e che si beva un bicchiere d'acqua, come faceva Maometto, il Profeta dell'Islam). Il Ramadan termina dopo 29 o 30 giorni con una festa chiamata 'id al-fitr, "la piccola festa", durante la quale, oltre ad un pasto rituale, si fanno offerte per i più poveri della comunità. Tutti i bravi musulmani devono partecipare al Ramadan, uno dei cinque pilastri della Fede musulmana; chi non lo facesse, sarebbe considerato kafir, empio. Vecchi, bambini piccoli, malati, viaggiatori e donne incinte sono dispensati dal digiuno, anche se questi ultimi tre, una volta terminata la loro particolare condizione (quindi quando guariscono, tornano a casa o partoriscono) dovranno recuperare i giorni di digiuno.