Videolezioni dedicate agli eventi più significativi della mafia. Per aprire i files cliccare sui titoli in grassetto.
La convenzione di Palermo: Il 15 dicembre 2000 viene firmata a Palermo la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale. Aderiscono 189 paesi, che si impegnano a recepire nella propria legislazione nazionale misure di contrasto, prevenzione e cooperazione nella lotta contro le mafie. Un risultato storico e fondamentale, poiché le associazioni criminali non operano nel territorio in cui sono nate, ma con un raggio d’azione a livello mondiale. Il percorso per arrivare a questo traguardo parte da molto lontano: fra i primi a teorizzare una collaborazione tra gli Stati per contrastare l’azione dilagante delle mafie è il capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo, Rocco Chinnici. Dopo l’omicidio del magistrato il 29 luglio 1983, A dare seguito a queste intuizioni a metà degli Ottanta sarà Giovanni Falcone, sfruttando i suoi rapporti con l’Fbi e con le Procure dei vari paesi europei.
Il Maxiprocesso alla mafia: Maxi+25: il documentario di Rai Storia realizzato a 30 anni di distanza per ricordare la storica sentenza di primo grado che condannò centinaia di uomini d’onore e svelò all’Italia i segreti della mafia siciliana. Il “mostro processuale”, come lo definisce Pietro Grasso memoria storica del processo, è lo spartiacque della storia siciliana, l'anno zero della lotta alla mafia e il primo avvenimento giudiziario divenuto evento televisivo.
La strage di Capaci: 23 maggio 1992, nel tragitto da Punta Raisi a Palermo, all'altezza dello svincolo autostradale di Capaci, una esplosione di inaudita potenza investe la Fiat Croma blindata su cui viaggia il giudice Giovanni Falcone e le due auto della scorta. Falcone è, insieme a Borsellino, il simbolo della lotta dello Stato alla mafia, esemplificata dal maxiprocesso, che mette alla sbarra i più importanti boss di Cosa Nostra e termina, il 16 dicembre 1987, con la condanna per 360 dei 475 imputati. Nell’esplosione, perdono la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Dicillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro.
La strage di via D'Amelio: “Chi ha paura muore ogni giorno. Chi non ha paura muore una volta sola”. Anche queste parole fanno parte dell’ eredità lasciata agli italiani, da un eroe dello Stato che ha dato la vita nella lotta alla mafia: il magistrato Paolo Borsellino, strappato alla vita, in un attentato, a 57 giorni dalla strage di Capaci, nella quale perse la vita il suo collega e amico, Giovanni Falcone, insieme alla moglie e agli agenti della scorta. Il 19 luglio 1992, nel pomeriggio, un boato risuona in via D’Amelio, a Palermo: è l’esplosione di un’autobomba con 50 chili di tritolo che uccide, con il giudice del pool anti mafia, cinque uomini della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina.
Il contesto storico: mani pulite: 17 febbraio 1992. Il PM della Procura di Milano Antonio Di Pietro ordina l’arresto di un esponente milanese del partito socialista, Mario Chiesa, colto in flagrante mentre prende una mazzetta di sette milioni di lire da un imprenditore. Quella che sembra una notizia di malaffare locale dà vita a un gigantesco effetto-domino che nel giro di pochi mesi arriva a travolgere i partiti della Prima Repubblica. Il nuovo appuntamento con “L’Italia della Repubblica” con un’introduzione di Paolo Mieli, ripercorre il periodo che va dall’arresto di Mario Chiesa all’apertura del processo Enimont, nell’autunno del ‘93. Ospite in studio, intervistato da Michele Astori, il giornalista Giulio Anselmi, oggi Presidente dell’Agenzia Ansa e all’epoca di Mani Pulite condirettore del “Corriere della Sera”.
L'Italia della lotta alla mafia: La lotta dello Stato alla mafia ha radici lontane. La prima commissione parlamentare antimafia nasce nel 1962. È il 1992 quando le stragi di Capaci e via d’Amelio fanno piombare il paese in un dramma che sembra senza uscita. Gli eccidi in cui perdono la vita Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, e poi Paolo Borsellino, con i loro agenti di scorta, scuotono il paese da un torpore lungo anni e rappresentano uno spartiacque della storia italiana. Lo racconta questa puntata della serie “L’Italia della Repubblica”, introdotta da Paolo Mieli. Ospite in studio il Presidente del Senato Pietro Grasso, magistrato fin dai primi anni 70, poi giudice a latere nel Maxiprocesso, Procuratore di Palermo e Procuratore Nazionale Antimafia. Intervengono inoltre gli storici Salvatore Lupo e Isaia Sales e il giornalista Francesco La Licata.