Chiariamoci subito su un punto: se avete un qualsiasi social network il concetto di privacy non può esistere al 100%.

La maggior parte di noi, prima dell'era social, alla parola privacy faceva corrispodere situazioni del tipo... "almeno in bagno lasciatemi la mia privacy!", oppure.... "Non ti azzardare a leggere il mio diario segreto!". A parte le leggerezze quello era un tempo in cui PRIVATO aveva una connotazione precisa, poi con l'avvento di Itnternet, ma sopratutto con l'avvento dei social (seconda era di internet) alcuni significati sono stati rinegoziati.

La prima distinzione che dobbiamo fare è fornita da ciò che sostanzialmente dice la legge e ciò che noi decidiamo di far rimanere in froma privata.

La legge definisce come Privacy i nostri dati sensibili: nome cognome, indirizzo, dati clinici, dati legali, dati finanziari, ecc... sono tutti dati che noi comprensibilmente vogliamo controllare consapevoli del fatto che, se divulgati, altri potrebbero usarli per giudicarci e nessuno vuole essere giudicato, almeno in maniera sommaria. Tutti noi sappiamo che un certo tipo di informazione va gestita con cautela visto che è facilmente immaginabile come determinate informazioni possano essere maleinterpretate, manipolate, distorte o comunque potenzielmente usate a nostro svantaggio.

Oltre la legge tutelante va (o viene) il nostro comportamento in fatto di raccontare o meno ciò che più ci rappresenta o semplicemente ci capita; in questo caso noi diveniamo veto o nulla osta alle nostre informazioni sensibili, in pratica siamo noi a decidere se dire e a chi dire se abbiamo subito un intervento chirurgico, se abbiamo avuto guai con la legge, se acquistare un nuovo telefono, se mostrare la nostra nuova costosa macchina e così via.

Il problema nasce quando queste informazioni personali diventano di dominio pubblico su un social network: accettando che ciò che postiamo diventi di proprietà della community (il social) e quindi a disposizione degli altri utenti della community stessa, la nostra informazione è potenzialmente disponibile a tutti ... e lo è, fino a prova contraria, per nostra precisa volontà, poichè troppo spesso non cosnideriamo che ciò che vogliamo condividere con i nostri amici in carne ed ossa presenti su un social, finisce anche per essere condiviso con altri "amici" che in realtà non abbiamo mai incontrato.

Di fatto aprendo un account social noi sottoscriviamo un contratto con il social stesso, al quale cediamo il trattamento dei nostri dati (ogni mossa fatta sualla piattaforma) in cambio dell'usufrutto gratuito del nostro account (attenzione alla parola contratto e non consenso informato differenza sulla quale presto cercherò di scrivere un pezzo)

Morale della favola, mentre la legge tenta di tutelarci a livello legale, noi a livello personale cediamo spontaneamente ciò che potrebbe ssere intimo e personale bypassando di fatto la legge senza esserne cosapevoli a livello soggettivo, ma, ai fini del contratto sitpulato, pienamente consci a livello oggettivo.

La mia foto in costume è anche tua, la mia foto col cane è anche tua, il mio pensireo politico è a tua disposizione, il mio piatto preferito lo conosci, il mio like al tuo locale è una traccia di dove sono stato, ma sopratutto, cosa ben più importante da tenere a mente, tutto quanto appena elencato è in primis di proprietà del servizio usato.

Ogni social ha svariate impostazioni per la privacy, usandole potremmo decidere chi può vedere tale contenuto e chi no.... siamo noi a decidere chi può non può diventare nostro amico, siamo sempre noi che decidiamo a cosa/chi mettere like o meno... come sempre siamo noi a patto di essere consapevoli dello strumento che abbiamo scelto di usare.

di Francesco Brizzi